Alberto Senatore. Spett.Le presidente Conferenza Episcopale Italiana, sono Alberto Senatore, presidente della neonata Associazione Culturale “ il piccolo Davide ” di Giffoni Valle Piana.
L’Associazione è nata con un proposito semplice: offrire un contributo per il miglioramento della società. L’ obiettivo primario è partecipare attivamente al ripristino e alla salvaguardia dei valori della famiglia credendo che famiglie sane, crescano figli sani, e che figli sani producano una società migliore. Le scrivo riguardo un dubbio, o più precisamente un tarlo, che da qualche tempo si è insinuato nella nostra attività, spingendoci ad una riflessione, stimolando continuamente la nostra coscienza di genitori.
Lo spunto è nato dall’analisi delle testimonianze dei bambini abusati dai sacerdoti cattolici e dalle dichiarazioni stesse degli abusanti. Dai racconti delle vittime, quasi sempre drammatici e cruenti, si evidenzia un comun denominatore nel modus operandi del prete abusante. La nostra attenzione è stata catalizzata dalla strategia utilizzata da molti sacerdoti pedofili: utilizzare la confessione per l’approccio delle vittime e il confessionale per le successive minacce. Praticamente durante la confessione il sacerdote testava la probabile vittima, e con domande mirate, la introduceva nella sfera sessuale, inducendola a raccontare i suoi segreti più intimi. Una delle domande apripista più usate dai confessori pedofili riguardavano gli atti impuri. Ed è proprio su questi atti che i pedofili in abito talare concentrano la confessione; con le domande cercano pretesti di peccato nei bambini, da utilizzare per caricare sui confessanti un tremendo senso di colpa. Queste le domande esca, utilizzate dal predatore di bambini per carpire informazioni e per verificare il grado di vulnerabilità della possibile preda:
a ) Hai commesso atti impuri ? Quali ? b) Ti sei toccato ? Dove ? c) Quello che hai fatto è un peccato molto grave, difficile da perdonare, lo sai ? d) Se fai quello che ti dico, chiederò io a Dio di perdonarti, sei d’accordo ? e) Sai mantenere un segreto ?
Stimolati e sdegnati da questi fatti, la Sezione Antipedofilia della nostra associazione ha avviato un’indagine di approfondimento a riguardo, con il preciso obiettivo di elaborare strategie di prevenzione e repressione di questa diabolica tattica. La nostra analisi si è indirizzata inizialmente sul valore e sulla effettiva necessità della confessione dei bambini.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica – LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO 1457 Secondo il precetto della Chiesa, « ogni fedele, raggiunta l’età della discrezione, è tenuto all’obbligo di confessare fedelmente i propri peccati gravi, almeno una volta nell’anno ». Colui che è consapevole di aver commesso un peccato mortale non deve ricevere la santa Comunione, anche se prova una grande contrizione, senza aver prima ricevuto l’assoluzione sacramentale, a meno che non abbia un motivo grave per comunicarsi e non gli sia possibile accedere a un confessore. I fanciulli devono accostarsi al sacramento della Penitenza prima di ricevere per la prima volta la santa Comunione. 1458 Sebbene non sia strettamente necessaria, la confessione delle colpe quotidiane (peccati veniali) è tuttavia vivamente raccomandata dalla Chiesa.
Prima Comunione da Wikipedia: l’enciclopedia libera Nella Chiesa cattolica viene chiamata Prima Comunione il momento in cui i fanciulli, ma eventualmente anche persone in età più matura, si accostano per la prima volta al sacramento dell’Eucaristia. Caratteristiche: La Prima Comunione viene solitamente preceduta da un itinerario di catechesi volto a
portare la persona alla consapevolezza del gesto sacramentale che sta per vivere. Fino al pontificato di papa Pio X ( 20 agosto 1914 ) la prima comunione era conferita all’età di dodici – quattordici anni, età in cui, terminato il catechismo, il giovane fedele ha una conoscenza della dottrina cristiana. L’8 agosto 1910 la Congregazione dei Riti con il decreto Quam singulari abbassava l’età prescritta a sette anni, ritenendo che non fosse necessaria la conoscenza di tutta la dottrina per ricevere validamente il sacramento, ma che fosse sufficiente aver raggiunto l’età della discrezione, per distinguere l’eucaristia dal pane comune.
La Chiesa Cattolica Apostolica Romana, nel 1910, decide di abbassare l’età minima per accedere alla confessione, ritenendo che a 7 anni un bambino ha già raggiunto l’età della discrezione, cioè la facoltà di discernere il bene dal male. A nostro modesto parere questa decisione ha dato la stura alle acque della pedofilia clericale, poiché, esaminando le testimonianze delle vittime, i primi abusi avvengono proprio nella fascia di età che va dagli otto ai dodici anni. Un’età puerile, in cui un bambino è incapace di contrastare l’autorità e la persuasione di un adulto, di conseguenza è particolarmente vulnerabile.
Secondo i dati raccolti da Mary Frawley O’Dea e Virginia Goldner e da altri ricercatori, confrontati sia con il John Jay Study relativo agli anni fino al 2002, sia con il Report relativo al 2004, risulta che la maggior parte dei sacerdoti abusatori è costituita da pedofili seriali.Nel Report del 2004 metà delle nuove accuse era rivolta a sacerdoti già precedentemente accusati di abusi sessuali: più della metà delle vittime ha dichiarato di essere stata abusata “diverse volte”. Nell’esempio esposto da Mary Frawley O’Dea, una delle sue pazienti aveva subito abusi da parte del nonno a partire dai quattro anni di età. Giunta all’età di otto anni, durante la confessione settimanale raccontò al suo parroco gli abusi subiti. Il prete propose di parlarne più estesamente nel suo ufficio, quindi abusò sessualmente di lei ogni settimana nel periodo compreso tra gli 8 e i 12 anni di età della bambina. ( dati disponibili su WIKIPEDIA )
Alla luce di queste evidenze, la nostra Associazione ritiene paradossale il decreto Quam singulari, e chiede l’immediata abrogazione; inoltre chiede che, la soglia della cosiddetta discrezione, cioè l’età in cui un bambino può accedere alla confessione sia elevata ai 14 anni.
In aggiunta a ciò, auspichiamo che le gerarchie cattoliche fissino un manuale di guida pratica alla confessione dei minori, sia per i confessori che per i confessanti. Un prontuario dove vengano elencate le domande lecite e le domande da non fare, vietando categoricamente le domande a tema sessuale. Un vademecum ai quali i sacerdoti devono attenersi, che sia anche un riferimento per i genitori, per una eventuale verifica del rispetto delle regole. In pratica un codice deontologico della confessione.
06 marzo 2012 In fede, Alberto Senatore
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