
Angelo Leone. Con tranquillità, trascorreva a Padova la sua vita da pensionato, dove aveva svolto la sua attività lavorativa di impiegato e dove si era formato una bella famiglia con la moglie e tre figli, due femmine e un maschio a cui aveva dato il nome del padre: Alberto.
Da alcuni anni aveva avuto la sventura di perdere la moglie che amava tantissimo e, negli ultimi tempi, aveva una nuova compagna. Stiamo parlando di Goffredo Macolino che per moltissimi anni, quando era ancora vivente la mamma “zi’ Pascalina”, veniva a Telese due/tre volte all’anno e si tratteneva, ogni volta, diversi giorni. Poi, dopo la morte della mamma e dopo che aveva venduto anche la sua casa, Goffredo veniva a Telese una volta all’anno.
Durante le lunghe passeggiate sul Viale Minieri o nei viali delle Terme, Goffredo diceva: “M’aggio fatto buono ì cunti, ‘a casa a Telese me costa troppo tra tasse e spese varie. M’aggio vennuta e, quanno vengo a Telese, me ne vado in albergo. Dovete sapere che pure ‘na vota all’anno, io a Telese c’aggia venì pe fforza. M’aggia fa ‘a riserva d’aria nativa, m’aggia rinfurzà c’addore e ll’acqua sulfurea”.
Una volta mi disse pure: “La mia carissima moglie è passata a miglior vita, ma io nun ma scordo maje. La tengo sempre nel mio cuore, nei miei pensieri. Le mie figlie e mio figlio sono grandi, devono pensare al loro avvenire, alle loro famiglie e io ho bisogno di compagnia. Mi sono scelto una compagna che mi sta vicino e mi accudisce nelle faccende di casa e …di cucina. Io mi sono affezionato a lei e lei a me. Dormiamo insieme, ma non nel letto dov’ero con mia moglie …non ci riuscirei, usiamo un altro letto … in un’altra stanza!”
Tutte le volte che Goffredo veniva a Telese, non mancavo d’incontrarlo diverse volte per parlare del paese e degli amici. Un caro amico comune era Lorenzo De Francescvo, detto ‘u Niro e, parlando di Lorenzo, si parlava inevitabilmente del gioco del calcio praticato con passione nella Telese degli anni cinquanta e sessanta.
Si ricordavano tantissimi amici:
il Presidente Ninuccio Macolino -fratello di Goffredo- (divenuto successivamente l’avvocato Gennaro Macolino), il Vice-Presidente Clemente Affinito, il Presidente “storico” donn’Armando Cusano e gli altri calciatori tra cui Lorenzo Velardi, Gennaro Martusciello, Attilio Romano da Amorosi, Fausto Marchione, Giovanni Di Mezza, Luigi Carafa, Lenuccio Candela, Mario Pilla, De Rienzo e Rino Liguori da Benevento, Vittore Pascucci, Nicola Gallo da Ponte, Romeo Fusco e Bellomunno da ‘u Casale (oggi San Salvatore Telesino); l’allenatore:Vincenzo Rapuano. Nel gioco del calcio Goffredo, che in genere ricopriva il ruolo di mezz’ala, aveva una particolarità: non correva molto ma era solito fermarsi (appostarsi) in un punto strategico e, appena riceveva il pallone da un compagno di squadra, calciava dei tiri potentissimi
col “suo destro” che mettevano in serie difficoltà la difesa avversaria. Per questo, in gergo calcistico, era chiamato “l’appostatore”. Con questi ricordi Goffredo sospirava esclamando: “Erano tiempe belli che nun tornano cchiù!”
Diverso tempo fa, a cura dell’amico Angelo Gelormini (maresciallo dell’Aeronautica in pensione) fu organizzata una “cena” in un ristorante tra Guardia Sanframondi e Cerreto Sannita. Eravamo in sei persone: io, Lorenzo De Francesco, Angelo Gelormini, Goffredo Macolino, Anselmo Mattei e Romeo Fusco da San Salvatore Tel/no. Passammo una serata che fu splendida ed indimenticabile, oltre che per i buoni “piatti” che gustammo e per l’ottimo vino che bevemmo, soprattutto perché eravamo insieme ricordando tanti fatti che riguardavano il nostro passato. Queste cose belle accadono quando si è vincolati da un sincero e duraturo rapporto di amicizia, senza interessi economici o di altra natura.
(Di quelle sei persone, siamo restati soltanto io, Angelo Gelormini e Romeo Fusco. Anselmo, Lorenzo e Goffredo ci hanno preceduti nella vita ultraterrena) Goffredo era una persona “per bene” che avrebbe potuto godersi ancora per molto tempo il riposo dopo una vita trascorsa nel lavoro e nel costruire una famiglia stabile. Avrebbe potuto ancora passeggiare per le strade della “sua” Telese e godere della frescura del parco delle Terme e dell’inebriante “profumo” dell’acqua solfurea ma, mercoledì 28 Marzo 2012, in una strada di Padova, la sua vita è stata tragicamente stroncata dal gesto inconsulto di un balordo.
Purtroppo nella nostra umana società i “balordi” diventano sempre più numerosi a discapito delle brave persone.
Giovedì 29-Marzo-2012 un altro grave lutto ha colpito la cittadinanza telesina: all’età di 92 anni si è spento serenamente il Prof. Eduardo Pacelli. Era una persona “dabbene”: educato, mite, cortese e sempre disponibile con tutti. La sua professione era quella di “Maestro elementare” e l’ha svolta nel migliore dei modi. Resta indelebile nel ricordo di tutti quelli che sono stati i suoi alunni in tutti gli anni d’insegnamento, che pure sono stati numerosissimi.
E’ stato marito e padre esemplare. Sua moglie e compagna è stata la dolcissima Annamaria Stanzione (anche lei bravissima Maestra elementare) e, insieme, hanno formato una coppia di persone “a modo”, esempio di rettitudine per l’intera comunità. Hanno avuto due bei figli maschi: Franco il primo, ingegnere e Sergio il secondo, impiegato al Comune; entrambi hanno formato le loro belle famiglie.
Il Prof. Pacelli ha anche rivestito importanti cariche politico-amministrative, è stato Vice-Sindaco ed Assessore per svariate legislature con il Sindaco Gerardino Romano e si è sempre adoperato per il bene dei cittadini e per lo sviluppo di Telese.
Io ebbi occasione di conoscerlo e quando gli parlavo lo chiamavo professore ma, dopo non molto tempo, lui -con il suo abituale sorriso- mi pregò di chiamarlo per nome, anche perché -spiegava lui- eravamo diventati un po’ parenti. Infatti io avevo sposato Maria Grazia Tanzillo la cui nonna materna era una Stanzione, lo stesso cognome della moglie. Per i primi tempi mi sentivo imbarazzato nel chiamarlo per nome, anche per la notevole differenza di età. Ma l’umiltà e la gentilezza di Eduardo mi fecero sentire subito a mio agio e discorrevo con lui come con un amico coetaneo.
Ricordo la permanenza di entrambi nella Sezione politica e quando, durante le campagne elettorali, molti usavano toni “forti” rasentando l’insulto personale. Eduardo raccomandava sempre di non litigare, affermando che la battaglia politica non avrebbe mai dovuto ledere i rapporti di amicizia tra le persone. “Nun ve preoccupate, nuie vincimmo e poi, pure se dovessimo perdere, nun succede niente, la vita continua. Siamo tutti dello stesso paese e sono convinto che chiunque andrà ad amministrare la cosa pubblica, lo farà nell’interesse di Telese e di tutti i suoi abitanti”.
Anche se proveniente da San Salvatore Telesino, Eduardo Pacelli era diventato un “telesino verace” e quando, già pensionato, lo incontravo su Viale Minieri, mi diceva che a Telese si stava proprio bene poiché c’era spazio per tutti. Si ci poteva incontrare in qualsiasi punto del paese e, senza alcun timore, ci si poteva trattenere a chiacchierare dei fatti attuali ma, soprattutto, si potevano ricordare i fatti del passato, quando ci si conosceva tutti.
Prestava molto interesse quando io gli raccontavo ‘e Turuccio ‘o chianchiere (Salvatore Stanzione) o, ancor più, del padre di Turuccio (zi’Pascale) che era un tipo ameno, sempre pronto alla “battuta” e che il più delle volte suscitava ilarità tra i clienti che erano nella beccheria, in attesa di essere “spicciati”.
“Mammuccia, mammina – babbo, babbuccio: me facite avutà ‘u stommaco, e chiamateli mamma e papà, comme sempe l’avimma chiammati”. Era questa una frase che zi’ Pascale ripeteva spesso. La nostra cittadina, la nostra Telese sicuramente ha ricevuto da Eduardo Pacelli l’impegno massimo per migliorare la cultura e la vita sociale e di ciò dobbiamo a lui essere sempre riconoscenti.
Come telesino ho voluto ricordare queste due brave persone recentemente scomparse. Nella loro esistenza terrena hanno davvero dimostrato di essere persone “dabbène”, nella vita ultraterrena… che il Signore li accolga nel Paradiso!
Telese Terme, 06-Aprile-2012
Il Telesino doc Angelo Leone 1005letture al 31/12/2012
Caro Angelo, ho appena letto con piacere ma con……………un piccolo nodo alla gola per le 2 brutte notizie ricevute nel giorno della SAnta Pqasqua.
Come però diceva il “Maestro” Pacelli…..”la vita continua”!!!!
I ricordi sono tanti in questo momento, quello più ricorrente è…………ricordarti con la tua bicicletta quando passavi davanti al negozio di babbo per andare a lavorare al mulino di Capasso e Romano!
Ti ho (abbiamo insieme alla mia famiglia) sempre apprezzato e considerato “un bravo ragazzo”!!!
Buona Pasqua a te ed alla tua famiglia, a tutta TELESE che possa crescere e migliorarsi sempre di più ed ancora ma, non per minore importanza, a VIVI TELESE che ci permette tra l’altro, di “incontrarci” sebbene solamnete, virtualmente.
Antonio DI PIETRO
Grazie, signor Angelo Leone, per aver ricordato la sincera amicizia che La legava a mio zio Goffredo..con Lei ringrazio ViviTelese anche a nome dei miei tre cugini: Alberto, Stefano e Maria, figli di zio Goffredo.
Un saluto
Paola Macolino
alla mia amata maestra delle scuole elementari un bacio ed un abbraccio fortissimo. Lia Buono
ho appreso della scomparsa del mio maestro e anche se aveva una bella eta’ (92)anni) il colpo al cuore e’ stato tremendo.Ho tanti ricordi bellissimi che mi hanno legato a questa figura quasi paterna.E’ stato anche un appassionato di calcio e nelle varie foto nell’archivio di vivitelese lo vedono vicino ai suoi ragazzi. Grandissima persona e guai se non si studiava.Un abbraccio a Franco e Sergio.