
di Pietro Quercia. Per spegnere, sul nascere, gli entusiasmi di amministratori che, negli anni ’80, sognavano in grande e proponevano ai cittadini bizzarre idee, il M.S.I. – DN sezione di Telese affisse un manifesto nel quale presentava un progetto proponibile e fattibile per quei tempi: la fusione dei comuni di Telese e San Salvatore Telesino e la nascita della nuova “TELESIA”.
Ne illustrava i vantaggi che sarebbero derivati ai cittadini dalla fusione ed il superamento delle liti e vecchi rancori sempre esistenti tra i due Comuni riguardanti i confini territoriali.
Il mattino seguente fui aggredito verbalmente dall’ amico e collega d’ufficio Pietro Santillo, mi accusava che io, nato a San Salvatore Telesino, avessi taciuto di fronte alle proposte da lui ritenute oscene del M.S.I..
Lo invitai a leggere con attenzione il manifesto ed a riflettere, infatti qualche giorno dopo mi disse: “Pietro, ho riflettuto insieme a mia moglie, sai che avete ragione?”.
Peccato !
Rimasero, per qualche giorno, parole appiccicate ad un muro: figuriamoci se qualcuno potesse avere avuto solo la volontà di leggere le idee balenate da menti missine!
I due Comuni venivano fuori dalla terribile esperienza del terremoto dell’ ’80: Telese danneggiato e San Salvatore Telesino disastrato, entrambi dovevano redigere il PRG, entrambi erano interessati alla imminente scadenza del contratto di sub concessione delle Terme.
Alle ricchezze naturalistiche di Telese si sarebbero aggiunte quelle di San Salvatore: l’ area archeologica dell’antica Telesia, l’Abbazia benedettina, la Rocca e le sorgenti del Grassano sulle quali era già in embrione un progetto di valorizzazione e l’estesissima area sarebbe potuta essere accorpata nel Parco Termale.
Ma l’attaccamento al “Campanile” dei miei compaesani è noto e poi il comune di San Salvatore doveva gestire i fondi regionali del terremoto dell’ 80.
Oggi si parla con più insistenza, per sopraggiunte esigenze, dell’ unione di ben cinque Comuni.
A chi gioverebbe? A Telese no.
Oggi, Telese potrebbe avere un po’ di giustizia.
Mi rifaccio quindi alla storia tramandataci da un solopachese innamorato di Telese. L’avv. Luigi Riccardi, nel suo libro “Telesia – Ricordi e speranze” al capitolo “I Casali opprimono Telese” disse (ma sarebbe interessante riportare tutto il capitolo):
“…Ma lo scempio non finì a questo punto. Perché Castelvenere, S. Salvatore ed Amorosi, divenuti assegnatari delle selve e boschi in confine con Telese, ritennero essere il confine loro con Telese precisamente quello ove le selve ed il bosco ora accennati giungevano, e sul margine degli stessi piazzaronsi, di li cominciando, e poi continuando immolestati, ad esplicare la loro giurisdizione amministrativa, che, di conseguenza, fu anche quella giudiziaria.
Confine tra Telese e Castelvenere e così tra Telese e S. Salvatore, erano gli spartiacqua della collina delle Tore e del Montepugliano, perché così imposto dall’ordine naturale delle cose, così ritenuto sempre e praticato dagli abitanti rispettivi: ed era logico che Telese dovesse avere la padronanza dei ruderi della sua città, presso la quale, due volte rinnovandosi e col nome stesso, erasi collocata quasi a guardia di essa. La cosa è così ovvia, che non parve diversa al tavolario Gallerano, il quale vide e registrò il confine tra Telese e S. Salvatore al punto ove erano le muraglie ed anticaglie della città distrutta di Telese Vetere…”
“…E Solopaca, per suo conto, pretese, e nessuno ne ha mai saputo il perché, di passare il fiume ed annettere al suo territorio la vasta zona che va dal Padulo ad oltre la Selvapiana, stati sempre, dai tempi dei Normanni, nell’ ambito del territorio di Telese, e così la spogliazione di questa infelice divenne completa per quanto inavvertita: ma i piccoli si fanno grandi e per lunghezza di tempo -come rispose Carlo III ai baroni- non si acquista diritto sopra i popoli e le ingiustizie dei prepotenti non si legittimano con la prescrizione ed oramai anche il nodo delle rivendicazioni di Telese è venuto al pettine…”
Altro non voglio aggiungere, né credo possa interessarvi: ho voluto solo frappormi, con un estratto di pagina di storia, utile ai fini di una corretta valutazione, fra due fazioni che già si sono delineate.
Da una parte coloro che, presi da tanto entusiasmo, desiderosi di vivere in città, guardano solo ai pro ignorando completamente i tanti aspetti negativi e chi, invece, si preoccupa finanche delle liti che potrebbero verificarsi Lassù tra Santo Stefano, San Leucio, San Barbato, San Michele Arcangelo e San Martino, preoccupati di perdere il rispetto dei propri fedeli.
Ciao Aldo, ti sento in forma.
Ciao Pietro, ho letto il tuo intervento che riprende, come giustamente riporti, un vecchio sogno del passato, quello di una rinnovata “Telesia”.
Credo però che l’iter sarebbe caratterizzato dalle difficoltà che io, giocherellando con fanti e santi,ho riportato nel mio articolo “I piedi per terra”, del 23 ottobre u.s.
Un’idea più vicina alla realtà è una unione di Comuni che condividano le spese di gestione di alcuni servizi essenziali, come trasporti urbani, servizi sociali, raccolta spazzatura, etc.
Credo che i Comuni interessati siano già su questa strada e mi auguro che possano riuscirci. Il resto è futuro. Mai dire mai. Ricambio i tuoi saluti
Credo che, lo sfruttamento delle Risorse Naturali ed Archeologiche, oltre al traino di Telese come “Centro di Attività di Commercio e di Servizi”, possa permettere la Costituzione della Città di Telesia. Bisognerebbe attuare tutte le sinergie possibili ed immaginabili, perchè, in questo modo, si potrebbe creare nuova forza lavoro, sviluppando e rafforzando il territorio in un meccanismo di reciproci benefits. Ma per arrivare a questo, credo che bisogni dapprima “formare” i Cittadini del Comprensorio telesino, in modo tale da essere Simili, in un meccanismo di compensazione reciproca. Una domanda mi sorge spontanea: ma sapere di 5 rapine in meno di 3 mesi, solo a Telese e non so cosa succede nei paesi limitrofi, sono da buone basi per il progetto Telesia? O si rischia davvero di accelerare le cose dimenticando la legalità, che sarebbe cosa buona e giusta portare a livelli 0?
In fede,
Antonio Castellitto.
Vorrei, caro Antonio, poterti non dare ragione, ma ormai ci siamo: a Telese non c’è solo la delinquenza comune ma anche quella organizzata, per non dircelo fra i denti c’è camorra.
Ecco perché il mio dire contro certi personaggi locali colpevoli di aver loro permesso l’ingresso nel nostro paese
.Ma mi sento un Don Chisciotte sorretto solo dal fedele Sancio Panza.
Non ti conosco ma vedo che sei giovane ed è ora il tuo turno e quello dei giovani come te tentare di salvare il salvabile. C’è ancora speranza.
Un abbraccio.
Pietro Quercia
Credo che, di metodi camorristici, ormai si campi, a tutti i livelli. Nel Nostro paese, ahimè, sento nell’aria il puzzo di metodi camorristici, detto da una Persona di 26 anni è un chiaro segno di fallimento sociale di una cittadina di appena 80 anni circa. Non mi si taccia di xenofobia ma bisognerebbe un pò chiudere i confini, visto che, ad ogni aumento di popolazione non indigena, corrisponde una proporzionale attività malavitosa sia essa piccola o medio/grande. Non me ne vogliano i non telesini, ma è una statistica sempre più veritiera, oltre al fatto di esemplificazioni negative che i massmedia danno ogni giorno (a giovani condizionabili ed a meno giovani con voglia di soldi) delle province di Napoli e Caserta, ben nascondendo le VERE persone per bene. Necessitiamo di ritrovare radici Telesine e non ultratelesine, ma ahimè, sussiste il Diritto di Circolazione e di Libera Residenza. Abbiamo dimenticato di ostracizzare i colpevoli e peggio, chi col silenzio omertoso, ne appoggia l’operato, tra chi parla e non fa nulla ma sa, questa razza è ancora peggiore. Chi per clientelarismo preferisce “tenersi buoni” tutti, consapevole di essere sempre pronto a sfruttare opportunità da ambo qualunque schieramento, non mostrando mai la faccia, ma solo il “lato b” dei loro volti scavati dall’ignavia politico/democratica. Abbiamo chi, Telesino, per interesse, non si cura di non far convivere i propri cittadini con dei casi di scempi alla civiltà, provenienti al di fuori dei nostri confini. Abbiamo Telesini che permettono ai “forestieri” di deturpare i nostri Beni Naturali/Architettonici, in nome di una Società buonisticamente globale e di una retorica accettazione del prossimo. Abbiamo Telesini che, stufi, come me, ambiscono ad emigrare, perchè si intuisce che Telese è mutata. Ulteriore considerazione: siamo sicuri che, crescendo sotto Imprenditori Forestrieri, cresce Telese? Oppure bisogna ammettere che, l’aver dato ampio spazio a menti e braccia non Telesine è stato un fatale errore, perchè ha Bloccato e Sotterrato per sempre la Voglia di Emergere e di Migliorare la Cittadina da parte dei Figli del nostro comprensorio?
Spero solo che, con questo andazzo, tra 10 anni, ci saranno ancora i Telesini a Telese.
E che queste mie parole, siano da fondamento, per iniziare ad abbozzare un definitivo Progetto di Telesia, che DEVE partire da Menti e Braccia puramente del luogo e del comprensorio, solo così si crea VERO sviluppo e meno disoccupazione. Non siamo Terra di Conquista, ma Territorio da Valorizzare.
AMMINISTRATORI TUTTI (Maggioranze ed Opposizioni) DELLA VALLE TELESINA, spero che le mie parole vi possano essere di aiuto.
In fede,
Antonio Castellitto