Celebrazione della Liberazione di San Salvatore Telesino da parte di U.S. Army North (5th Army)Stefano Avitabile. Nell’ambito dell’anniversario della Liberazione nazifascista, la cerimonia CELEBRATION DAY intende ricordare la liberazione del paese da parte della 5th Army delle Forze militari americane avvenuta durante la seconda guerra mondiale.

La manifestazione di SABATO 21 Aprile ore 9,30 prevede un corteo presso le strade cittadine con la partecipazione delle principali autorità civili, militari e religiose. Interverrà l’Ammiraglio Rinaldo Veri, Deputy Commander Allied Joint Force Naples e the Rear Admiral Anthony E. Gaiani, Commander US Naval Force Europe, Commander US Navy Force Africa, Commander Allied Joint Force Command.

Al raduno presso il Monumento ai Caduti ( ore 9,30 ) sarà reso onore alle bandiere, deposta una corona di alloro ed inaugurato un cippo commemorativo a ricordo della liberazione. La cerimonia proseguirà con un riconoscimento ai reduci ed ai combattenti della seconda guerra mondiale e con gli interventi da parte delle massime autorità militari e civili.

LA STORIA

 Nell’ottobre del 1943, a seguito di un’azione partigiana, vennero tolte da ignoti alcune mine poste lungo i piloni del ponte Cavour lungo la rotabile Telese – Piedimonte d’Alife. Il ponte era stato minato dai tedeschi allo scopo di rallentare l’avanzata americana.

La conseguente rappresaglia tedesca si concretizzò con la deportazione della popolazione adulta di San Salvatore Telesino che, strappata agli affetti delle famiglie, venne deportata dalle SS tedesche per essere trasferita ai campi di concentramento in Germania. Caricati su alcuni camions, 128 cittadini vennero tradotti nell’ex carcere borbonico di Piedimonte dove furono reclusi ed a_dati alla custodia di un maresciallo dei Carabinieri.

Dopo quattro giorni di prigionia, il maresciallo Gaetano Guerriero, avvertita ormai imminente la liberazione ad opera della Quinta Armata alleata agli ordini del gen. Mark Wayne Clark, aprì le porte del carcere e liberò i prigionieri da una atroce e sicura morte.

Attraverso un percorso durato due giorni, i prigionieri poterono così, passando per i monti del Matese, raggiungere i loro congiunti a San Salvatore Telesino e riabbracciare le loro famiglie. Nella vicenda rimasero trucidati da fuoco tedesco quattro giovani deportati: Aldo Pezzato, Rosario De Leva, Francesco Dusmet De Smours, Benedetto Bove.

 

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1 commento

  1. Sono nato a San Salvatore Telesino nel ’44, mia madre, i miei nonni e bisnonni sono originari casalesi. Ho assunto, quindi, testimonianze dirette dei fatti successi a San Salvatore durante l’ultima guerra e non mi pare che ad occupare il paese siano stati i nazifascisti bensì gli angloamericani.
    Non mi risulta oltretutto che vi siano state azioni partigiane a meno che vogliamo anche noi della Valle, che la guerra l’abbiamo vissuta solo di passaggio, inventarci i nostri eroi della resistenza.
    Rifacendomi alla storia chiarisco quanto segue:
    – Da sotto il ponte Cavour scomparve una sola mina. La bravata poteva costare la vita a venti persone che i tedeschi, per rappresaglia, minacciarono di fucilare se i fautori non si fossero presentati. Le venti persone da fucilare avrebbe dovuto indicarle il podestà Adalgiso Pacelli ma si offrì lui dicendo che la mina non era stata presa dai sansalvatoresi, garantì invece ai tedeschi la sorveglianza del ponte e i tedeschi si accontentarono.
    – Le 128 persone non furono rastrellate per il furto della mina ma perché i tedeschi temevano rappresaglie dei civili e dei militari tornati a casa dopo il tradimento di Badoglio e del Re.
    Pietro Quercia

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