In ricordo di piazza Tienanmendi Ezio Esposito. Qualcosa che mai proverete. “Pechino, primavera del 1989: il 15 aprile intellettuali, studenti e semplici operai manifestano contro la tirannide comunista. Il 4 maggio sono addirittura in 100mila a marciare per le strade della Capitale chiedendo più libertà e un dialogo con la Direzione del Partito e la società civile.

La protesta si espande durante la visita di Gorbacev a 19 anni dal gelo diplomatico con l’URSS: centinaia di migliaia di cinesi scendo in piazza in 300 città. Nemmeno la proclamazione pubblica della legge marziale convince i manifestanti ad arrendersi. La notte tre il 3 e 4 giugno l’esercito inizia quindi a muoversi dalla periferia verso Piazza Tienenmen aprendo il fuoco contro chiunque si oppone. Secondo la Croce Rossa muoiono 2600 persone sono morte e trentamila rimangono ferite.” Testo e foto ripresi da Reporter Senza Frontiere in un articolo commemorativo della Stage nell’anno 2009.

L’icona tragica di quegli avvenimenti è rappresentata da questo eroico e ignoto studente:

In ricordo di piazza Tienanmen

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4 Commenti

  1. Lotte e manifestazioni contro un regime sono sempre una cosa importante, e vanno ricordate a chi non le ha vissute direttamente.
    E 100.000 in piazza sono certamente un numero significativo.
    Ma se rapportiamo il numero dei manifestanti con il totale della popolazione, i 100.000 cinesi equivalgono a circa 3.000 italiani, che sono comunque una bella folla.
    Eppure in Italia abbiamo avuto manifestazioni operaie, studentesche antimafia, dove il numero superava le decine di migliaia, ma nessuno se li è filati.
    Anzi il nostro Presidente del Consiglio ha detto che gli studenti seri stanno a casa.
    Ah già, dimenticavo, qui siamo in Italia, quindi non c’è un regime da contestare.
    E pazienza se per un Presidente del Consiglio che dice che tutto va bene, c’è un Ministro dell’Economia che dice che non va bene per niente.

  2. Caro Luciano non sono riuscito a capire il tuo ragionamento sulle percentuali. Dovrò farmi fare una lettura da uno strizzacervelli.
    1° La protesta degli studenti cinesi avveniva in un regime totalitario, non democratico. Avere il coraggio di protestare in siffatte condizioni sai che vai a morire per poco, viste le ragionevoli proposte
    2° Non c’era soltanto la protesta in Piazza Tienanmen che si era estesa a ben altre 300 città; e in quelle trecento città non è dato sapere se ci furono altri massacri.
    3° su 2600 persone trucidate e trentamila ferite non ci sono percentuali che tengano, sarebbe un assurdo.
    4° I reporter occidentali che, prima di essere rimpatriati,
    filmarono l’eccidio dalle fessure delle finestre degli alberghi, riferirono che quella notte maledetta la Piazza
    era in tutta la sua enorme estensione un mare di sangue e che al mattino seguente la strage risultava lavatissima e pulitissima.
    4° “L’immondizia” antiregime era stata ripulita…
    Se poi ogni ragionamento, anche il più tragico, finisce,
    ahimé, sempre a Berlusconi, mi cadono le braccia.
    Con amicizia.
    e.e.

  3. Caro Ezio, proverò a chiarire punto per punto:

    1) Purtroppo si muore per poco anche quando si protesta in un regime “democratico”, e non starò qui a fare l’elenco di quanti sono morti nelle piazze italiane; purtroppo le proteste hanno sempre infastidito il potere, di qualunque tipo sia;

    2) non intendo avvalermi di percentuali sui morti, perchè per me anche una sola vittima è troppo; era solo un esercizio provocatorio per richiamare l’attenzioni sui fatti di casa nostra, sui quali vige il religioso silenzio;

    3) in Italia i reporter non sono rimpatriati, solo perchè sono già in patria; in compenso vengono messi nell’impossibilità di svolgere il proprio lavoro (Enzo Biagi docet); e talvolta finiscono anche peggio (De Mauro, Siani, Pecorelli, etc.);

    4) il riferimento a Berlusconi è un atto dovuto, in quanto è l’attuale Presidente del Consiglio, ma se vuoi possiamo anche andare indietro nel tempo (Scelba, Cossiga, tanto per fare qualche esempio).

    Ho detto che le lotte e le manifestazioni sono importanti e vanno ricordate, vorrei solo che si desse il dovuto risalto e le dovute attenzioni anche ai fatti di casa nostra, perchè di fatti esterni potremmo portare tanti esempi ( te lo ricordi Salvador Allende?).

  4. Ciao Luciano, non sono adatto alle sfide che danno un premio a chi ha detto l’ultima parola. Il contesto in cui si svolse il dramma di Allende fu tutt’altro.C’era di mezzo la guerra fredda, il blocco nelle miniere di rame
    e la rivolta degli autotrasportatori che fermò la Nazione per 40 giorni. Allende voleva nazionalizzare l’economia e tagliare le provvigioni USA sul rame, la sola grande risorsa cilena. Gli americani temevano che Allende, che era stato democraticamente eletto, si alleasse con l’URSS, così come successivamente avvenne con Cuba. Pinochet, con l’appoggio americano, fece un golpe militare così come più tardi avverrà in Argentina. GOLPE MILITARE.
    Gli intellettuali, con gli studenti e operai cinesi chiedevano un colloquio con la Direzione del Partito Comunista Cinese e la possibilità di esprimere le proprie idee più liberamente sui media non avevano mire di conquista del potere. Punto. Il massacro di Piazza Tienanmen è un’altra storia che può essere soltanto paragonata ai 20milioni di kulaki, (coltivatori diretti) trucidati da Stalin per realizzare il sogno comunista: ‘tutto allo Stato e lo Stato pensa a te’. Poi si è visto come è finita: oggi i grandi capitali sono concentrati anche in mano a privati russi e cinesi.
    Ti saluto e, per me, finisce qui.
    e.e.

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