Un accorato appello al Sindaco di Cerreto Sannitadi Adam Biondi. Alcune settimane fa il gruppo consiliare di minoranza “Da Sempre per Cerreto”  ha presentato una interrogazione urgente a risposta scritta e orale sull’accaduto dello scorso 15 agosto chiedendo al Sindaco di Cerreto Sannita dott. Pasquale Santagata “quali iniziative intende adottare nei confronti di chi ha impedito ad un libero  cittadino cerretese di poter esprimere liberamente il proprio pensiero così come previsto dall’art. 21 della Costituzione Italiana e dall’art 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.”

Inoltre, nella stessa interrogazione si chiedeva al Sindaco “se l’amministrazione comunale di Cerreto Sannita intenda dissociarsi dalle dichiarazioni del  Vescovo della Diocesi di Cerreto, Telese e Sant’Agata dè Goti  ed invitarlo a rimuovere quelle dichiarazioni espresse pubblicamente sul sito della Diocesi Cerreto, Telese e Sant’Agata De’Goti il 10 aprile 2010 che, per come si leggono, sono esplicitamente volte a sottrarre all’amministrazione della giustizia, nel caso ne venisse a conoscenza, i presunti responsabili di gravi delitti nei confronti dei bambini.”

Credo che queste due domande abbiano messo il Sindaco di Cerreto Sannita in una situazione davvero difficile (politicamente parlando). Egli può infatti affermare che non siano gravi (…) le affermazioni di mons. Michele De Rosa su ebrei e preti pedofili o può, come auspico io, il testo dell’interrogazione e tutte le persone di buon senso, chiedere a Sua Eccellenza Mons. De Rosa, a nome dei cittadini cerretesi, di ritirare l’intera dichiarazione resa ad aprile all’Agenzia ASCA e riportata (ancora) sul sito internet della Diocesi perché quelle parole contrastano palesemente con la legge canonica (nella guida sulle procedure canoniche della Congregazione per la dottrina della fede, che raccoglie le disposizioni del Motu Proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela” del 30 aprile 2001 e del Codice di diritto canonico, vi è scritto “si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità”), la legge italiana (non denunciare, come ha affermato il Vescovo, preti pedofili pentiti equivale a favoreggiare un reato ex art. 378 codice penale; tra l’altro la legge prevede che il reato di favoreggiamento persiste anche quando la persona favoreggiata viene dichiarata innocente ex art. 378, ultimo comma codice penale), con i dettami del Santo Padre (che ha invitato più volte le autorità ecclesiastiche a collaborare con le autorità civili preposte) e con.. il buon senso. E proprio la violazione da parte del nostro Vescovo della disposizione scritta emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede ha giustificato il ricorso in Vaticano presso la Segreteria di Stato e la Congregazione dei Vescovi per chiedere urgenti provvedimenti in merito alle sconcertanti dichiarazioni di mons. Michele De Rosa su ebrei e pedofilia.

Vorrei chiedere in questa sede al mio Sindaco dott. Pasquale Santagata, in merito a quanto chiesto nella interrogazione consiliare, di invitare il Vescovo a ritirare interamente la dichiarazione rilasciata all’Agenzia ASCA del 3.04.2010 perché parole come ““Non denuncerei alla polizia un prete accusato. Soprattutto se si e’ pentito sinceramente, lo toglierei di la’ e lo metterei in un posto dove non puo’ piu’ far male, dove avrebbe meno tentazioni” oppure come Capisco che [gli ebrei n.d.a.] abbiano sofferto con l’olocausto, ma non possono farne una bandiera” non devono passare inosservate perché sono gravissime.

Le dichiarazioni di mons. De Rosa non solo hanno creato sconcerto fra le associazioni di lotta alla pedofilia e fra la gente comune ma hanno addirittura provocato la dura reazione della comunità ebraica italiana che tramite il rappresentante nazionale Gadi Polacco ha così commentato il fraseggio di mons. De Rosa:

Siamo “permalosi”, ci manda a dire il vescovo di Cerreto Sannita Michele De Rosa il quale, partendo dallo scivolone di padre Cantalamessa che citando un “amico ebreo” aveva azzardato un paragone tra antisemitismo ed i presunti attacchi in corso nei confronti del Papa, si produce poi in un vero e proprio sfogo nel quale sembra confessare di non poterne più delle pretese di questi ebrei : ”Preghiamo perché si convertano e non va bene, abbiamo tolto l’espressione ‘perfidi giudei’, e non va bene, papa Benedetto XVI ha cambiato la preghiera del Venerdì Santo nella messa tridentina, e non va bene. Bisogna sempre chiedere scusa ogni volta, mi sembra ci sia una reazione esagerata”.”…Capisco che abbiano sofferto con l’Olocausto, ma non possono farne una bandiera…”, è un’altra “perla” del De Rosa  pensiero. Il Vescovo De Rosa è membro della Commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo e, a parte lo stress che pare aver accumulato, mi conferma ancora una volta la saggezza di un detto americano che spesso mi viene ricordato: “con amici così, chi ha bisogno di nemici?!”. E gli ebrei tutti hanno per amico Sue Eminenza Reverendissima Monsignor Michele De Rosa, vescovo di Cerreto Sannita, talmente buono che arriva perfino a capire – aprite bene le orecchie perché questa è forte davvero – che abbiano “sofferto con l’Olocausto”[…]” (Fonte: Rassegna UCEI, 4.04.2010)

Signor Sindaco, la Sua elezione per molti versi ha rappresentato una svolta positiva nella politica cerretese. Lei ora può scegliere se continuare ad ossequiare Mons. Michele De Rosa anche quando le sue affermazioni sono così palesemente in contrasto con la legge canonica, con la legge italiana e con i dettami del Santo Padre o, viceversa, può preferire di onorare quei valori di giustizia, di difesa della legge, di lotta ai pedofili e ai loro protettori che per l’area politica dalla quale Lei proviene, la destra sociale, sono stati sempre dei fertili e giusti cavalli di battaglia.

In conclusione trascrivo uno dei tanti commenti che gente comune, padri e madri di famiglia, nonni e giovani, hanno lasciato circa le sconcertanti affermazioni di Mons. Michele De Rosa. È un commento che deve farci riflettere e che in particolare deve far riflettere chi, forse preso dalla frettolosa voglia di scrivere all’Agenzia ASCA il 3.04.2010, non si è ancora accorto di aver offeso con le sue dichiarazioni tanti piccoli angeli innocenti:

Sono indignata, come cittadina, come donna, come mamma e come psicoterapeuta. I cittadini chiedono che la legge sia uguale per tutti, e che i preti che si macchiano di reati vergognosi e indegni siano tempestivamente assicurati alla giustizia, una volta che si sia appurata la loro colpevolezza.

Nessuno vuole mettere alla gogna tutti i preti, ma che vengano giustamente condannati coloro per i quali sussistano le prove dell’abuso.

Il dolore dei bambini sessualmente abusati è indicibile. E’ un dolore lancinante, profondo, innominabile, impensabile, imprevedibile. Non ci sono parole per dire, che colgano appieno l’orrore, l’impotenza, l’assurdità.
Indicibile perché non si può dire, non si deve dire, non si osa comunicare: rappresenta l’onta, lo sporco interiore, la colpa, la vergogna senza fine, la punizione, il vuoto di un corpo reificato, reso non solo oggetto ma carpito nella soggettività.
Il bambino abusato sviluppa una completa disistima di sé, la continua sensazione di essere indegno, di non meritare l’amore di nessuno, di non poter amare nessuno, di non valere assolutamente niente.
Indicibile è la violazione inscritta nel corpo, è la scissione con cui si vede quello che malauguratamente è ancora il proprio corpo, e che viene sentito come qualcosa di osceno alla mercè dello sguardo altrui, sguardo che ancora una volta può sondare, guardare, colpire, invadere, strisciare, penetrare.
Indicibile è dover convivere con chi dà orrore e dovrebbe dare riparo, con chi spaventa e oltraggia, mentre dovrebbe confortare.

Indicibile è il non avere parole che vengano credute, è l’ostinazione o la complicità di chi sa e non interviene, di genitori o educatori che pur di non “disgregare” la famiglia o la comunità parrocchiale fanno finta di non vedere. I bimbi non hanno riparo: se non hanno parole hanno gesti, hanno giochi (i giochi in cui spesso ripropongono ciò che subiscono), hanno sintomi (diventano chiusi, ribelli, o magari instabili, ipercinetici, ipersessualizzati, strafottenti). Però i bimbi non hanno riparo: non è vero che questa cultura tutela l’infanzia. E’ una favola costruita a tavolino.

Noi adulti spesso non sappiamo ascoltare. Siamo distratti. I bimbi parlano in mille modi. Ma noi siamo distratti, o abbiamo fretta. O abbiamo paura.

I bimbi abusati non possono nemmeno attingere alla grande forza dell’indignazione. Non sanno che è possibile indignarsi, non sanno che ciò che capita a loro non è loro colpa.

Perciò è inaccettabile la posizione del Vescovo De Rosa, che ricalca, purtroppo, una frangia troppo numerosa della stessa Chiesa Cattolica. Mettere in discussione l’operato della Chiesa su questo punto (cioè il non aver mai denunciato all’autorità giudiziaria i preti pedofili, ma averli per lo più allontanati nella speranza -!- che non facessero più danni) resta su questo pontificato e su quelli precedenti come un macigno enorme a cui la storia, prima o poi, chiederà conto.

(Carmela Longo, psicoterapeuta, postato il 28.07.2010 sul blog ViviTelese.it)

Ribadisco ancora una volta, a scanso di falsi e sterili equivoci, che mons. Michele De Rosa nelle dichiarazioni contestate non si riferisce ad un prete accusato ingiustamente bensì ad un prete pentito (basta concentrarsi nella lettura delle parole “soprattutto se si è pentito sinceramente”), cioè ad un prete che ha commesso il reato. Infatti, nel vocabolario, alla voce pentimento c’è scritto: “il pentimento è una sensazione che si prova quando si ritiene di aver commesso qualche errore”, in questo caso il reato di pedofilia che, sempre a scanso di equivoci, è punito severamente dal nostro codice penale.

E per dovere di cronaca ricordo che il 6.09.2010 la Suprema Corte di Cassazione, il massimo organo giudiziario italiano, in merito ad un prete che non aveva denunciato alle autorità civili presunti abusi sessuali dei quali era a conoscenza, ha stabilito che il sacerdote «già di fronte alla prima e anche più modesta segnalazione, deve scattare (…), intervenire, chiarire e adottare i provvedimenti più opportuni del caso per prevenire il rischio di ripetersi di episodi del genere (e ciò ancor prima che si valichi la soglia del penalmente rilevante)». Alla luce di questa chiarissima sentenza della Corte di Cassazione, che vale come “precedente vincolante” per le future controversie, è ancora più doveroso che il Sindaco di Cerreto Sannita anche nella qualità di Ufficiale di Governo chieda di ritirare le dichiarazioni di mons. Michele De Rosa o quantomeno di uniformarle al diritto italiano e a quello canonico anche perché nell’ambito della Chiesa Cattolica una disposizione della Congregazione per la dottrina della fede ha sicuramente molto più valore del parere fortemente isolato, giuridicamente incompatibile e socialmente incomprensibile del nostro Vescovo.

Distinti saluti.

Cerreto Sannita, 30.09.2010

Adam Biondi

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