
di Marcello Stefanucci. (LIPU – sezione di Benevento). E’ una triste storia quella dei tre uccelli rapaci impallinati sul finire del 2011 in provincia di Benevento. La LIPU beneventana denuncia tali illegali azioni dopo avere avuto i responsi delle indagini autoptiche effettuate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
La prima a giungere morta alla sede LIPU di Benevento, trasportata dal Corpo Forestale dello Stato (Comando Stazione di S. Agata de’ Goti), è stata una poiana (Buteo buteo), proveniente da Amorosi.
In seguito un’altra poiana è arrivata in fin di vita alla sede della LIPU beneventana nella serata del 26 dicembre, raccolta nel comune di Durazzano da un cittadino sensibile e responsabile. Le gravissime ferite all’ala ma in particolare al centro del petto, hanno fatto sì che l’animale morisse poche ore dopo e soprattutto prima di poter essere trasportato, nella mattinata del giorno seguente al Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU a Casacalenda (CB).
Il 28 dicembre invece è stata la volta di un falco pellegrino (Falco peregrinus) segnalato alla LIPU da un altro cittadino attento alla natura che lo ha ritrovato morto vicino la sua abitazione in contrada S. Francesco nel territorio comunale di Benevento.
Il responsabile del settore Antibracconaggio della sezione LIPU di Benevento, Martino Ugo Izzo, dichiara a proposito: “Quanto avvenuto è gravissimo visto che tutti gli uccelli rapaci rientrano tra le specie particolarmente protette dalla Legge n.157 del 1992 e tali atti di bracconaggio costituiscono un reato penale”.
Continua ancora il rappresentante della LIPU: “Bisognerà incontrarsi con gli Enti territoriali competenti e con le Forze dell’Ordine a cui spetta l’attività di antibracconaggio, come il Corpo Forestale dello Stato e la Polizia Provinciale senza escludere gli altri Corpi, per vedere di intensificare i controlli sul territorio. Inoltre va capito come questi Organi di Polizia possano essere coadiuvati dalle guardie volontarie delle Associazioni Ambientaliste. Il problema è grave e proprio per questo non va sottovalutato e affrontato il prima possibile”.
Intanto la LIPU-Benevento ha già fatto recapitare al Comando Stazione di Cerreto Sannita del Corpo Forestale dello Stato il primo responso dell’Istituto Zooprofilattico, riferito alla poiana ritrovata impallinata nel comune di Amorosi, per avviare la procedura di denuncia per tale atto di bracconaggio. Nei prossimi giorni saranno consegnate agli altri comandi stazione competenti i responsi relativi alla seconda poiana e al falco pellegrino per avviare la medesima procedura.
Benevento, 12 gennaio 2012
LIPU – sezione di Benevento
E’una VERGOGNA!
Al di là delle considerazioni personali val la pena forse ricordare che il bracconaggio, e quindi la caccia e la pesca al di fuori delle normative vigenti, è una pratica tristemente diffusa nella nostra regione Campania, che dalla caccia illegale di specie animali, spesso protette, trae numerosi business ” secondari ” , tutti particolarmente lucrosi. Il bracconaggio, come sappiamo, pregiudica la conservazione di specie già rare o in declino a causa della trasformazione degli habitat naturali e dell’ inquinamento, e spesso colpisce nei momenti e nei luoghi in cui gli animali sono più vulnerabili, e cioè durante le migrazioni e durante il periodo riproduttivo. E non è tutto……
Il bracconiere anche quando non direttamente coinvolto in una organizzazione criminale si appoggia comunque ad essa per il traffico di armi modificate e per ” piazzare ” gli animali catturati o ammazzati, andando ad alimentare una delle filiere della cosiddetta ” ZOOMAFIA ” , quella cioè che vive grazie al bracconaggio, al combattimento fra cani ed alle scommesse sulle corse dei cavalli. Nella nostra regione è la camorra a controllarne ogni aspetto. D’ altra parte in Campania nessuna attività illegale può essere svolta senza avere il consenso della camorra!
Quindi poca meraviglia che il bracconaggio sia una attività economica a tutti gli effetti, gestita dalla criminalità organizzata.
Pensate che la descrizione di un certo tipo di bracconaggio – affitto in agro casalese a caro prezzo, da 7.500 euro a 15.000 euro a stagione venatoria, di appostamenti bunker in cemento armato con conforts, dotati anche di richiami elettromagnetici e visivi installati sul posto dal proprietario del terreno, o da colui che ne ha la possibilità, sono ubicati nei pressi di laghetti artificiali abusivi ove stazionano i migratori che provengono dall’ Africa per poi dirigersi verso le zone di nidificazione dell’ Europa: per queste creature i laghetti, le ” vasche “, rappresentano l’ unica area favorevole dove sostare e rifocillarsi durante il lungo viaggio, ma il fucile dei bracconieri fermerà per sempre il loro volo – la descrizione di tale pratica, dicevo, è stata finanche oggetto della deposizione di un pentito del clan di Casal di Principe ( nome in codice ” Sclavo ” ) nel processo per il traffico dei rifiuti in Campania, trattandosi di caccia praticata sulle cosiddette ” vasche ” ricolme di rifiuti tossico-nocivi sversati dalla camorra.
L’ auspicio è che laddove la criminalità impera facendo affari anche ai danni del patrimonio ambientale, domani ci possa essere un territorio sotto il controllo dello Stato e gestito dalla parte sana delle Comunità locali nel pieno rispetto della vita….affinchè da quei bunker da cui oggi si spara, in futuro possano spuntare solo binocoli e cannocchali.
La caccia andrebbe vietata e basta.
E’ una questione di civiltà impedire che si possa uccidere per hobby!
Per quanto mi riguarda andrebbe vietato anche il semplice possesso di armi da sparo. E invece recentemente pare abbiano anche deciso di abolire il registro nazionale delle armi: sarebbe scandaloso.
L’ argomento ” caccia ” preferisco affrontarlo con molta cautela nel senso che, pur non approvando che alcuni possano sentirsi ” gratificati ” dallo sparare a delle creature impossibilitate a difendersi, sono consapevole di 2 cose:
1) cacciare è legale nei limiti e nei moodi stabiliti dalla Legge dello Stato, che trae non poco profitto dalla stagione venatoria unitamente all’ intero sistema che ruota attorno alla caccia, e quindi aziende, attività commerciali che forniscono il necessario, dalle armi ( !!! ) a tutto il resto. I cacciatori dunque pagano allo Stato che incassa, ma quantomeno che i Corpi dello Stato e gli organi competenti vigilino e controllino che la Legge sia ampiamente rispettata;
2) altro motivo della mia cautela è il fatto che ( e qui scapperà a qualcuno il sorriso ) io non sono vegetariana, mangio carne e derivati, ragion per cui posso esporre il mio pensiero, assolutamente contrario allo ” sport ” caccia, fino ad un certo punto oltre il quale mi sento imbarazzata ad andare per coerenza poichè mi si potrebbe, a giusto motivo, obiettare: ” Scusa Paola, che discorsi fai? Uccidere un volatile, o chi per esso, è deprecabile ed ammazzare invece un maiale non lo è? Uccidere è togliere la vita, o che lo si faccia per finalità gastronomiche o per altre finalità! ”
Insomma, concludendo, la sola cosa che mi sento di dire, nel rispetto di chi non sia d’ accordo con me, è che non mi piace per niente la caccia come non mi piace per niente la corrida e non mi piacciono per niente tutte quelle situazioni in cui l’ animale è ” usato per fini ludici “, per il divertimento cioè di chi così si diverte!
Aggiungo in più, con altrettanta sincerità, che se dovessi personalmente uccidere un animale per mangiarlo, di certo farei la fame. Vedo già qualcuno pronto a dirmi : ” Sì, ma se te lo servono bello o pronto lo mangi! ”
Questo è l’ imbarazzo a cui alludevo.
Apprezzo la denuncia di Marcello Stefanucci della LIPU, che ha espresso, giustamente, anche indignazione per l’uccisione di rapaci (animali protetti), ma forse le denunce non bastano più ed è il caso di cominciare ad essere più incisivi, allo scopo di ottenere che la vigilanza antibracconaggio non sia solo teorica.
Quando vengono uccisi senza troppe difficoltà animali protetti o in via di estinzione, bisogna ammetterlo: non si può continuare ad ignorare questa triste e vecchia storia o a liquidarla con le solite frasi di circostanza.
Premesso che il patrimonio faunistico è patrimonio di tutta la collettività e non patrimonio esclusivo dei cacciatori, è inutile prenderci in giro: si fa veramente poco per tutelarlo.
Se non si adottano accorgimenti efficaci (che poi sono anche assai semplici), continueremo a leggere, come facciamo da sempre, le solite denunce per le solite forme di bracconaggio.
Si è appreso che in altre regioni d’Italia viene attuata una vigilanza tanto semplice quanto efficace, che si può così riassumere:
– un buon numero di giovani, che ricevono un compenso e vengono utilizzati come GAV (Guardie Ambientali Volontarie) nell’ambito di progetti di valorizzazione ambientale e/o di promozione di uno sviluppo ecocompatibile, fanno anche servizio di monitoraggio e, muniti del semplice telefonino, segnalano in tempo reale al loro centro operativo pure eventuali azioni di bracconaggio;
– fatta la segnalazione, scatta immediatamente l’azione repressiva da parte degli organi preposti (guardiacaccia, guardie forestali e forze dell’ordine in genere) per fermare e sanzionare le azioni di bracconaggio;
– il risultato di questo semplice quanto efficace sistema di vigilanza si è rivelato eccellente:
– il bracconaggio, nelle sue varie forme, è stato cancellato nelle zone in cui è stata attuata tale forma di vigilanza;
– dette zone non sono più “terra di nessuno” e la flora e la fauna mostrano “evidentissimi” i segni della tutela, e ciò nell’interesse collettivo, compreso quello dei cacciatori rispettosi della legge.
Andando sul sito http://www.greenreport.it e digitando la parola chiave GAV, si possono avere maggiori informazioni in relazione a ciò.
È appena il caso di ricordare che la tutela degli animali e del loro ambiente costituisce, con modica spesa di vigilanza, un beneficio notevolissimo non solo per la natura, ma anche per gli essere umani.
Un minimo di effettiva ed efficace vigilanza, oltre ad assicurare alle specie animali divenute rare condizioni di sopravvivenza almeno accettabili, migliorerà anche le condizioni di vita degli altri esseri viventi, compreso l’uomo.
Emidio Civitillo – Cusano Mutri
L’abbattimento delle specie particolarmente protette,rappresenta la conferma del grave stato di illegalità venatoria esistente sul territorio della provincia di Benevento e dimostrano l’ inaccettabile accanimento contro specie di uccelli che rivestono un importantissimo ruolo di equilibrio ambientale.
L’ illegalità venatoria viene spesso elevata a diritto acquisito da parte di una categoria che è convinta che il bracconaggio rappresenta la normalità.
Bracconaggio non è solo l’ abbattimento di specie protette,ma anche le violazioni delle norme,contenute nella legge 157 del 1992 e nella legge Regionale n°6 del 1996, che disciplinano l’ esercizio dell’ attività venatoria.
In questi ultimi anni, questo fenomeno, che interessava principalmente alcune aree della Regione Campania si è manifestato in modo consistente nel territorio della provincia di Benevento,favorito principalmente dalla mancanza di una cultura del rispetto della natura e per gli animali in particolare.
Per prevernirlo e reprimerlo c’ è bisogno d’ interventi tempestivi ed efficaci da parte degli organismi preposti, Corpo Forestale,Polizia Provinciale.
La vigilanza ambientale tra cui anche quella venatoria di competenza degli organismi innanzi citati, è un servizio pubblico ed i cittadini, le Associazioni, devono pretenderla che venga effettuata efficacemente.
Il coinvolgimento delle Guardie Ambientali deve avvenire nel contesto di un piano di prevenzione e repressione elaborato dagli organismi di polizia deputati all’ espletamento della vigilanza.
Le guardie volontarie, che in alcune realtà rappresentano l’ unico ostacolo a questa illegalità, sono spesso destinatarie di azioni di violenza, voglio ricordare alcuni episodi verificatosi nel 2011, l’ uccisione a Genova della guardia zoofila della LIPU PAOLA QUARTINI insieme al Presidente di un Associazione Animalista ANTONIO FICHERA, l’ aggressione ad ISCHIA da parte di bracconieri di due guardie volontarie della LIPU, dopo che le stesse avevano sequestrato un richiamo acustico elettromagnetico,l’ aggressione avvenuta in Sardegna dell’ attuale Presidente della LIPU FULVIO MAMMONE CAPRIA.
La realtà è ben diversa dalle elucubrazioni teoriche,le Guardie volontarie delle associazioni ambientaliste che non percepiscono nessun tipo di compenso ma che credono nei veri valori, per la salvaguardia dell’ ambiente ed il rispetto del patrimonio naturale ,operano sempre in solitudine perchè sono al servizio della natura e non delle lobby
IZZO MARTINO UGO
Piacere di fare la sua conoscenza, signor Martino Ugo Izzo. Apprezzo molto che Lei, responsabile del settore antibracconaggio della sezione LIPU di BENEVENTO – come apprendo dal comunicato sopra letto ed inviato dalla LIPU alla stampa – abbia deciso di intervenire personalmente su ViviTelese per chiarire la questione ” bracconaggio ” in terra sannita. Detta partecipazione informale, cioè fuori dalla ufficialità dei comunicati, è prova di come Lei segua attentamente la causa; non cioè limitata al rilascio di dichiarazioni asettiche ai media, ma mostrando che le sue parole sono accompagnate da profonda convinzione e dalla effettiva voglia di far capire all’ opinione pubblica di cosa si stia parlando. Dico ciò perchè mi ha colpito non poco che Lei abbia scelto di intervenire personalmente. Come saprà, signor Izzo, noi cittadini/elettori siamo invasi da parole che, spesso, dietro apparenti informazioni celano altro…..per usare un termine da Lei citato, lobby: più o meno belle parole scritte da paladini ( finti ) di interessi collettivi, in realtà trattasi di affabulatori che seguono il solo scopo di influenzare l’ opinione pubblica nell’ intento di determinarne altri indirizzi ad esempio politici….con chi ci riescono!
La ringrazio davvero per aver cercato un rapporto ravvicinato e chiarificatore con coloro che desiderassero saperne di più, io di certo. Credo di aver compreso meglio la questione: voi Guardie Volontarie della LIPU difendete la vita degli animali mettendo seriamente a rischio la vostra – ha giustamente ricordato i nomi di alcuni suoi colleghi uccisi, oppure oggetto di violenza, per i loro ideali – e d’ altra parte questo rischio che correte è intuibile, ma ha fatto bene, secondo me, ad evidenziarlo a noi profani. Avete a che fare con bracconieri armati di fucile i quali non si farebbero ( forse ) troppi scrupoli a premere il grilletto per evitare di finire accusati di un reato penale con ciò che ne consegue.
Il suo intervento è stato fondamentale, ho così appreso bene 2 cose:
1) difendete una nobile causa, gli animali, ma dovete difendere anche voi stessi, in pericolo di vita;
2) andate avanti senza finalità economiche, senza aiuti materiali e morali, stando a come Lei dice e come non ho ragione di dubitare, affrontando magari pure delle spese.
Una considerazione, signor Izzo, molto probabilmente ridicola, però legittima: ” E’ utopistico ipotizzare una sorta di ‘ patto di non belligeranza ‘ fra voi ed i cacciatori, dal momento che sia voi, Guardie Volontarie della LIPU, e sia i cacciatori siete animati dal comune obiettivo di prendere e consegnare alla legge i bracconieri?”
Sono giunta a tale assunto, da profana del settore ma da amante da sempre degli animali ( ometto di quanti cucciolotti mi sono occupata, di ogni genere, compresi volatili, coniglietti nani, paperette che acquistavo
personalmente appena ho iniziato a parlare ed appena ho imparato a camminare per giungere al negozio che li aveva…intanto l’ ho detto! )per un semplice motivo: cacciatori e Guardie Volontarie LIPU uniti contro un comune avversario, i bracconieri.
Se tanto mi dà tanto, per i cacciatori rispettosi della legge i bracconieri sono degli sleali concorrenti e per voi Guardie LIPU i bracconieri sono dei terribili assassini, dunque la collaborazione non sarebbe forse una strada percorribile?
Con stima ed ammirazione per ciò che fate rischiando la vostra vita ed al contempo migliorando anche la nostra. GRAZIE
Nessuno vuole mettere in discussione l’operato della LIPU che, come tutte le associazioni protezionistiche si adopera a difesa della natura e merita apprezzamento per questo.
Rispetto le altre osservazioni che sono state fatte, ma il discorso qui riguarda la necessità di una vigilanza efficace e non soltanto teorica (o addirittura demagogica).
Se le singole guardie volontarie si espongono a grossi rischi durante l’azione di vigilanza, bisogna suggerire ad esse di non farlo, perché ciò è a scapito della loro incolumità e la vigilanza non è efficace.
Se invece le guardie volontarie operano in gruppo o vengono organizzate in modo da non esporsi a rischi, segnalando però in tempo reale a qualche centro operativo o alle forze dell’ordine l’attività di bracconaggio (o altra infrazione) in atto, diventa possibile e facile la realizzazione di una efficace azione repressiva da parte degli organi preposti (guardiacaccia, guardie forestali e forze dell’ordine in genere) per fermare e sanzionare il bracconaggio o altra infrazione.
Ripeto, un esempio di discreta vigilanza lo troviamo nel Parco dei Monti Livornesi. Per saperne di più, andare sul sito http://www.greenreport.it
Emidio Civitillo – Cusano Mutri
23 gennaio 2012