Comunicato 'NO alla chiusura del P.O. Maria delle Grazie' di Cerreto Sannitadi Gianluca D’Aronzo. Sono trascorsi alcuni mesi dalla chiusura, malcelata dietro il termine “riconversione”, del P. O. Maria delle Grazie di Cerreto Sannita e siamo in grado di fare un primo bilancio sulla ricaduta degli effetti della “genialata” partorita tra le stanze dei bottoni della Regione Campania e quelle dell’Asl Bn.

Tanto per ritracciare ciò che è accaduto negli ultimi due anni , un piano regionale con l’obiettivo di risparmiare sulla spesa sanitaria ha previsto, tra l’altro, la chiusura più che sostanziale di due ospedali (quello di Cerreto Sannita e il vecchio ospedale S. Giovanni di Dio di Sant’Agata de’ Goti) facendo confluire tutti i servizi in un unico, nuovo presidio, sito nella medesima Sant’Agata de’ Goti: il Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Da un lato si è  lasciato scoperto sotto il profilo dell’assistenza sanitaria un territorio di circa cinquantamila persone. Dall’altro, l’ambizione era quella di creare un unico presidio con servizi migliori della somma degli altri due e, per giunta, risparmiando danaro che avrebbe alleggerito il drammatico bilancio sanitario regionale.

Bhè, noi alle favole avevamo smesso di credere da tempo ed avevamo manifestato il nostro profondo convincimento che si stava preparando un nuovo “fallimento all’italiana”, una ricetta che da decenni è per tradizione costituita dai medesimi ingredienti: dirigenza incompetente che prende decisioni il cui risultato, se fallimentare, viene pagato da qualcun altro.

Questo è ciò  che la popolazione invitata (suo malgrado) a tal banchetto sta cominciando ad assaporare.

Il Sant’Alfonso Maria de’ Liguori di Sant’Agata de’ Goti che “… per inderogabili problemi organizzativi …a marzo non possono ancora essere garantiti ricoveri urgenti e da pronto soccorso – con conseguente fuoriuscita temporanea dal circuito 118 …”.

Tutto ciò per bocca del suo stesso Direttore Sanitario Dott. Pasquale Di Guida, il quale forse dimentica che la responsabilità organizzativa di quell’ospedale è proprio la sua!

La domanda è: se Lei non è in grado di organizzare, perché occupa ancora quel posto? Chi, più in alto di Lei, sostiene la permanenza della Sua direzione? Siccome Lei è pagato da noi tutti i mesi, ci dica anche quando sarà in grado di risolvere i problemi organizzativi!

Per noi “utenti” (già … perché per la nostra sanità ormai noi siamo utenti come lo siamo per una qualunque compagnia telefonica) tutto ciò significa che, in caso di urgenza, la cosa più sensata da fare è cominciare a pregare. Non ci sono alternative: ci sono fra i trenta e i cinquanta minuti che ci separano da un pronto soccorso.

Quindi, sempre per chiarezza, rispetto a prima i servizi sono notevolmente peggiorati e questo non può che prefigurare anche un peggioramento dei conti attuali e futuri.

Siamo alla frutta? Oh no! Siamo certi che il banchetto è lungo e ancora ricco di sorprese: questo è solo l’antipasto.

Nel frattempo, tra una portata e l’altra, gli invitati malati di tumore sono costretti a farsi anche settanta chilometri per curarsi. Alle invitate neo mamme può anche essere capitato di partorire presso il vecchio ospedale di Cerreto Sannita (è accaduto la scorsa settimana!), che non è attrezzato per tale assistenza ma, grazie al cielo e grazie ai medici, è andato tutto bene. A noi avevano insegnato che, se una persona è ammalata, bisogna ridurre il disagio e alleviare le sue sofferenze: ma non avevamo fatto i conti con i problemi organizzativi.

Per fortuna, chi ha organizzato questa festa ha un nome e un cognome che, con tutta probabilità, vedremo stampato prossimamente su un manifesto elettorale.

E in quella occasione saremo noi, gli “utenti”, a presentare il conto.

Gianluca D’Aronzo

 

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