Il sogno della Compagnia Instabile di Puglianello messo in scena a Telese Termedi Filomena Rita Di Mezza. Nella Conferenza Stampa della Rassegna Tutti pazzi per i teatro il Dott. Maurizio Volpe ci dice che questo progetto di “Teatro della diversità” ha il valore e la sostanza dei sogni.

Lo prendo in parola e vado a vedere lo spettacolo di giovedì 30 giugno come se fosse un sogno della Compagnia Instabile di Puglianello, messo in scena a Telese Terme. Preciso il contesto della rappresentazione perché, si sa, la narrazione di un medesimo sogno subisce variazioni a seconda del tempo, del luogo e delle persone a cui lo si racconta. Proprio così accade a Lo cunto della Gatta Cenerentola che, mentre va in scena a Telese, subisce una variazione inaspettata, non prevista, del copione: nel bel mezzo dell’opera un’attrice si ferma e, dopo qualche istante di esitazione, chiede ad un interlocutore dell’orchestra: “devo recitare?” . Il pubblico applaude, sorride, ma cosa è accaduto? semplicemente che l’attrice si è smarrita, ha dimenticato che doveva dire la sua battuta, che era il suo momento, che avrebbe dovuto recitare la parte ripetuta tante e tante volte. Nella realtà teatrale sono esperienze che capitano, anche ai migliori attori. Ma capita anche nella realtà della vita quando, in momenti critici, ci chiediamo se per caso non stiamo recitando una parte che non ci appartiene più completamente, visto che ci siamo persi, che abbiamo avuto dei cedimenti. L’interlocutore dell’orchestra risponde alla nostra attrice che sì, deve recitare e lei, visibilmente sollevata e contenta, inizia a declamare alcune strofe di ‘A livella, di Totò. E’ un momento speciale di questa serata. Cosa c’entra infatti il capolavoro di De Simone con ‘A livella? E’ solo una casualità, certo, che l’attrice abbia pescato proprio questo testo, ma le coincidenze, a volte sono particolarmente significative, ci rivelano un senso ulteriore delle cose. ‘A livella di Totò è un richiamo serio e severo, sotto la maschera comica, al concetto di “diversità”: ‘A livella ci ricorda che la diversità è solo una parte che ci è stata destinata in questa vita, una parte neanche ineluttabile, volendo, e che comunque al fondo della vita e della nostra anima, siamo tutti uguali. Ma il Teatro proposto da Puglianello non è stato definito dai suoi ideatori “un teatro della diversità”, e il suo slogan non è forse “da vicino nessuno è normale”? Questo improvviso dettaglio del sogno della Compagnia, per quanto mi riguarda, è un indicatore di una mente di gruppo che sogna decisamente bene, che sa farci vivere insieme, con levità, l’esperienza di essere, in fondo, solo apparentemente diversi.

Una considerazione, infine, sulle due Orchestre presenti nel sogno: una magnifica idea della regia. C’è una orchestra classica, con un impeccabile Direttore e i Musicisti, sublimi nella compostezza, misura e partitura della musica, direi un centro di gravitazione dello spettacolo. Accanto, un gruppo di Musicisti bravissimi nella loro capacità di dare colore e vigore alla musica. Uno di loro abbandona per un paio di volte il suo posto nel gruppo e sale sul palco: il suo canto pervade tutto lo spazio e i netti contorni di scena, orchestra e platea si ridefiniscono come un cerchio intorno ad una voce. Poi, autorevole, la bacchetta del Maestro classico ci riconduce ciascuno al proprio posto: prima regola della follia creativa e non sofferente potrebbe essere “c’è bisogno di entrambe le orchestre”. Grazie a questa Compagnia per la serata, suggestiva e ricca di spunti.

 

P.S. Se solo a Telese Terme c’è stata questa variazione del sogno di Lo cunto della Gatta Cenerentola -e che variazione! ‘A livella di Totò- un plauso anche al contesto telesino, che ha saputo ispirare questa sfumatura di un sogno.

 

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1 commento

  1. Vero sogno sarebbe stato se ci fosse stata più interazione, più partecipazione e meno atmosfera da evento mediatico. Gli eventi sono pubblicità e messa in vetrina, non certo integrazione. Scusate ma sembrava la solita passerella. E pensare invece alla vita quotidiana dei ” diversi “, in una zona come la nostra dove sono discriminati o semplicemente ignorati, ma sempre penalizzati da strutture insufficienti, uffici che ti mandano da una stanza all’altra per motivi burocratici o perchè non conosci nessuno. Pensare questo e vedere tanta gente, pur parte del sistema, usare belle parole come integrazione, crescita ecc. non ci ha aiutato a vedere il sogno. Ci ha spinti a sentirci ancora lontani da una società inclusiva per davvero. Un evento è un evento e deve servire a dare lustro. Che c’era di diverso da uno dei tanti spettacoli organizzati senza nessun tentativo di pensare a come renderlo diverso ed accessibile anche ai disabili? Che dire del solito comportamento degli operatori messi all’ingresso che non facevano entrare neanche i disabili, come in tutte le altre occasioni, e con modi a dir poco incivili? Il sogno si sarebbe avvertito se nell’organizzazione di uno spettacolo ” diverso ” si fosse tenuto conto di variabili mai considerate perchè riguardanti una minoranza di cui mai si tiene conto, tanto ciò che conta è lo spettacolo, e la ostentazione della propria magnanimità. Sono cresciute veramente la partecipazione e l’integrazione? E’ cambiato qualcosa nel modo di pensare ed agire delle tante persone chiamate a raccolta dal solito noto sistema? E’ strano allora che il sogno non l’abbia percepito chi veramente ne avrebbe bisogno per credere che finalmente si cominci a creare una diversa vivibilità nei nostri paesi ed una diversa consapevolezza, basata sul rispetto dei diritti di tutti, cominciando a creare vera partecipazione, integrazione e cambiamento, e non solo eventi a beneficio dei soliti noti.

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