di Carmine Sanzari. In qualità di praticante e cultore della caccia praticata in simbiosi con il cane da ferma, la selvaggina immessa sul nostro territorio è inadatta perché debole ad adattarsi alle condizioni ambientali cui la stessa viene immessa. Le lamentale dei cacciatori sono all’ordine del giorno, poiché dopo le immissioni, tra l’altro si apprende, tenute segrete dalle associazioni venatorie che dovrebbereo informare con manifestata volontà le decisoni intraprese con la Provincia sui piani di immissione, tutto sembra una gestione fina a se stessa, forse per accontentare qualcuno?. Io non credo, ma il danno va certamente all’ambiente e agli stessi poveri volatili che si vedono accoppare dalle volpi, e chi è fortunato cerca di sottrarsi presso abitazioni rurali ove qui muore, incredibile tutto questo.
Cosa succede? E perché le associazioni venatorie presenti sul territorio non fanno presente che la selvaggina, non si sa per quali motivi, è inidonea? E quando il prelievo è consentito, perchè non vi è traccia delle immissioni? Questo è quello che la stragrande maggioranza dei cacciatori, ed io compreso, si chiedono.
Essendo io stesso cacciatore, molti mi domandano e si confrontano con me per capire perché accade tutto ciò, quando la volontà di noi cacciatori “mi si dice “ è la condivido, è quella di preservare la fauna ed il suo corretto prelievo a giusto tempo, quando c’è da prelevare ovviamente, ma i boschi e le radure, faccio presente, sono senza ospiti stanziali alati da tempo. Io credo che bisogna meditare affinchè il nostro territorio si popoli di selvaggina stanziale e quando è il momento consentito prelevarne in quantità compatibile….chissà!!!!.
Fino a quando le associazioni, e ne sono convinto, continueranno a non fare politica morale venatoria, tutto ciò sembra solo e soltanto un miraggio in danno di tutti.