
di Michele Palmieri. Ci risiamo!Ecco l’ennesimo colpo basso e assestato alla già agonizzante cultura e mondo della formazione in Italia. In una squallida e per giunta poco divertente recita che ha coinvolto “il ministro della pubblica DISTRUZIONE”, l’on. Gelmini( ballarò 19-04-11); si è venuto a conoscenza del caos(celato), che regna nel PDL e di come alla strana insaputa di mr.B e di miss Gelmini l’audace Tremonti, abbia inserito nel suo piano di risanamento economico, presentato all’UE per la messa in pari entro il 2014 negli standard europei del debito pubblico italiano, una lieta e sorprendente novità. Vi starete domandando quale immagino..
Ebbene eccola: il nuovo taglio alla spesa pubblica alla ricerca e all’università. Un taglio pari per il mondo della formazione a 4,5miliardi di euro aggiunti a quelli già avvenuti nella scorsa finanziaria.
L’unico paese che taglia sull’istruzione sapete qual è? L’Italia. Bravi! Insomma come a dire:<< abbiamo fatto trenta facciamo trentuno>>.
Se la ricerca, la scuola e l’università non vogliono crollare da sole o sottomettersi a queste leggi, anche dopo il primo grande salasso che gli abbiamo afflitto; beh, tanto vale dargli il colpo di grazia.
Quello che Tremonti e la Gelmini stanno attuando ora, ma che prima però hanno elaborato a quanto pare con scarsa sinergia, è un piano indecente e classista ma allo stesso tempo discusso e accordato (parole della Gelmini) dagli organi sindacali di CISL E UIL.
Ci ritroviamo a subire l’ennesimo schiaffo, e se gli altri forse sono stati meno pesanti perché attutiti dalle proteste(almeno per noi oramai rassegnati giovani), questo fa male e spezza le gambe non solo ai nostri sogni, ma anche ai sacrifici che le nostre famiglie compiono per una formazione che ogni giorno diventa sempre più precaria e dequalificata. Uno schiaffo che ci catapulta sull’orlo del baratro, ma che allo stesso tempo, scatena anche il ribollire del sangue nelle vene per l’ennesimo diritto che ci viene sempre più negato.
Bisognerebbe rilanciare un modello democratico e di partecipazione, un modello sociale egualitario che non premetta la cancellazione a priori degli strumenti di bene comune (basti pensare anche alla privatizzazione dell’acqua), e che non vadano a limitare le aspettative e o le libertà individuali.
La cosa che più sconvolge però è che di questo ennesimo schiaffo o tema i giornali non ne parlano e figuriamoci i telegiornali; mentre nel paese a tenere banco sono altri temi, ve li cito per esempio:
- il mistero della terza pallottola nell’attentato a Wojtila.
- Le polemiche derivanti dal grande fratello.
- I tira e molla e le ritrattazioni tra Minetti Fede e Mora ecc. ecc.
Mi pongo delle domande:
come si può rimanere inermi mentre gratuitamente ti scippano il futuro?
Come si può difendere una manovra finanziaria che non taglia gli sprechi effettivi della proprie amministrazioni e i suoi lussuosi vizi ma le politiche sociali e il welfare?
Perché nessuno ne parla?
I sindacati firmano accordi al discapito del popolo e dei lavoratori, ma da che parte stanno? Si sono asserviti anche loro al potere?
Come si può rimanere indifferenti davanti a tutto ciò, Gramsci forse urlerebbe ancora una volta:<< Odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia, è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.(…)
Eppure la sinistra, che tanto combatte il sistema colluso e affaristico del berlusconismo, non muove un dito; anzi a volte avvalla le richieste(vedi Mirafiori), di barattare i diritti.
A me sembra che tanto tempo fa si disse che i diritti fossero inalienabili e come tali sarebbero dovuti essere assicurati da parte dello stato ad ogni cittadino. Forse mi sbaglio.
In poche parole a me sembra che anche il centro sinistra più che pensare di abbattere Berlusconi debba porsi degli interrogativi seri sulle ultime(si fa per dire), vicende governative.
Forse appare semplicistico accusare il governo di essere portatore sano di una cultura aziendalistica, ma questa non è la causa ma solo l’effetto di un patrimonio di conoscenze, di un popolo, che debba diventare incapace di saper distinguere le idee dalle cause. Anzi a questa incapacità di saper prendere posizione su questi temi da parte dell’opposizione, va instaurando in me anche una sorta di conferma della sua stessa inconsapevolezza. Questo silenzio assenso ha portato solo a dover ridurre ai minimi termini i diritti e i beni comuni.
Oramai è palesemente chiara l’incapacità da parte dei personaggi che animano la scena politica di saper gestire la cosa pubblica, i loro atti scellerati non fanno altro che alzare le quotazioni(ovviamente personali), sullo spreco oneroso e fallace dei loro gonfi stipendi che gravano sulle nostre tasche.
In conclusione credo che forse Mario Monicelli aveva ragione:<< l’unico modo per cambiare questo paese è far si che avvenga quello che non è mai accaduto, una rivoluzione>>.
Una rivoluzione creativa, intellettuale, morale, un rifiuto secco che possa ridare al popolo dignità e diritti, e a giovani come me la voglia di poter ricominciare a sognare un futuro che non abbia già nel suo inconscio lo spettro del precariato. Una voglia di rimanere e non di scappare.
Forse è utopia; ma il rispetto dello stato e delle sue leggi passa dal rispetto che si ha nei cittadini e nei loro diritti.