Fare presto ... fare benedi Pietro Di Lorenzo. La parola d’ordine del Governo e’: fare presto. Le imprese rispondono: fare bene!  Con il Governo Monti tutti sembrano aspettare con ansia (quasi li invocano a gran voce) gli attesi provvedimenti anticrisi. Noi crediamo che presto saranno accontentati. Ma la grande paura che comincia a serpeggiare tra i cittadini e le imprese, non lascia presagire nulla di buono. La sensazione di non riuscire ad imbroccare la strada della crescita e’ palpabile tra gli operatori economici. La politica è stata di fatto commissariata e difficilmente tutto ritornerà come prima. Ma il cosiddetto Governo tecnico è stato imposto quando la politica ha mostrato tutto il suo volto inconcludente e casinista. E veniamo ai possibili interventi anticrisi. Si parla di un aumento dell’iva fino al 23 o addirittura al 25% (speriamo di no!). Ebbene, già oggi, dopo l’incremento di un punto (dal 20 al 21%) deciso dal Governo Berlusconi, gli imprenditori trovano grande difficoltà a spiegare ai clienti che bisogna pagare l’1% in più sul prezzo pattuito. Figuriamoci cosa succederà dopo il ventilato (e quasi sicuro) ulteriore aumento.

Parliamo delle pensioni. Sara’ possibile modificare i diritti acquisiti? Quando non si usa lo stesso parametro?

Cosa succederà agli ordini professionali? Alle farmacie? Ai notai? Ed alle altre sacche di privilegi e sprechi cresciuti a dismisura all’ombra di compiacenti norme legislative? Staremo a vedere.

Ma certo che sara’ difficile continuare a far accettare sacrifici, sempre nella stessa direzione. Tutti hanno capito che la grande evasione fiscale, quella dei grossi gruppi industriali, banche, associazioni, cooperative non è stata mai effettivamente colpita. Si è preferito dare addosso alle piccole imprese, ai piccoli commercianti. Insomma la parola equità non ha trovato spazio nelle passate politiche ed attualmente il disagio è forte.

Adesso poi che non ci saranno forze politiche a rappresentare la cassa di risonanza del malcontento, visto l’aspetto tecnico del Governo, la vicenda diventa sempre più drammatica. Il dissenso quindi si manifesterà nelle piazze, senza la regia di forze politiche. E gli esiti potranno essere quindi imprevedibili.

 

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