di Riccardo Affinito. Un giorno Giuseppe Monteforte, detto Capeppe, stava giocando a stoppa “dint’’o Bar ‘e Santella”. Chi conosce questo gioco sa che il punteggio massimo è 55 mettendo insieme tre carte, il 7 che vale 21, il 6 che vale 18 e l’asso che vale 16 e, in caso di parità, vince chi è primo di mano.
Ad un certo punto don Minotto, che era primo di mano, dichiarò “tutt’’a corza” (il massimo della puntata) e Capeppe rispose “ ca…vedo!”
Don Minotto: 55; Capeppe fulmineo: 56. E si prese il piatto.
Nonostante che tutti quelli che stavano intorno e gli altri giocatori si sganassassero dalle risate, don Minotto che, diciamo la verità, nel gioco delle carte era “nu” poco pullastro” non si rese conto che 56 non esiste e lasciò che Capeppe prendesse il piatto. Provate ad immaginare la sceneggiata che seguì quando più avanti, don Minotto si avvide dell’inganno: fetente, scurnacchiato, mariuolo ecc. ecc. Il tutto tra le risate generali.
E nacque il tormentone. Da allora in avanti, credo che non si sia più disputata una partita a stoppa senza che qualcuno abbia accusato, questa volta per scherzo : 56.
Una sera d’estate nelle Terme di Telese c’erano tre “guappetti” di Maddaloni che infastidivano alcune ragazze telesine. Per ristabilire l’ordine, andarono a chiamare Capeppe che giunto sul posto esclamò la famosa frase: “ Ca…chiudite ‘ ‘o cancielle e ghiate a chiammà ‘o carreamuorte, ca.. stasera cca dinto aggia fa scorrere ca… nu sciummo ‘e sanghe”!
Non chiedetemi come andò a finire perché non lo ricordo. Di certo non ci furono né morti né feriti.
In un certo periodo della sua vita, Capeppe corteggiava un ragazza che apparteneva alla famiglia Macolino quando questi abitavano oltre la ferrovia, nella contrada Ripa delle Vigne. I parenti erano assolutamente contrariati da questo fatto ed intimarono più volte a Capeppe di desistere, pena “ nu’ paliatone”. Ma Capeppe non si diede per vinto e continuò a farsi vedere da quelle parti finché un bel giorno tutti i fratelli, che erano diversi, gli tesero una trappola. Appena lo videro aggirasi nei pressi delle loro masserie, mandarono la sorella al pozzo a prendere l’acqua e “lo spasimante” non tardò ad abboccare.
Lo presero e, dopo avergli dato “nu’ cuofano ‘e mazzate”, lo chiusero dentro un sacco di tela e lo buttarono dentro al pozzo. Meno male che Capeppe aveva l’abitudine di portare sempre con se “‘o sfierro” e, grazie a quest’ultimo riuscì a tagliare il sacco e a mettersi in salvo: Ma s’’a vedette nera!
Alcuni giorni dopo uno dei fratelli Macolino autori dell’attentato, si trovò a passare “c’ ‘o traìno” dalla parte delle terme. Quando Capeppe lo vide, “tiraje fòre ‘o revolver” ed esplose due o tre colpi all’indirizzo del malcapitato. Non solo non colpì il Macolino, ma non colpì neanche “‘o traino”. Rischiò invece di colpire Pietro Di Lorenzo che passava per caso da quelle parti con la sua bicicletta. Resosi conto che “sparava comme parlava” chiese scusa a Pietro dicendogli: ca..aggia pacienza ca.. nun ci’avevo cu’ tte, ma cu’ chillo fetente ncopp’’o traìno. E Pietro spaventato a morte rispose: “ma che cazzo faje, tiri ‘a Chiesa e couglie ‘o campanaro!!
Come anche altri noti personaggi dell’epoca, anche Capeppe “s’’a scorciava bbona ‘a maneca” e gradiva molto le cenette con gli amici. Quando “s’era fatto nu’ poco a vvino”, lo facevano cantare per vedere, diceva Peppe Arzillo, “si cacaglia pure quanno canta”.
Capeppe, che era un amicone, si prestava e, per rimanere fedele al suo personaggio, cantava tutte canzoni a sfondo guappesco: Guapparia, ‘O schiaffo, ‘A legge, ma soprattutto Cinematografo.Quest’ultima canzone “ ‘a pittava e, …nun cacagliava!
L’amicizia tra me e Capeppe nonostante la notevole differenza di età, nacque tanti anni fa, quando avevo 6 o 7 anni, davanti al “Dopolavoro”. Era estate e mi trovavo a passare da quelle parti quando sentii il meraviglioso strillo “ ‘e zì Luigi ‘o zengaro” : A crema e cioccolato….gelatiiiiii!!!! Preso subito dalla voglia cominciai a rovistare nelle tasche e, non trovandoci nulla, mi rivolsi a Capeppe che in quel momento guardava un gruppo di amici che giocavano a carte: Capè, tenisse 5 lire ‘e spicce? Dopo l’iniziale sorpresa, Capeppe cominciò a ridere a crepapelle e a raccontare a tutti i suoi amici presenti la mia richiesta; dopodichè mise la mano in tasca, mi comprò il gelato ma precisò: “ca…arricuordate che sti’ 5 lire nun t’’e donghe, t’’e preste. E così nacque l’amicizia.
Ma successivamente mi perseguitò per il resto dei miei giorni. Tutte le volte che mi incontrava, mi diceva “ ca…Riccà, tenisse 5 lire ‘e spicce? O, peggio ancora, “ca…Riccà, ricuordate che avanzo 5 lire!
Nei giorni del crepuscolo, questo amico finì a fare il parcheggiatore sul piazzale antistante le terme; figuriamoci se io mi lasciavo sfuggire l’occasione per vendicarmi di tutti gli sfottò che avevo dovuto subire. Parcheggiavo la macchina e gli dicevo: ragazzo, fai attenzione alla mia automobile! E Capeppe rideva. Quando ritornavo a ritirarla, tiravo fuori dalle tasche un pezzo da 10.000 che vi avevo messo di proposito e gli dicevo serafico: ragazzo, mi dispiace “ ma nun tengo ‘e spicce; sarrà p‘’a prossima vòta. E Capeppe rideva. Ma alla prossima volta, “’a musica era sempe chella” finché non fece la contromossa.Una mattina, prima che arrivassi, andò da “zì Lisandro Orfitelli” e si fece cambiare diecimila lire. Quando tirai fuori il pezzo, ancora prima che cominciassi a parlare, l’agguantò e disse: ca…damme sta cazza ‘e diecimila lire ca..t’’a cagno!! Ed infine, con un sorriso a 32 denti mi disse: ca.. arricuordete ca.. t’avanzo sempe chelli 5 lire!
Per chi volesse ascoltare “Cinematografo” il pezzo forte di Capeppe, puo ciccare qui.
Riccardo Affinito 1089 letture al 31/12/2012