
di Francesca Maio. In questi giorni ho letto un articolo riguardante i rifiuti napoletani dove il sindaco Iervolino, l’assessore Romano e perfino il procuratore Giandomenico Lepore ci “consigliano” (perchè altrimenti che ci fanno?) di accettare i rifiuti partenopei. La giustificazione della Iervolino che Napoli possiede il 50% di popolazione regionale occupando solo l’8% non regge la sua incapacità ad amministrare una città. Non è un nostro problema se i napoletani sono troppo proliferi. Nessuno si è presentato con un mitra dietro la schiena per costringerla a candidarsi a sindaco ed a lottare per ottenere l’incarico. Invece di chiacchierare e a continuare a rovinare il Sannio, già è bastato quello che abbiamo dovuto sopportare, costringa i napoletani a fare la raccolta differenziata. Perchè l’emergenza rifiuti si risolva, carissimo sindaco Iervolino e voi altri Pappagoni napoletani dovete imparare una volta per tutte a differenziare i vostri rifiuti. Deve iniziare la raccolta differenziata a porta a porta con multe salatissime a chi trasgredisce. Se continuate a chiedere aiuto non si risolverà mai la situazione. Parliamoci chiaro ed è inutile nascondersi dietro un dito, i napoletani, lo sa tutto il mondo, è un popolo facilone, che cresca una volte per tutte. Consiglierei alla Iervolino altri siti, in primis la sua casa, insieme a quelle di Romano e Lepore, di abbattere tutte le case abusive nel napoletano e quindi si libererebbe tantissimo spazio e se non bastasse c’è ………. il Vesuvio. Vi voglio ricordare, forse non siete informati sull’economia campana, che il Sannio si regge sull’agricoltura. Chi vorrà mangiare il cetriolo sannita annaffiato con il percolato? Noi siamo stanchi, non vogliamo pagare l’incapacità altrui. Come sannita sono disgustata di questa faccenda ma soprattutto sono stanca di essere considerata un’abitante della Cenerentola della Campania, una volta, oggi solo una discarica di Napoli.
I sanniti, per chi non lo sapesse, erano un valoroso e coraggioso popolo che dimostrò la propria forza contro il potentissimo ed imbattibile esercito romano. La storia ce lo insegna, la battaglia delle Forche Caudine fu un importante avvenimento della seconda guerra sannitica, in cui i Sanniti di Caio Ponzio Telesino sconfissero i Romani, imponendo poi loro l’umiliazione di passare sotto il giogo. La società romana ne fu tanto scossa da ricordarlo per secoli. Il popolo sannita di oggi che fa? Non è neppure in grado di non far passare un semplice sacchetto di monnezza. I ns. politici che fanno? Si ricordano di noi solo durante le elezioni? I nostri rappresentanti in regione Colasanto Luca, Del Basso De Caro Umberto, Lonardo Mastella Alessandrina che fanno? Avete voluto la poltrona in regione ed ora vi tocca lavorare seriamente e difendere il nostro territorio. Alzare la vostra voce e fatevi sentire con ogni mezzo, anche estremo. Se non ne siete all’altezza, alzate i tacchi e traslocate in altre regioni. Infine, voglio gridare ai miei concittadini ed a tutto il Sannio di svegliarsi e di movimentarsi a difendere con ogni mezzo la propria terra. Non abbiamo un altro posto dove andare, quindi o lo difendiamo o lo difendiamo, alternative non ci sono.
Francesca Maio
Cara Francesca, nel tuo intervento che ho letto con molto interesse ho trovato due punti su cui, da sannita, voglio confrontarmi con quanto esponi.
In primo luogo, sarebbe utile chiarire l’orgoglio sannita attraverso questa famosa vittoria sull’esercito romano di cui la nostra area (caudina ) ne è stata certamente un interprete principale. Attingo dagli studi del prof. Zevi, uno degli scienziati che meglio ha studiato e compreso la storia dell’Italia meridionale attraverso la verità archeologica che spesso, non corrisponde esattamente alle verità scritte sui nostri libri di storia.
L’Italia meridionale del periodo antecedente alle guerre sannitiche, era caratterizzato dalla presenza di varie popolazioni locali tra i quali gli osci, tramutati poi in pentri, caudini, lucani ecc. Erano genti con una spiccata vocazione alla vita rupestre e sono principalmente pastori e contadini. L’indole di queste popolazioni si riflette ancora oggi a distanza di 2500 anni, in quello che viene considerato oggi il Sannio.
Come fa un popolo di pastori e contadini, ammettiamo pure bellicoso, a vincere un esercito tanto potente?
La risposta viene dall’influenza che tutta l’Italia meridionale ha ricevuto dal mondo greco che ci ha colonizzato attraverso due filoni diversi: il mediterraneo orientale dagli spartani e quello occidentale dagli ateniesi. L’area che ci riguarda come sanniti, e parliamo di caudini, è stata sotto l’influenza di Sparta attraverso Taranto, in cui venivano inviati i giovani sanniti (scuola di Archita) per imparare le arti del governo e della guerra. E’ lo snodo di evoluzione socio-culturale di un popolo rupestre verso un nuovo tipo di società che è riuscita anche in una epica impresa militare. E’ ovvio che, l’affinità spartana aveva principalmente la funzione di fronteggiare gli ateniesi dell’area partenopea, ma di fatto, è stata la molla e la spinta evolutrice.
La nostra vittoria militare, unica del suo genere, non è stata tutta farina del nostro sacco.
Siamo bellicosi è vero, siamo orgogliosi è vero, siamo stati e siamo degli ottimi contadini è vero, ma se vogliamo leggere la storia in una chiave modernista, va ammesso che nel parlare di capacità sannite rievocando sempre questo evento, non si è completamente leali con la verità archeologica.
Nel parlare di rifiuti invece, mi sembra che tu consideri il Sannio un posto della Campania dove esiste un ciclo dei rifiuti. Non sono un addetto e non sono in possesso di informazioni dettagliate ma non credo che possiamo dire, da sanniti, che sappiamo gestire i nostri rifiuti. Siamo messi esattamente come i napoletani con l’unica differenza che abbiamo più spazio, e, le popolazioni che vivono vicino alle discariche non fanno le barricate come a Terzigno. In pratica, i nostri rifiuti vengono semplicemente stoccati e quello che riusciamo a differenziare, come l’umido, nella realtà lo mettiamo su un tir e lo inviamo negli impianti del Piemonte o Lombardia a qualche centinaio di euro a tonnellata. Se vogliamo dircela tutta, risolviamo il problema a suon di addizionali comunali e regionali e non mi sembra ci sia nulla di cui essere orgogliosi neanche qui,anzi, penso sinceramente che tu affronti il problema esattamente come fa la lega, come se ci fossero degli ‘italici’ di serie A e B e questa logica conduce direttamente alla secessione che, se sappiamo davvero interpretare la storia di ogni tempo, è stata sempre il preambolo delle guerre più devastanti, comprese quelle sannitiche.
In ogni caso, Darwin ci ha lasciato un grande insegnamento scientifico e morale insieme, dove l’uomo può essere distinto solo per evoluzione, e nel nostro caso le uniche differenze sono solo culturali che non sono affatto un alibi ai doveri morali e materiali. Non sono nemmeno un titolo di proprietà del suolo che, nel nostro breve passaggio, ci è stato solo dato solo in prestito.