di Angelo Leone. Tenendo i ricordi sempre rivolti al mondo calcistico non possiamo non menzionare Vincenzo Rapuano. Era stato portiere, allenatore e poi “arbitro federale”.
La sua professione era quella di “barbiere” e di “parrucchiere per signore” e il suo hobby preferito era quello di disegnatore di vignette. Infatti nella vetrina del suo “Salone”, tutti i lunedì mattina, si andava per ammirare le sue “vignette” che mettevano in risalto alcune importanti azioni di gioco effettuate dai calciatori del Napoli, che era la compagine sportiva di Serie “A” che aveva ed ha tutt’ora molti tifosi tra i telesini.
Vincenzo Rapuano, nato il 9 Gennaio del 1911, all’età di diciassette anni fu mandato a Napoli –presso un suo zio- per apprendere il mestiere di “barbiere” e dopo quattro anni, nel 1932, ritornò a Telese e iniziò la sua attività tagliando capelli e radendo barbe in un locale, gestito direttamente, nel centro dell’allora piccolo paese. (Ricordiamo che era ancora frazione di Solopaca).
Vincenzo, oltre alla sua normale attività, la domenica partecipava in qualità di “portiere” alle partite di calcio che la giovane squadra locale praticava sul campo sportivo telesino.
Era una compagine molto ben affiatata che divenne, molto presto, la più forte della Valle Telesina. Come riporta lo stesso Vincenzo Rapuano in un suo diario, scritto nell’ottobre del 1986 e mai pubblicato, alcuni importanti componenti della squadra calcistica erano i fratelli D’Onofrio, Frascadore, Diego Vallone, Nicola Macolino, Antonio Monti, Brignola, Vincenzo Vitale, Rossetti ed altri –tutti di Telese.
Vincenzo si dilettava anche a suonare il mandolino e la chitarra e, di sera, dopo la giornata lavorativa, nel suo “salone” si potevano ascoltare molte belle e dolci melodie.
A quei tempi le giornate trascorrevano lente e tranquille, si ci accontentava di poco e qualsiasi motivo era valido per rompere la monotonia del tran tran quotidiano.
Il 26 marzo del 1939 Vincenzo Rapuano partì “volontario”, nel corpo delle “Camice Nere”, alla volta dell’Africa Orientale dove, dopo molte avventure e vicissitudini insieme ai suoi compaesani Valentino D’Onofrio, Cuono Selvaggio, Antonio Fuschini, Luigi Di Gioia e Giuseppe De Luise nei territori africani di Port Said, Suez, Massaia, Dessié, Addis Abeba, Amba Alagi, Asmara, Berbera, Alessandria d’Egitto ed altri luoghi, il primo Aprile del 1941 fu fatto prigioniero dalle truppe britanniche. La prigionia fu un periodo di forti sofferenze e grandi privazioni e Vincenzo, sempre nel suo diario, parla di altri compaesani che erano prigionieri con lui:
Raffaele Giaquinto e Nicola Gelormini di Telese, Iacobucci di San Salvatore Telesino, Linfante di Guardia Sanframondi, i fratelli Simeone di Morcone e, successivamente, ricorda anche Umberto Ceruli, Vincenzo Vitale, Lillino Pescatore e Emilio Canelli.
La prigionia durò fino al 20 luglio del 1946 quando, finalmente libero, fu sbarcato a Napoli in un giorno pieno di sole che illuminava quella grande città e, soprattutto, rendeva felice il cuore per l’approdo alle coste di quella cara Italia che per tantissimo tempo era stato soltanto un sogno e una speranza.
Vincenzo Rapuano, ritornato al suo paese, dopo aver sistemato la posizione del figlio Angelo (in un convitto a Bologna), lavorò sul Comune di Telese come precario e poi, a carattere stagionale, presso le Terme. Frequentò un corso di “Parrucchieri” a Caserta e, esercitando questo mestiere, si dilettò con l’hobby del calcio guidando, per sei anni in qualità di allenatore- la squadra di calcio telesina insieme a donn’Armando Cusano e fu anche “arbitro federale”.
Il Telesino doc Angelo Leone 1139 letture al 31/12/2012
Come sempre fantastico, mi ha riportato indietro più o meno al 1975 e giù di lì, confermo le vignette di zio Vincenzo, l’attesa per la satira del Lunedì e la sua vocazione per il Napoli spesso nelle vesti del somarello. Parrucchiere per signora quando, a ricordo, non so se c’erano alternative, lui e zia Flora gestivano quel piccolo negozietto in retrobottega, eh già a precederlo c’era un negozietto che lontanamente era il mio mondo dei balocchi, c’era sempre l’ultima pistola alla moda e quei fantastici colpi da mettere sul tamburo, e mai dico mai, che me ne uscissi a mani vuote. Zio Vincenzo era l’uomo della famiglia teneva per le sorelle ( Antonietta, Iolanda e Teresa ) quasi più che per la moglie, e conosceva nei d’intorni ogni fonte dove reperire le acque naturali e fresche di cui la nostra valle è piena.
i ricordo che quando mi sposai e conobbi mia moglie, anche lei parrucchiera fui orgogliosissimo di farle visitare il negozio di zio e a loro presentargli la parrucchiera di Torino. Un bacio al ricordo di zio e un ringraziamento ad Angelo Leone.