
di Michele Palmieri. Angoscia, è questa l’immagine di chi ora fa un viaggio a ritroso nel sud. Bisogna scontrarsi con i volti dei giovani che hanno perso la speranza che per anni sono stati educati alla minorità.
lo si legge negli occhi quanto dolore porta l’essere considerato “diverso”. Già al sud quella terra che parafrasando il titolo di Carlo Levi, nemmeno il cristo ha voluto attraversare. Si è fermato lì, all’ingrasso dell’ade. Forse per paura, forse perchè non sarebbe riuscito a sopportare le condizioni la disuguaglianza, la disperazione che regnava e che ancora oggi la fa da padrone.
eppure lì, in quella terra maledetta, usurpata,sventrata, dimenticata c’è qualcosa che vale e mi chiedo perchè nessuno vuole saperlo.
oggi al sud vivono tre categorie di uomini e donne.
la prima categoria è quella dei sognatori delusi (per alcuni aspetti mi ci inserisco anche io), quelli che insieme a Chinnici a Dalla Ciesa a Peppino Impastato a Falcone e Borsellino, hanno creduto in un sogno che lo stato stesso ha provveduto a spezzare in prima persona.
A ragion di cronaca io però non mi arrendoe NO!, non ho paura di dire i fatti come realmente sono, non ho paura di far emergere che in Italia il bilancio è disastroso e lo sarebbe ancora di più se lo stato facesse una lotta seria alla camorra alla mafia alla n’drangheta; perchè sono loro a produrre secobndo dati OSCE del 2009 il 27% del prodotto interno lordo ITALIANO.
La cosa più assurda ed incomprensibile è che il sud produce denaro ma non esporta merci e così facendo lascia campo libero ai piani economici e finanziari del nord, dove i soldi diventano capitali e gestiti a piacimento. Questo è un meccanismo che non ha nulla da invidiare ai programmi delle banche o ai piani attuati da Tremonti. C’è da dire che dopo l’omicidio Fortugno ci fu però chi ebbe il coraggio di controbbattere alle parole dell’allora presidente Ciampi, lo scrittore Mimmo Gangemi che disse:<< L’Italia non è con noi. Con noi ci siamo solo noi>>.
La criminalità organizzata ha lo stesso interesse del sistema economico del nord e cioè mantenere il sud in uno stato d’inferiorità permanente, oramai tramutato volendo usare termini medici in infermità cronica. In termini spiccioli l’oppressione di meridionali su altri meridionali.
Insomma se sparisse il prodotto interno lordo che la criminalità organizzata produce nonnsolo l’italia sarebbe spazzata via ma il nord diventerebbe sud e il sud sarebbe nel baratro più di quanto non lo è ora. Paradossalmente siamo costretti a dirgli anche grazie, assurdo vero?
Questo ci impone a pensare che nessuno vuole davvero che i sistemi criminosi vengano definitivamente sconfitti (che ne dica Maroni).
Questa lotta contro i mulini a vento, non converrebbe a nessuno. Non converrebbe alle grandi imprese che si pagano il 3% di pizzo sull’importo totalòe dell’appalto ma di conseguenza di appalti non avrebbero più. Non converrebbe alla politica, perchè le cosche detengono e spostano i voti di intere aree, talvolta finanziando anche le campagne elettorali. Non converrebbe alla finanza che con quei capitali alimenta i propri investimenti; e non converrebbe nemmeno a coloro i quali purtroppo di malavita ci vivono, gente che vede in essa l’unica ancora di salvezza.
Si deduce allora come già Cavour nel 1860 strinse patti loschi con la criminalità ancora oggi il governo e i suoi rappresentanti stringono patti per la stabilità dello stato. A volte la storia insegna che gli investimenti e le opere segnano il metodo di sviluppo secondo il quale si vuole attuare la crescita di un territorio; ebbene se tutti da sempre ignorano il sud è perchè esso deve essere ignorato. Ecco perchè se leggiamo in quest’ottica i pochi progetti alcuni stupidi ed interminabili che vengono destinati al sud ci sembreranno solo dei contentini, delle opere tanto per….tenerci abboccati all’amo.
Siamo destinati ad essere minorati per sempre è questa lòa risposta che ne esce.
La seconda categoria di persone che vivono al sud, sono coloro i quali un futuro non lo hanno ora e non lo avranno mai. Sono i giovani che sono nati senza volerlo in questa terra spaccata dal resto del paese, figli dell’arretratezza essa stessa figlia di una povertà non voluta ma imposta.
Lo ha detto anche Amartya Sen (premio nobel e docente di filosofia ad Harvard), <<L’uomo è quel che gli viene permesso di essere>>.
Al sud l’unica cosa che ti è permessa è il lasciarti sopraffare, cioè l’essere costretto ad esse NULLA,oppure non ti resta che fuggire o legarti ad ambienti criminosi. Tutto ciò che si fa e che esce fuori dagli schemi che il sistema propone è considerato eversivo e cosa paradossale emergere dalla feccia lo considera eversivo anche lo stato stesso. Insomma bnoi ragazzi del sud siamo costretti ad una lotta arcigna e virile con noi stessi, con i nostri sogni e desideri che non vogliono morire e con le nostre troppe e pesanti delusioni. Noi siamo coloro i quali hanno qualcosa in meno, siamo gli agenti degradanti della società. Ci immaginano come persone che amano vivere e sguazzare in situazioni precarie, tra l’arte dell’arrangiarsi e l’immondizia. Immaginano che ci piace non avere acqua in casa nelle estati torride, nell’essere costretti a pagare il pizzo, a dover studiare in edifici squallidi antiquati che ti cadono addosso. Ci immaginano come persone che amano viaggiare con tempi enormi su relitti che chiamare treni è utopia.
Ci reputano al pari di scimmie e scimpanzè e si domandano perchè pur essendo come loro esseri antropomorfi non riusciamo a compiere l’ultimo salto evolutivo. Noi non siamo ragazzi meridionali noi siamo inferiori. Basta guardare dove i tagli alle università e al welfare sono più pesanti e fatti senza un briciolo di buon senso, al sud ovviamente. Infondo c’è da far passare un messaggio: “gli inferiori non possono emergere non possono laurearsi ne tantomeno richiedere diritti”.
La terza categoria(o anche piaga decidete voi), che abita il sud è quella di coloro che al pari dei briganti non hanno deciso di morire ne in piedi ne in ginocchio, anzi hanno deciso di non morire affatto; hanno intenzione di far morire. Sono i politici del sud che per carità con le dovute eccezioni oltre alla casta criminale sono l’unica altra casta che esiste. Sono loro insieme ai loro amici-padroni che fanno il bello ed il cattivo tempo.
Sono coloro che dalle nostre piaghe non hanno raccolte ne sangue ne sudore ma solo agiatezza e potere. Sono coloro i quali fanno parte della società del disprezzo, che al pari delle società criminali affogano la loro stessa terra. Sono loro i sub alterni che continuano a denigrare la loro e la nostra dignità. E’ vero a noi è capitato di perdere il passato, di voler cambiare pagina senza averwe il coraggio di andare a vedere cosa c’era scritto su quella che volevamo dimenticare. Invano tentiamo di ricordare ciò che non siamo. La domanda che mi pongo è se questo sud oggi può considerarsi parte di un paese o se è stato scartato apriori, scartato senza essere accettato. Insomma annesso per convenienza e poi bollato come pregiudicato.
Forse aveva ragione Tommaso Fiore:<< il sud è archeologia>>. Oppure come scriveva Franca Pinto Minerva nel suo libro “Mediterraneo”, dove un tunisino risponde:<<il mio paese? è quello che mi accetta>>. Io da questo stato non mi sento accettato, non mi sento tutelato, non ho possibilità di riprendermi quel futuro che è stato tolto a chi lo invocava prima di me. Di certo non rimmarò in silenzio davanti alle atrocità che affliggevano e affligono la mia terra calpestandola tutt’ora. Non smetterò di urlare che questo sistema politico è complice di questa situazione estrema e paralizzante, che i patti tra stato e criminalità sono defradanti e non fanno altro che dilaniare ed aumentare il distacco tra il nord evoluto ed il sud diversamente abile. Non smetyterò di credere che l’uguaglianza sia ancora possibile e che questa società fondata sul disprezzo possa crollare. Non smetterò di dire che la mafia la camorra la n’drangheta ESISTONO, sono più forti e non rubano più pecore in montagna; ma mangiano in ristoranti di lusso, che portano i colletti bianchi e siedono in parlamento tentando di assoggetare il popolo, di dissanguarlo per poter continuare a spaccarlo e incontrastatamente lucrare sulle nostre dimenticanze e debolezze.
Non smetterò di credere che un giorno sarà possibile rimescolare le carte e far cambiare la modalità di giocono facendo passare la mano da loro a noi. Non smetterò di credere che chi non si ribella a questa società, trattenendo in se la propria voce la propria faccia e il proprio impegno sia COMPLICE DI ESSA E DEL MASSACRO CHE STANNO COMPIENDO.
Non smetterò di credere,di urlare, di lottare e pensare come Borsellino che la MIA TERRA IL MIO SUD UN GIORNO SARA’ BELLISSIMO, perchè esponente in potenza di una forza di una intelligenza di uno sviluppo ancora celato anche se fanno di dutto per continuare a tenerlo nascosto e soffocarlo.
Mi sono permesso di pubblicare la tua lettera sul mio profilo FB perchè vorrei che il maggior numero di persone sappia una cosa: i giovani di questo paese ci sono e sono ancora vivi.
La tua disamina potrebbe sembrare scoraggiante, per la cruda realtà che disegna, ma è purtroppo la realtà nella quale oggi viviamo.
Da molto tempo sostengo, anche tra commenti ironici, che in Italia non è possibile realizzare una vera lotta alla criminalità, comunque la si chiami, perchè si metterebbe in ginocchio l’economia nazionale, e questo è ancora più vero al sud.
E ho sempre sostenuto che la sola speranza di salvezza è riposta nelle nuove generazioni che possono avere l’energia necessaria per combattere questo stato di cose.
Oggi finalmente ho avuto due testimonianze che mi hanno fatto capire che questo potrebbe realmente accadere: un articolo di Curzio Maltese sul Venerdì di Repubblica di questa settimana, e la tua lettera.
Sarà necessario ripeterlo sempre, ad ogni occasione: voi giovani non dovete mollare, e non dovete assolutamente permettere che nessuno giochi con il vostro futuro per di più sulla vostra pelle.
Ho un solo dubbio, ma terribilmente atroce: molti giovani stanno andando via, e questo sta diventando un paese per vecchi.
E allora non c’è tempo da perdere, chi ha la tua energia (e sono sicuro che non sei il solo) deve farsi carico di essere il motore di spinta verso il futuro: è vostro, vi appartiene, non fatevelo scippare, perchè quando avrete la mia età sarà il passato, e allora non potrete più sognare, ma solo fare bilanci.
E spero che il bilancio della vostra generazione sia migliore di quello della nostra.