di Vincenzo Ciaburri. Questa volta voglio soffermarmi sulla Tinta che, per Cerreto Sannita dovrebbe essere il “MONUMENTO”: ogni concio di pietra di quell’edificio dovrebbe essere sacro per i cerretesi. Quell’edificio è l’origine e il fondamento della ricostruzione ex novo della Cerreto post terremoto del 1688. Ora, senza mai incolpare chi ci mette i soldi e neanche chi ci mette la logistica imprenditoriale e “manifatturiera”, voglio dire che quello che stanno facendo è un insulto alla cultura, non solo quella storica e semantica dell’edificio, ma anche a quella puramente tecnologica, con quell’appicicaglia di materiali che nulla ha a che vedere con le tecniche costruttive originali del manufatto edilizio, tanto meno con quelle moderne, oppure obsolete, del Restauro.
Viollet le Duc è stato un grande architetto restauratore, per il periodo storico in cui è vissuto. Egli operò in Francia nel periodo della Restaurazione Borbonica, quando cioè c’era la necessità di ripristinare i simboli che erano stati buttati giù dalla Rivoluzione. E’ grazie a lui che possiamo ammirare le più grandi opere che il Medioevo (e non solo) ha prodotto. Si, è vero Viollet le Duc “manometteva” i monumenti, molte volte ne cancellava la stratificazione storica, ma era sincero, lui diceva: «Restaurare un edificio, non è solo mantenerlo, ripararlo, o ricostruirlo, è riportarlo ad una condizione completa che potrebbe non essere mai esistita». Però, ciò era fatto togliendo le incrinature tecnologiche che molti edifici complessi portano in se, spesso, dovute alle altalenanti ambizioni e capacità economiche della committenza. La legittimità o meno di ciò è una questione culturale e deve essere valutata nello specifico, ma una cosa è certa: gli edifici recuperati (restaurati) da Viollet le Duc sono ancora oggi visitabili in tutta la loro magnificenza e la documentazione relativa allo studio e alla esecuzione degli interventi (trattati di restauro) è ancora di riferimento oggi per chi è chiamato a progettare interventi di restauro su manufatti edilizi di epoca medioevale. L’intervento che si sta eseguendo a Cerreto non ha nulla a che vedere con l’opera di Viollet le Duc. Né può derivare da alcun trattato del restauro il completamento delle compagini murarie con una muratura tipica dei muretti di sottoscarpa che si usano per i cigli delle strade, tanto meno quell’appicicaglia di materiali “naturali”. Scusatemi, ma che c’entra il tufo cinerino o il perlato di Cassino?!? Quel tipo di intervento porterà alla morte del nostro “MONUMENTO” più caro, perché un edificio è come un organismo umano e, in quel caso, è come se gli avessero messo un sacco di plastica in testa: soffocato morirà quel monumento!!!” Perciò, a volte, “quello che non riesce a distruggere la natura, lo distrugge l’uomo”
Il problema è che la sensibilità degli umani non basta a combattere l’arroganza del potere. Solo la riscoperta dei valori, insieme alla sensibilità degli umani, può averla vinta sull’arroganza del potere. Il problema è quello di aspettare che avvenga tale riscoperta dei valori in un numero sufficientemente adeguato di persone “illustri”. Ma intanto che facciamo, aspettiamo l’alba? Noi non restiamo certo a guardare se la pioggia scende dal cielo o dalle nuvole. Ciascuno farà il suo mestiere e, con il suo mestiere, salverà quello che sarà in grado di salvare della propria identità. Perché anche salvare un solo concio della nostra identità è una vittoria! Lo abbiamo fatto per l’eolico su Monte Coppe, continueremo a farlo oggi, domani e sempre!
arch. Vincenzo Ciaburri,
responsabile “Politiche Territoriali”
dell’associazione politico-culturale “Da sempre per Cerreto”