Pronocraziadi Angelo Mancini. Le ultime vicende, vere, parzialmente vere ,infondate o, peggio, costruite ad arte per eliminare un avversario politico, che hanno per protagonista ilcavalier Berlusconi, sono sintomatiche di una mutazione democratica e sociale che coinvolge la nostra società e, per questo, vanno estrapolate sia dal contesto pruriginoso –moralistico di certa stampa scandalistica, che da quello politico ed essere  viste nell’ambito sempre attuale che è quello del rapporto tra sessualità e potere. Potere non solo e non primariamente politico, ma soprattutto economico e mediatico, tanto è vero che gli ultimi sondaggi attribuiscono al partito del premier una percentuale di consensi pressoché invariata rispetto al periodo precedente i fatti in questione.  Questo dato è estremamente significativo: la sfera politica ha perso il suo primato civile e la sua validità sociale a discapito del potere economico e mediatico sempre più invasivi e persuasivi.

La grande ricchezza, il successo, la notorietà, proiettano  il loro possessore in una dimensione che oltrepassa l’etica pubblica e la morale, garantendo una sorta di impunità, un’implicita assoluzione per i loro “peccati “, sempre veniali e involontari, un’ invidia collettiva , un’entusiastica identificazione dei clientes con il loro idolo e benefattore,  la dissacrazione immeritata e prevenuta dei nemici. Il resistere, allora, a qualsiasi pressione, a qualsiasi richiesta di farsi da parte, diventa il più potente, il più vitale dei rinforzi di questa nuova tipologia di potere che gradualmente ed inesorabilmente ha preso il sopravvento.

La vecchia ed obsoleta democrazia con la sua “insopportabile pretesa” di uguaglianza, di regole valide sempre e per chiunque, deve cedere il passo ad un nuovo potere, verticistico e fideistico, strutturato secondo la modalità deferenza- magnanimità. Siamo alla pronocrazia! Ci si prostra, ci si genuflette ai piedi del potente di turno, ci si consegna interamente e senza riserve nelle sue mani    nella speranza malcelata di riceverne tutela, benefici e la tanto agognata visibilità. Si china la testa, si piega la schiena, si mostra il fondoschiena, ma le vergogne che si vedono non appartengono al singolo, ma sono l’emblema, lo stato della nostra società.

Non a caso la fabbrica del consenso mediatico e la schiera numerosa dei pennivendoli, nel caso in questione, ha impostato la  campagna di persuasione proprio sulla caratteristica relazionale della pronocrazia: giornalisti ed esponenti di parte deferenti e solidali con il potente, ragazze implicate tutte a lodare e a propagandare la magnanimità con cui il potente, senza sfiorarle nemmeno con un dito o farle oggetto di allusioni erotiche, le ha riempito di “attenzioni”  e di benefici.

Nessun commercio carnale, dunque, nessun amore tariffato! Forse è vero: in pronocrazia non si vende l’amore, ma se stessi!

Quanta tristezza ahinoi!

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