
di Angela Coppola. Quando penso ad un canile penso ad uno spazio in cui il verde prevale sul costruito, un luogo dove poter trascorrere momenti di relax. Non si parla più di canile, bensì di parco canile (un ideazione dell’etologo Roberto Marchesini). Si costruisce tenendo in considerazione due elementi: il parco e il canile, un polo di servizi che viene messo a disposizione della cittadinanza con attività educative, di sensibilizzazione verso il mondo animale. Spesso accade che i comuni incapaci di gestire il randagismo, stipulano convenzioni con canili privati, pagando dai 2 ai 7 euro giornalieri a cane, per un giro di affare annuo, per il canile ovviamente, di 500 milioni di euro.
Nel 1991 con la legge contro il randagismo si decise che i cani non dovevano essere più soppressi, ma tenuti in strutture pubbliche, ben tenuti, sterilizzati, in attesa di affido. Dati della Sanità dicono che ci sono 500 canili privati, non essendo dati recenti sicuramente attualmente ce ne saranno molti di più, che tengono in gabbie 230 mila cani, che stipulano grosse convenzioni con Asl e Comuni. Un canile con 1000 cani può arrivare ad aggiudicarsi un appalto di 2,5 milioni di euro, un grande business (pochi cani=pochi soldi=poco business). La colpa è delle istituzioni compiacenti che li lascia operare con un numero eccessivo di cani, con pochissimo personale (esempio 300 cani solo 2 addetti alle pulizie??), dove non si accettano volontari , tenuti in strutture inadatte, in spazi angusti, senza distinzione tra parte interna ed esterna, affollati, senza cucce, cani messi all’interno senza distinzione tra grandi e piccoli, sani o malati. Cibo poco e uguale per tutti, buttato a terra.
Senza tener conto che in queste condizioni le leggi del branco sono dure e che solo il più forte riesce a mangiare e a sopravvivere. Tanta crudeltà si può spiegare solo pensando al grosso business che c’è dietro. Per queste ragioni dobbiamo pensare alla realizzazione di un parco canile dove l’obiettivo principale dovrà essere il benessere animale (fisiologico _ecologico _etologico).
Per fare ciò bisognerebbe ben conoscere il comportamento animale. Il parco canile dovrà diventare un centro referenziale territoriale sinonimo di qualità ed eccellenza. La struttura dovrà essere munita di un area destinata al pubblico, un parco divertimenti per bambini, un ambulatorio veterinario, un area di sgambettamento , fondamentale , necessaria per poter fare uscire i cani dai box almeno 2 volte al giorno, farli interagire con i loro simili e con l’uomo, dove poterli educare, e per un loro eventuale recupero in vista di un’adozione. All’interno della struttura sarà fondamentale un centro di sterilizzazione per una politica di lotta al randagismo. I box dovranno essere di varie dimensioni a seconda della tipologia e del numero di cani. Ogni box dovrà avere una parte interna con cucce, pedane, abbeveratoio, mangiatoio e una parte esterna. Un cane sano dal punto di vista psicologico è anche più facilmente adottabile. Ѐ importante la propaganda e l’informazione se si vogliono incentivare le adozioni.
Si potrà pensare anche ai servizi a pagamento che serviranno a rendere il canile il più possibile autosufficiente economicamente in modo da produrre reddito ed occupazione, in sostanza le rette pagate dai privati per il servizio veterinario e di custodia serviranno come fondo gestionale della struttura. Per quanto riguarda la sede dovrà essere situato lontano dalle abitazioni, ma aperto al pubblico e soprattutto facilmente raggiungibile con la relativa segnaletica da consentire una buona visibilità in modo da incentivare le visite dei cittadini, favorendo in tal modo un maggior numero di adozioni.
Spero che passate l’ elezioni amministrative sia a San Lorenzello che a Cerreto Sannita si possa pensare, per un progetto comune, alla realizzazione del parco canile , non sono esclusi da ciò tutti quei paesi che ne vorranno far parte. Nel frattempo INVITO le amministrazioni locali a visionare, a controllare la struttura con la quale sono convenzionate (sempre che riuscirete a trovarla), e a convenzionarsi con una struttura a norma per il bene degli animali che come al solito sono vittime dell’ignoranza umana.
Angela Coppola
Concordo totalmente, tanto che già due anni fa ho esposto una simile idea; e concordo ancorpiù sul concetto di consorzio di comuni, visto che per le dimensioni dei singoli comuni, probabilmente, un parco canile potrebbe risultare non fattibile per motivi economici.
Il problema è che spesso si pensa a mettersi a posto con le normative, ma le normative spesso non sono sufficienti a risolvere un problema.
E allora ci vorrebbe una visione progettuale di più ampio respiro, ma forse il lungo termine non interessa chi fa politica.