
Sono Mimmo Di Pietro e da molti anni vivo a Viterbo. Leggo sempre con molto interesse e grande piacere i tanti articoli su Telese scritti dai compaesani che, chi più chi meno, ricordo tutti con affetto.
Articoli, aneddoti, storie e particolari dimenticati nel tempo che riaffiorano nella mia mente facendomi ritornare felicemente indietro di tanti anni, gli anni della spensierata giovinezza, quando abitavo a Telese, proprio di fronte alla citata villetta dell’Avvocato Salvatore Carlo dove, insieme al figlio, facevo sollevamento pesi (uno sport ai tempi ancora sconosciuto alle masse, del quale, penso, essere stato il precursore a Telese).
Ho letto, tra l’altro, l’articolo a firma di Angelo Leone (che purtroppo non riesco a ricordare e per questo gli chiedo scusa) dal titolo “Uomini che hanno fatto la storia di Telese 2” nel quale mi ci ritrovo pienamente.
Ricordo in particolare quel periodo e le persone citate e, con nostalgia, il maestro Ettore Marcarelli (chiamato più semplicemente Don Ettore) e il suo famoso “frustino” che ho anch’io provato.
Ricordo, appunto, un episodio di quando frequentavo la V^ elementare, eravamo quasi alla fine della lezione e, come tutti i ragazzi attendevamo con ansia che suonasse la campanella per scappare via, quando al maestro Don Ettore venne in mente di interrogarmi con una piccola domandina di storia, chiedendomi: “…chi erano i carbonari” ed io, già con la mente fuori e volendo fare lo spiritoso, risposi candidamente “erano quelli che facevano il carbone”, apriti cielo, andò su tutte le furie e….indovinate cosa mi fece?, mi fece aprire le mani verso l’alto e incominciò a darmi delle sonore frustate sul palmo delle mani.
Ma, a parte questo piccolo particolare, è stata veramente una persona unica e importante,che con la sua grande preparazione e la sua professionalità ci ha insegnato tanto. Non si potrà dimenticare.
Però, non si potrà e non potrò dimenticare neanche un’altra figura per me importante, una maestra che non è stata menzionata nell’articolo di Angelo e cioè la maestra Formichella (non ricordo il nome di battesimo).
La maestra Formichella ci ha insegnato per quattro classi, dalla 1^ elementare fino alla IV^ elementare poi, appunto, subentrò Don Ettore Marcarelli.
Donna di grande bontà e semplicità, nonostante la sua rigorosità. Mi ricordo ancora la foto fatta sulle scale della scuola (non saprei che classe frequentavamo, forse la prima?) con i compagni di classe che sicuramente si ricorderanno della foto e della maestra Formichella.
Ricordo Mimmo Tammaro, Tonino Conte, Tonino Rubino e il cugino Tonino Di Stasio, Ughetto Festa, Viola e altri di cui non mi sovviene il nome ma che si potranno riconoscere nella foto, che allego, con la speranza di riuscire a ricordare i nomi di tutti.
Chiudo questo mio breve scritto ringraziando Angelo Leone che con il suo articolo mi ha fatto ritornare ad uno dei più belli e piacevoli momenti della mia infanzia.
Grazie Angelo e a tutti i “telesini” come Aldo Maturo, Riccardo Affinito e tanti altri, che con i loro “ricordi, le loro storie, e i tanti aneddoti” contribuiscono a non farci dimenticare la nostra cara e amata terra e a far rimanere vivo in tutti noi il ricordo di Telese.
Saluto tutti i miei compagni della foto e tutti gli altri paesani che conosco e mi conoscono sperando di riuscire un giorno ad incontrarci e, vivere tutti insieme, una giornata memorabile nel ricordo dei tempi della nostra gioventù.
Mimmo Di Pietro
1350 letture al 31/12/2012
Ciao Mimmo, la maestra si chiamava Ester Formichella Maturo. Era mia zia e abitava
al quadrivio, nella casa che fa angolo tra Via Roma e Viale Minieri dove la sorella Elenuccia – che abitava con lei – ha tenuto per anni e anni il Sale e Tabacchi N.1 (oggi c’è Calzedonia). Tu del maestro Marcarelli ricordi il frustino. Con noi invece usava la bacchetta, una tavoletta di legno larga circa 5 centimetri e lunga 40. Ricordo come se fosse ora che stavamo lì con il braccio allungato, la mano aperta ritraendola prima che si abbattesse il colpo. Ma era inutile, la punizione se meritata andava eseguita e il palmo si arrossava e si ritornava mogi mogi al proprio posto. Se lo raccontavamo a casa prendevamo “il resto”. Te l’immagini se lo facesse un maestro di oggi? Ma nonostante questo è rimasto nei nostri cuori.
Un caro saluto
Caro Aldo con il tuo commento mi hai fatto ritornare alla mente tutto, il nome di tua zia, il tabacchi, il portone a fianco dove abitava e altri ricordi bellissimi. Grazie per avermelo ricordato. Hai visto la foto? io sono il secondo a partire da sinistra in basso, tra Mimmo Tammaro e Franco Pallone il figlio del M.llo dei CC., non mi vengono in mente altri nomi, pazienza, vedremo in seguito. Ti ringrazio ancora salutandoti con affetto. Ciao a tutti, Mimmo Di Pietro.
Sono Mimmo Di Pietro e debbo scusarmi con i lettori per avermi indicato come il secondo a partire da sinistra nella foto allegata alla mia lettera.
Sono, invece, il secondo a partire da destra.
Scusandomi ancora invio un caro saluto a tutti.
Mimmo Di Pietro