Peppino Di Biase: una generazione che ha lasciato il segnoCarmine Ricciardi. Peppino Di Biase quest’anno non festeggia l’onomastico perché da un po’ di tempo ci ha lasciato per passare, come avrebbe detto lui, al mondo della verità. Peppino  è stato una personalità importante della vita politica, associativa e culturale Laurentina per diversi decenni. Si anche culturale perché quando si ha la mente aperta alle novità, si sperimentano e si diffondono nuove tecniche di coltura per gli uliveti o per i  vigneti e si ottengono risultati si fa cultura.

Peppino è stato assessore e consigliere comunale di San Lorenzello, è stato un dirigente del Pci e poi del PD. Si è fatto apprezzare tantissimo nella  CIA, l’associazione degli agricoltori , di cui è stato dirigente provinciale e nazionale. Del Peppino politico vorrei ricordare due caratteristiche che mi hanno sempre colpito.

Era fermo nei principi e morbido, direi addirittura dolce, nel cercare la strada per attuarli.

Alla intransigenza sulle cose importanti univa una grande capacità diplomatica capace di abbattere tutte le barriere che si frapponevano al raggiungimento degli obiettivi. E gli obiettivi non erano mai una cosa per se stesso ma sempre una cosa per gli altri. Queste due caratteristiche le ha sviluppate soprattutto dopo la morte di Guido Santillo, altro storico dirigente del Pci Laurentino, suo grande amico, con il quale agivano in coppia. Guido faceva il duro, Peppino il diplomatico. Ma poi la vita ha voluto che Peppino dovesse svolgere tutti e due i ruoli e lo ha fatto con successo.

L’altra caratteristica di Peppino era l’ apertura verso i giovani: qualsiasi cosa era buona se coinvolgeva i giovani. E questo lo ha dimostrato anche quando, senza che nessuno glie lo chiedesse, rinunciò a fare l’ assessore prima e il consigliere comunale poi, per far posto a  giovani (non parenti suoi). E poi non si stancava mai. Era di una tenacia unica. Era sempre presente, . Sia quando si doveva smussare qualche attrito tra persone per far passare una strada rurale, sia quando si doveva compiere qualche sacrificio per realizzare qualcosa che il comune non aveva i soldi per fare. Ricordo che Pietro Martone, grande sindaco Laurentino, gli affidava vere e proprie missioni in tal senso sapendo che sarebbero andate a buon fine.

Le prime volte che ho sentito parlare di Peppino è stato quando( primi anni ’70) di lui dicevano che faceva arrivare dall’ Emilia Romagna autotreni di buoni concimi prodotti dalla Scam(società cooperativa) che venivano ritirati, in piccoli lotti, dagli agricoltori. Lui utilizzava la Lega delle Cooperative per distribuire i concimi dal produttore al consumatore. Gli agricoltori in tal modo realizzavano un bel risparmio sui costi.

Lo ricordo in tante appassionate riunioni con i soci della  Cooperativa Colline del Titerno di cui era presidente; lo ricordo come instancabile organizzatore di gite degli anziani destinazione Rimini ,Riccione e altri bei posti della nostra bellaItalia. Queste gite cominciarono con il sostegno del Comune e poi si svolsero regolarmente in piena autonomia finanziaria. La gioia che metteva nel fare le cose era qualcosa di coinvolgente. “Quello che faccio è poca cosa rispetto a quello che ricevo dai vostri sorrisi” era una delle sue espressioni più caratteristiche.

C’erano periodi in cui veniva da me al mattino presto per parlare di politica, di cose da fare. Certe volte mi marcava stretto perché  capiva che non ero d’accordo.

Una volta venne di pomeriggio e mi sembrò strano. Doveva partecipare ad un corteo per le strade di Roma con gli agricoltori di tutta Italia e voleva che lo aiutassi a preparare un cartellone nel quale doveva essere ben visibile la scritta San Lorenzello. Mi portò poi la foto pubblicata su un giornale in cui era stato ritratto con il cartello. La sua gioia era per la scritta “San Lorenzello” che era stata vista in tutta Italia.

L’ultimo ricordo è stato al seggio delle primarie per le elezioni del segretario nazionale del Pd

Sebbene un po’ affaticato non volle mancare. “Per il futuro ci dovrete pensare voi” disse abbracciando me  e Michele Festa mentre qualcuno scattò una foto con il telefonino.

Per quel che possiamo e sappiamo fare, lo faremo sempre caro Peppino.

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