di Domenico Tescione. Dell’arte del Caravaggio si sono occupati nel corso del ‘900 i più importanti studiosi dell¹arte, da Roberto Longhi a Federico Zeri, da Maurizio Calvesi a Ferdinando Bologna, passando per Giuliano Briganti e il nostro Vincenzo Pacelli e ciò che è stato sempre sottolineato da tutti è stata la sua prorompente novità, l’uscita dagli schemi precostituiti dell¹ingessata arte classicista, aprendo la strada all¹arte moderna, attenta al reale ed al naturale. Ciò che è stato straordinario in questo giovane irrequieto, come lo definì Maurizio Calvesi, è stata la sua incredibile facoltà di ‘assorbimento’. Non era facile nel mondo artistico tardo rinascimentale, ancora pervaso di pittura di ‘historia’, fondere il classicismo raffaellesco e michelangiolesco imperante con la tradizione naturalistica lombarda dei Savoldo e dei Moretto, artisti di vaglia ma con fortune abbastanza localistiche. Il giovane ventenne punta verso Roma, in quel momento capitale indiscussa del mondo artistico ed incomincia ad addolcire le ruvidezze dell¹arte lombarda, avvicinandosi ai maestri che gli erano contemporanei come i Carracci ma anche facendo proprie le antecedenti lezioni di Masaccio e di Giotto, che quasi certamente aveva visto oltrepassando il Po.
Quando arriva nella città dei papi è alla ricerca di commissioni che stentano ad arrivare, le sue nature morte con i cesti di frutta non convincono chi da tempo è abituato ad opere legate ai tradizionali temi religiosi. Il giovane Caravaggio è convinto che i temi sacri si possono anche ‘snaturare’, si può cioè, rendere i protagonisti delle tele più umani meno rigidi delle abituali configurazioni, concedendogli quelle naturali caratteristiche che li rendono più vicini alle istanze degli uomini. Le Storie di San Matteo nella cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi a Roma sono per il mondo artistico del tempo il segnale dello stravolgimento, figure troppo umane con giochi di luci ed ombre che disturbano e disorientano chi è abituato alla staticità delle figure, fossilizzate nella tradizione.
Il giovane artista continuerà a stupire ed a essere avversato, arriveranno il Sacrificio di Isacco, la ‘scandalosa’ Morte della Vergine, la Crocifissione di San Pietro, la Madonna dei Pellegrini ed altre opere che scandalizzeranno il tradizionalismo romano ma daranno grande notorietà al giovane lombardo, facendolo diventare uno dei più quotati artisti del tempo. Purtroppo la sua irrequietezza lo spinge a commettere dei reati per sfuggire al giudizio dei quali scappa verso Sud. Approda nella Napoli vicereale una prima volta nel 1606, qui realizza degli assoluti capolavori come la Flagellazione di Cristo e le Sette Opere di Misericordia, opera esaminata nei particolari in un illuminate volume di Vincenzo Pacelli pubblicato nel 1984. La Napoli dei quartieri spagnoli è abbastanza intonata con gli umori del Caravaggio ma anche qui è coinvolto in varie risse, per cui scappa prima verso la Sicilia per poi approdare a Malta dove realizza uno degli ultimi suoi capolavori, La decollazione del Battista, conservata ancora oggi nella capitale maltese.
Risale verso Roma, toccando Napoli di nuovo nel 1609, dove viene aggredito e ferito al volto, conclude la sua tormentata esistenza presso Port’Ercole il 18 Luglio del 1610, appena 400 anni fa! E’ stato un veloce excursus sulla vita e l¹opera del Caravaggio per incominciare ad avvicinarci agli approfondimenti specialistici sulle opere che ci saranno offerti dalla competenza di Vincenzo Pacelli, l¹11 dicembre alle ore 19,00 presso l¹Abbazia benedettina di San Salvatore Telesino.
Domenico Tescione Ufficio stampa Pro Loco San Salvatore Telesino Via Plebiscito n.22 tel. 0824/948144