
di Angelo Mancini. Calunnia, calunnia: qualche cosa di sicuro resterà! E’ questa, da sempre, la strategia mediatica di Silvio Berlusconi contro partiti, opinione pubblica, classi sociali e settori lavorativi non in sintonia con il suo pensiero, vissuti non come legittime diversità democratiche, ma come entità faziose e nemiche, da additare alla pubblica gogna e da estirpare, affinchè la democrazia, quella vera, la sua, trionfi e spanda i suoi benefici effetti di felicità e ricchezza per tutti.Sabato scorso, al congresso dei cristiani riformisti, il presidente del consiglio ha criticato la scuola pubblica, la scuola che lui governa e gestisce, con un affondo inaudito, dove ” i suoi insegnanti inculcano valori diversi da quelli delle famiglie”, intendendo per “famiglia”,visto l’uditorio, quella cattolica.
Una delegittimazione senza precedenti e con la contemporanea presenza del ministro della pubblica istruzione, on. Gelmini, che rafforzava e amplificava maggiormente le affermazioni del capo dell’esecutivo. Si potrà dire che era un congresso di un partito cattolico che della parità tra scuole pubbliche e private ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. E’ vero, ma le parole del presidente del consiglio hanno un peso elevato e chi ricopre quell’incarico deve averne piena consapevolezza e non lasciarsi andare a piaggerie pur di carpire un consenso peraltro gia acquisito.
E’ anche vero che i fatti ultimi che lo riguardano lo mettono in cattiva luce presso le gerarchie vaticane e le famiglie cattoliche che affollano le chiese, ma certo non è squalificando un pubblico servizio e le persone che vi operano, tantissime sono cattoliche, che recupererà il credito perduto.La scuola pubblica é pluralista, perchè così l’hanno voluta i padri costituenti. Vi sono espresse legittimamente tutte le opzioni, culturali, scientifiche, filosofiche e religiose, senza preclusioni di sorta; agli insegnanti tocca il compito di dare agli studenti gli strumenti per formarsi un pensiero autonomo ed indipendente: si vogliono teste ben fatte e non teste piene! Invece gli insegnanti vengono accusati di essere corruttori dei giovani, come se i mali, di cui la gioventù oggi é afflitta, fossero colpa della scuola, traditrice delle famiglie, della morale cristiana e di quella pubblica. 2500 anni fa, Socrate venne accusato del medesimo reato: finì condannato a morte, anche se l’accusa era del tutto inconsistente o vera, se si pensa che insegnare ad usare criticamente la propria ragione sia un reato.
“I valori diversi da quelli delle famiglie ” sono quelli del “velinismo” e del “tronismo” imperante, dei reality pieni di turpiloquio e sguaiataggine, del gossip invasivo, che una volta era circoscritto ai saloni dei barbiere e che oggi, invece, è onnipresente, dei quiz e delle infinite riffe di uno stato biscazziere che sostituisce l’etica del lavoro con il colpo di fortuna, dei tanti “diplomifici” dove il quotidiano impegno di studio é sostituito da una cinica transazione economica.Oggi, più di ieri, abbiamo bisogno non solo di libertà, ma di teste libere! E’ questo il compito a cui la scuola tenta faticosamente di assolvere, nonostante i disvalori o il cloroformio di altre realtà “educatrici”.