Luca Luliani, Fulvio Parente
PASCASIO PARENTE Guardia Sanframondi (Benevento) 31-01-1897 / 18-02-1979
Parlare della Collezione di farfalle dell’avvocato Pascasio Parente, consegnata e affidata dalla moglie e dal figli al comune di Guardia Sanframondi paese in provincia di Benevento dove lui ebbe i natali e trascorse l’intera sua esistenza, non è cosa semplice. Principalmente perché questa raccolta di oltre mille esemplari, per la sua originalità e per una lunghissima serie di innovazioni in ogni fase della collezione, dalla raccolta alla conservazione, dalla sistemazione alla visualizzazione, mi sembra possa ben fregiarsi del carattere della tipicità: è unica al mondo e importantissima per i collezionisti entomologi.
Ci sembra opportuno, prima di passare a descrivere il lavoro lungo, attento e preciso del collezionista, fornire qualche dato biografico.
Pascasio Parente è nato a Guardia Sanframondi (Benevento) il 31 gennaio 1897, da Giuseppe Maria e da Clotilde Marliani, ed è ivi deceduto il 18 febbraio 1979. Ha frequentato gli studi liceali a Napoli e si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di questa città.
Sposò Diana Marotta il 31 ottobre 1925 da cui ebbe tre figli, Giuseppe, Fulvio e Sergio. Ha sempre svolto l’attività forense nel suo paese natale ed è stato un penalista notissimo in ambito provinciale. È stato podestà di Guardia dal 16/11/1934 al 18/12/1940, ma si è poi allontanato dalla politica attiva pur restando vicino alle posizioni liberali del fratello Alfredo (intimo amico di Benedetto Croce, fondatore della rivista Studi Crociani e noto musicologo).
Ha partecipato a diverse guerre: già nella prima (la grande guerra del 1915-18) prestò servizio come Ufficiale dei bersaglieri; nella Campagna di Libia (1921) ebbe il compito di guidare una pattuglia di arditi che operava a Tobruk con azioni di disturbo e tornò in Italia ferito; durante la seconda guerra mondiale (1940-45), sempre come Maggiore dei bersaglieri, fu aggregato al S.I.S.M. (Servizio Informazioni Segreto Militare). In questo periodo fu anche Giudice Istruttore presso il Tribunale Militare di Lecce.
Tornato definitivamente a Guardia, per il resto della sua vita sì è dedicato alla professione di avvocato, alla famiglia e ai suoi hobbies. Ha collezionato monete, francobolli, conchiglie, pietre, cimeli di guerra, ma soprattutto si è appassionato alla raccolta di insetti di ogni parte del mondo, con particolare riferimento al lepidotteri.
Altra attività di rilievo di Pascasio Parente è stata quella di pubblicista: per oltre trent’anni è stato il corrispondente da Guardia S. del quotidiano “Il Mattino” ed è stato tra i fondatori del quindicinale sannita «Messaggio d’oggi”.
Con amore e passione Pascasio Parente ha raccolto – «da amatore», come lui stesso amava definirsi – alcune migliaia di esemplari diversi di farfalle e una parte, almeno duemila, le ha sistemate in teche da lui ideate, con la possibilità di poter osservare gli insetti da entrambi i lati. Il mondo delle farfalle è stato per lui come una seconda famiglia. Ciò è segno manifesto della grande sensibilità, della profonda umanità e della bontà sconfinata di cui era dotato l’avvocato Parente e che ha profuso principalmente verso i suoi concittadini. Oggi la parte maggiore di questa raccolta è esposta negli ambienti del Castello Normanno medievale di Guardia Sanframondi. Dopo la morte dell’esimio “entomologo”, gli eredi hanno donato all’Amministrazione Comunale Guardiese 36 cassette di farfalle e 2 di insetti che il loro congiunto aveva meticolosamente allestito.
Il tempo che Pascasio dedicava alla sua collezione era proporzionato allo smisurato amore che nutriva per questi insetti. La passione per i variopinti volatili gli è stata inculcata dalla madre, come lui stesso raccontava, e gli è rimasta per tutta la vita.
Pascasio è stato un collezionista innovativo perché spinto da un amore profondo verso questi splendidi animali. Egli non era affatto preparato scientificamente per fare un lavoro da professionista qualificato, eppure questo suo amore lo ha portato a raccogliere tanti esemplari, a conservarli ottimamente ed esporli in una visione completa, a 360 gradi.
Appena cominciò a raccogliere i primi esemplari, con il classico metodo del retino, e a sistemarli come dettava la scienza del tempo, si rese conto che le farfalle perdevano molto dei loro bellissimi colori naturali. Inoltre se conservati con il metodo dello spillo e del tessuto sullo sfondo, questi variopinti animali non riuscivano più a rendere pienamente la loro bellezza in modo scrupoloso ed ineccepibile. Allora lo sforzo dell’avvocato è stato tutto rivolto a preservare al massimo l’integrità degli esemplari raccolti, per conservarne tutte le caratteristiche. Innanzi tutto, per la raccolta delle farfalle, egli sostituì il metodo del retino con il “metodo del bicchiere”. Spessissimo la sera, soprattutto nelle calde sere d’estate, si metteva sulla terrazza di casa e qui posizionava su un tavolo un lume, prima ad olio e poi con una lampada elettrica di trecento candele. Le farfalle, specie quelle notturne, venivano attirate dalla luce e, appena si posavano, egli si avvicinava con un bicchiere di vetro (di capienza diversa, secondo l’esemplare da prendere), lo poggiava sopra l’animale e lo catturava.
Così evitava che gli esemplari di lepidotteri perdessero colore strofinando le ali contro la rete. In questo lavoro «di cattura” l’avvocato coinvolgeva tutti: la moglie, i figli, ed anche gli amici di famiglia e i frequentatori della casa in via S. Cristofaro. Non era questo il solo modo che usava per procurarsi le farfalle e arricchire la sua raccolta, che, fino alla sua morte, è rimasta una collezione privata. Molti esemplari della Collezione (anche di insetti) arrivavano dall’Africa ed erano stati raccolti da lui stesso durante il periodo di guerra. Altri li chiedeva agli emigranti guardiesi con i quali teneva corrispondenza. Nel periodo postbellico molti suoi concittadini furono costretti ad emigrare, come avvenne in moltissime zone d’Italia. I Guardiesi, spesso analfabeti, per mantenere i contatti con i loro parenti lontani dal paese, si rivolgevano all’avvocato Parente per tenere la corrispondenza. Costui non ha mai chiesto niente al compaesani, ma spesso così chiudeva le lettere che scriveva: “Mi fareste un grande piacere se mi mandate qualche farfalla che vive nelle vostre zone”. Un invito garbato, sovente eseguito; variopinte farfalle arrivavano nelle lettere di risposta dal Sud Africa, dall’Argentina, dal Brasile, dal Venezuela e da tante altre nazioni sparse per i giro per i mari e i porti del mondo, ogni volta che ritornava a casa, portava al padre tantissimi esemplari di farfalle raccolti personalmente o anche acquistati. In anni più recenti lo stesso collezionista aveva costruito contatti diretti con istituti, associazioni o commercianti (anche in Giappone) per acquistare esemplari sempre più rari ed anche volumi utili per classificarli.
L’episodio, avvenuto nel 1957, è esemplare e ci aiuta a comprendere quanta fosse la passione del Parente per le farfalle. Il 15 agosto 1957 arrivò, proveniente dall’aeroporto di Ciampino, in casa dell’avvocato la signorina Mitsuko, una giovane e promettente soprano, figlia di un noto chirurgo di Tokio il dottor Nobuo Kanbe.
Lui ed il medico erano in stretti rapporti epistolari perché entrambi innamorati delle farfalle e collezionisti. Dovendo mandare la propria figlia in Italia per seguire un corso regolare dì musica presso il conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli il chirurgo scrisse all’amico guardiese se poteva ospitare in casa la ragazza. L’avvocato fu ben contento e fece restare a casa sua la simpatica giapponese per tutto il tempo necessario. Ogni mese, puntualmente, gli arrivava da Tokio un pacchetto con un discreto numero di magnifiche farfalle. (Video)
Questo il costo dell’ospitalità data. Così la collezione si arricchiva ancora, fino a diventare fra le più importanti d’Italia.
Una volta catturata la farfalla, la faceva morire immediatamente con una iniezione di arseniato sodico, con una soluzione all’1 %, commisurando la piccola dose alla grandezza dell’esemplare per evitarne la deformazione dell’addome. Questo gli serviva per evitare che il bell’animale perdesse l’integrità dei colori nel momento della morte, per i troppi movimenti. A questo proposito il professor Domenico Franco di Cerreto Sannita (BN), che nel 1964 (Franco 1964) dedicò un bellissimo lavoro alla collezione e a Pascasio, così scrive: ‘T’operazione va eseguita nel modo seguente: con la mano sinistra si tiene ferma la farfalla o l’insetto, afferrandolo alla base delle ali chiuse ed evitando, nel modo più assoluto di stropicciarlo, indi si inietta la soluzione di arsenicato di sodio nella quantità richiesta, sotto la testina. Anche l’ago deve essere proporzionato alla grandezza dell’insetto da imbalsamare e da conservare. Per i macrolepidotteri, come per esempio la Paonìa maggiore (Saturnia pyri) e la Sfinge testa di morte (Acherontia atropos) ecc., bastano 3-4 gocce di soluzione (si riduce o si aumenta la dose a seconda degli esemplari da consegnare). Per i microlepidotteri, come il Baco delle mele (Carpocapsa pomonella L.) e la Tignola dei panni (Tignea pellionella L.), è sufficiente una goccia o anche meno. L’operazione è molto delicata e solo la pratica, dovuta al continuo esercizio, può consigliare il modo migliore per evitare il deterioramento di tali fragili creature”. L’avvocato Parente di pratica ne ha fatta tantissima. Per molti anni ha curato la sua collezione e gli oltre mille insetti che ha lasciato sono senza dubbio una parte minima degli esemplari trattati.
Altra innovazione dell’avvocato Parente per preparare gli animali è stata poi la costruzione delle “bare” Utilizzava il cartone pressato, il quale veniva tagliato nella grandezza richiesta dall’esemplare da conservare. Nel mezzo veniva praticato un foro (dove poi poteva alloggiare l’addome dell’insetto) e la farfalla era distesa per tutta la larghezza delle sue ali. Delle striscette di carta molto lisce e un altro pezzo di cartone simile a quello già posto sotto, bloccati con fermagli di metallo, servivano a fare “le bare” dentro le quali l’esemplare asciugava in modo perfetto. Dopo un certo periodo di tempo, variabile tra i 10 e i 20 giorni, si aprivano le “bare” e i lepidotteri, senza danno alcuno, rilucevano in tutta la loro magnificenza. Finita questa operazione gli esemplari venivano sistemati nelle cassette per la conservazione e l’esposizione. E qui l’estro e l’inventiva dell’avvocato sono state veramente straordinarie.
Ha ideato, progettato e fatto costruire in loco dal suoi falegnami preferiti, i fratelli Virgilio e Tiberio Romano, maestri nell’arte del legno, la cassetta per la custodia. Pochi pezzi lineari di legno di ciliegio, difficilmente deformabile, che servivano per il telaio e poi due pezzi di vetro a formare una scatola chiusa e trasparente, completamente smontabile, chiusa comunque con fermagli in alluminio.
Su uno dei due vetri, che fungeva da base, venivano incollati piccoli supporti di sughero, tagliati a forma di tronco di piramide, alla giusta distanza, sui quali venivano posate le farfalle in bella mostra. (Questi supporti sono stati sostituiti dal figlio Fulvio, nelle nuove cassette che egli ha realizzato ex novo o riprendendo quelle preparate dal padre, con triangolini in plexiglas) All’interno della cassetta erano sistemati, al quattro lati, piccoli pezzi di legno, con minuscoli fori, che servivano per contenere il paradiclorobenzolo. Dopo lunghe ricerche, la sostanza che ha dato i risultati migliori è stato soltanto il paradiclorobenzolo, utilizzato per la conservazione degli esemplari; esso va sostituito periodicamente, almeno ogni sei mesi. E’ questa la novità assoluta di questa raccolta eccezionale. Tra tutte le collezioni di farfalle esistenti, essa solamente permette di contemplare gli esemplari in ogni momento, da ogni lato, a 360 gradi, senza l’utilizzo di alcuno spillo. L l’innovazione più grande tra le tante attuate dal Parente e che ha destato meraviglia tra i più bravi collezionisti e fra numerosi e noti entomologi. All’inizio le cassette venivano preparate solo per il gusto di poterle ammirare, seguendo più un criterio estetico che scientifico. Ben presto, però, Pascasio cominciò a catalogarle per nazionalità e a disporle usando criteri più professionali, cercando soprattutto di posizionare simmetricamente l’esemplare maschio e l’esemplare femmina dell’animale. Lo scopo ultimo della cassetta in preparazione per lui restava sempre unico: quello della bellezza maggiore possibile, una stupenda visione d’insieme che doveva pareggiare con il pennello e i colori dei migliori artisti. «La presenza del doppio vetro – è sempre il professor Domenico Franco di Cerreto Sannita che scrive nel suo lavoro – nella parte inferiore e superiore della cassetta, elimina Il grave inconveniente, che si riscontra in tutte le altre collezioni, anche in quelle più rinomate: quello, cioè, di non poter osservare l’insetto anche nella parte addominale. La bellezza e la vivacità dei colori, invece, varia, come è ben noto, a seconda che la farfalla o l’insetto vengano esaminati da tutte e due le parti oppure da una sola. Sarebbe impossibile, d’altro canto, ammirare il meraviglioso e pauroso mimetismo della grossa farfalla Testa di civetta (Caligo eurylochus), se non la si potesse osservare dalla parte ventrale. Vedremmo solo la iridescenza azzurrina violacea e i riflessi dorati delle sue squamette, ma non saremmo vinti certo dall’incanto e dalla perfetta somiglianza di essa col rapace notturno. Ed ancora svanirebbe, tanto per citare un altro tra gli innumerevoli esempi, il mimetismo mirabile per forma e colori della Kallima (Kallima 1imborgi-para1ecta), che imita a perfezione le nervature della foglia, quando, nella posizione di riposo, presenta le ali verticali e combacianti con le facce dorsali”.
Il lavoro di catalogazione, per il quale l’avvocato aveva comprato tantissimi libri ed attivato corrispondenza anche con la Reale Società Entomologica di Londra, non è stato da lui portato a termine.
Quello che importa è che egli sia riuscito a lasciarci, per questo terzo millennio, tantissimi esemplari integri e bellissimi che ci spingono ad amare ancor più la natura e le sue meraviglie.
L’Amministrazione comunale di Guardia Sanframondi che l’ha avuta in dono – e l’ha acquisita al suo patrimonio con l’atto deliberativo di giunta municipale n. 47 il 9 febbraio 1990 – saprà certamente valorizzarla ulteriormente e, possibilmente arricchirla con l’opera del figlio Fulvio Parente, l’unico della famiglia che vive a Guardia S. e che tantissimo ha appreso non solo per quanto attiene alle tecniche di conservazione ma soprattutto per l’incredibile amore verso questi bellissimi e sempre più rari insetti. Già adesso questa Collezione di Farfalle dell’avvocato Pascasio Parente conta 54 cassette di lepidotteri e 10 di altri insetti. Certamente continuerà a crescere e a farsi conoscere.
—————————————————————-
Ringrazio gli autori per aver reso possibile la riproposizione del documento.
BIBLIOGRAFIA
Franco D., 1964 – La collezione di farfalle dell’Avv. Pascasio Parente – Tipografia Castaldo in Montesarchio (BN). 13 pp. + bibliografia + 7 foto bianco/nero.