L'affare della raccolta differenziatadi  Flaviano Di Santo. Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Questa frase di Paolo Borsellino era, ed è, un nitido fotogramma della nostra società. La base comune su cui si alimentano i due sistemi di potere è l’inefficienza sociale, perché è l’unica condizione che permette, e giustifica, una spesa pubblica gonfiata.

In tema di politiche regionali sui rifiuti ad esempio, abbiamo tutti sotto gli occhi lo stato dell’arte.

La raccolta differenziata, indicata da più parti come la soluzione al problema, nasce in realtà in un contesto storico e sociale, assolutamente diverso dal nostro. Infatti, laddove ci sono stati i primi sistemi di smaltimento totali, si sono sviluppate tecniche di separazione dei rifiuti per rispondere principalmente ad una riduzione dei costi dal recupero di materie prime e nel tempo, si è rivelata anche una strategia per ridurre l’impatto ambientale.

L’introduzione della raccolta differenziata nella nostra regione, essendo deficitaria di tutta la filiera di riciclo, non ha raggiunto, ovviamente, nessuno dei due obiettivi. I costi dei comuni della valle telesina più virtuosi che iniziarono nel 2007, furono subito du-triplicati, attestandosi intorno ai 300.000E/annui. Uno degli ultimi comuni che ha organizzato il servizio di raccolta differenziata come Telese , ha raggiunto una previsione di spesa di oltre 1,8milE/annui. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, la mancanza di una filiera completa del trattamento, si scontra contro uno dei principi fondamentali dell’eco-sostenibilità: il Km 0. Produrre, ma anche riciclare lontano dal posto di fruizione non solo è svantaggioso ma riproduce quell’inquinamento che si cerca di abbattere. Fatta così, ‘crediamo’ di comportarci da cittadini virtuosi ma in pratica, paghiamo ed inquiniamo molto più di quanto sarebbe sufficiente. Ci sono casi di eccellenza come Vedelago, spesso citato come esempio, in cui le cose funzionano bene perché si è avuta la capacità d’investire sulle infrastrutture di riciclo ed organizzazione sociale. Se partiamo da zero e cominciamo col differenziare, senza avere le infrastrutture di riciclo, paghiamo subito un costo aggiunto che limita le risorse per completare la filiera, con il rischio concreto che il sistema non raggiungerà mai l’efficienza dovuta.

In base a queste analisi, nemmeno troppo complesse direi, se si potesse utilizzare una tecnologia che non necessita di differenziare i rifiuti e recuperare immediatamente energia rinnovabile con basse emissioni inquinanti, forse la strada sarebbe più facile.

E’ esattamente quello che si sta pensando in alcune regioni d’Italia e nel mondo, come in Emilia, Lampedusa, Ischia ecc.,sfruttando la dissociazione molecolare. Un gassificatore di piccole dimensioni ottimizza principalmente la raccolta dei rifiuti evitando anche i maggiori costi di una differenziata, ma, non secondariamente, produce gas con cui si può alimentare un generatore elettrico, che a sua volta potrebbe alimentare anche una centrale di desalinizzazione o purificazione dell’acqua. Bingo! Con una sola operazione si possono risolvere 4 problemi, definitivamente, e con la stessa spesa che un comune come Telese ad esempio, impegna in soli due anni per tamponarne solo uno.

 

L’inefficienza dei piccoli comuni è certamente notoria anche per le attuali imposizioni di consociativismo ma si provi ad immaginare il rapporto di una grande metropoli come Napoli. Infatti, la nuova amministrazione comunale, dopo aver fatto le solite promesse d’introdurre la raccolta differenziata e risolvere i problemi, si è scontrata subito con la dura realtà dei costi insostenibili senza una filiera di riciclo. Da qui, almeno il coraggio di guardare alla realtà con l’osservazione delle ipotesi già proposte alcune anni fa da Fincantieri per un sistema di torcia al plasma su chiatta o del gassificatore di Monaco. Senza vie d’uscita, il coraggio è d’obbligo ma se ci fossero anche le capacità imprenditive di apportare reali vantaggi sociali, sarebbe ancora meglio ma a questo punto, si rischia concretamente di portare efficienza al sistema. Questo processo porta si, perdita di potere delle mafie, ma, anche alla gestione di grandi capitali dalla classe politica. Vista così non se ne esce…e forse, e ripeto forse perché è una libera interpretazione, la ‘politica’ citata da Borsellino, quando non è efficiente, equivale a mafia.

Flaviano Di Santo

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2 Commenti

  1. Ciao Flaviano,
    alcune domande:
    1) Perche’ gli impianti di dissociazione molecolare o gassificatori (biogas ?) dovrebbero tenere lontana la mafia-politica ?
    2) Che significa recupero di energia senza i costi insiti nella differenziata ? Ammesso che tecnicamente si possa fare, vuoi trasformare “tutta” la materia dei rifiuti in energia, senza differenziare ? Lo sai che dal punto di vista energetico per quanto tu possa spremere la materia-rifiuto non raccoglierai mai l’energia necessaria a rifare ex-novo l’oggetto diventato rifiuto e che hai spremuto (principio alla base del riuso, riciclo, recupero, ecc) ? E poi, stai pensando di non riciclare plastica, carta, legno, alluminio ed umido ? Anche per il biogas non e’ che puoi mandarci dentro tutto quello che arriva, o no ?

    • Ciao Francesco,
      per avere una risposta alle tue domande partirei dal fatto che in alcuni comuni d’Italia la tarsu scende sotto l’euro a mq. In qualche caso, in Germania non occorre pagare una tassa diretta allo smaltimento dei rifiuti. In Campania, anche dove si fa una differenziata con buone percentuali, parte da poco meno di tre euro a mq fino ai 4,5 nelle città a raccolta indifferenziata. La crisi dei rifiuti, per chi la gestisce, è un mercato. Anche ghiotto direi. Chiunque lo favorisce, anche con semplice speculazione politica, ha i suoi interessi.
      In una delle prime crisi di rifiuti in Campania, una società tedesca offrì a titolo gratuito un gassificatore mobile su tir perchè aiutare uno stato membro in difficoltà, è nell’etica e lo spirito della comunità europea. Non escludo anche la previsione di risvolti commerciali nell’operazione ma la Germania è una delle nazioni più avanzate al mondo in materia e con un alto senso civico. Puoi immaginare su quante scrivanie è rimasta ferma la possibilità di evitare concretamente, senza alcuno sforzo o investimento, i disastri che si sono perpetrati negli anni e di cui purtroppo, ancora non ci sono rose all’orizzonte. Nessuno ha mosso un dito, e non possiamo certo dire che la regione non sia stata rappresentata anche da schieramenti politici vicini alle istanze degli ambientalisti. Me lo dai tu adesso, un perché?
      Sulle potenzialità della dissociazione molecolare ci sono una mare di studi, l’università di Lecce ha sviluppato dei brevetti e in genere tutti ritengono che sia uno dei migliori sistemi che oggi si possa utilizzare nella gestione dei rifiuti, proprio perché può trattare qualsiasi materiale senza emissioni inquinanti e con impianti di dimensione contenuti. Quindi, non è un sistema che evita di differenziare ma potendo funzionare indifferentemente anche con rifiuti speciali,ha molti vantaggi tra cui poter cominciare a recuperare energia (biogas)senza affrontare i maggiori costi di differenziare i materiali che in genere è lo scoglio più duro.
      L’ ipocrisia che ha invaso parecchi secondo me, è ritenere che si può cominciare ad affrontare il sistema dei rifiuti imitando direttamente qualche piccolo comune che ha raggiunto un’organizzazione in lunghi anni, non senza sforzi e comunque, con l’ausilio di inceneritori o discariche. Non escludo che sia possibile, isolatamente in qualche piccolo comune anche da noi, ma non possiamo arrivarci mai direttamente. La Campania ha una grande disomogeneità territoriale con alte densità abitative e la risorsa delle discariche(da bonificare) su cui abbiamo campato finora, non è più utilizzabile. La realtà è questa, abbiamo una necessità assoluta di qualcosa che inneschi un processo di efficienza, e questo non avverrà mai se continuiamo a rifiutare tutto, senza sapere nemmeno cos’è.
      Il mio pensiero quindi, non è di evitare la differenziata, al contrario, ma fatto lo stesso processo che hanno avviato altre regioni, con concretezza e senza ipocrisie, per arrivare ad un sistema che gratifichi lo sforzo dei cittadini di differenziare certo, ma pagando poi un costo equo.

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