Lettera aperta ai Sanniti del Matesedi Luigi Rotondi. La Provincia di Benevento ha avviato i festeggiamenti in onore dei centocinquant’anni di vita nel momento in cui ha accettato il progetto di morte del territorio matesino, avviato con la chiusura (perché di chiusura si tratta) dell’Ospedale Civile di Cerreto Sannita.

Mi chiedo: può questo lembo del Sannio rimanere legato alla Provincia di Benevento ed alla Campania?

Ed ancora: può Cusano Mutri farsi trascinare dalla bassa politica beneventana sul terreno dello scontro di campanile con Cerreto Sannita per il servizio 118?

Ed infine: può Cerreto Sannita scippare (perché di scippo si tratta) il servizio sanitario 118 al Comune di Cusano Mutri che ha lottato lealmente per la non chiusura dell’Ospedale Cerretese?

Siccome i diritti del territorio vanno difesi senza mezze misure, mi permetto di chiedere – ancora una volta – le dimissioni immediate dei Sindaci ed anche dei Consiglieri Provinciali di zona.

Non per votare fra sei mesi, ma per non votare per anni, onde gli Organi Istituzionali capiscano che la popolazione di questo territorio è stanca di subire tradimenti ed ingiustizie.

Guardia Sanframondi, lì 12 Ottobre 2010.

Avv. Luigi Rotondi

(Fondatore del Movimento Politico Sannio Unito)

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1 commento

  1. Sono numerose le disfunzioni pubbliche che toccano direttamente il cittadino. Quando si parla di salute, credo che si tocchi uno degli argomenti fondamentali alla sopravvivenza stessa, ancor prima di altri che potrebbero semplicemente (?) migliorare la qualità della vita. La denuncia dell’avv. Rotondi è una ennesima voce in un coro che canta all’unisono ma sostanzialmente inerme di fronte al senso di irresponsabilità di chiunque si occupa di amministarzione pubblica. Mi dispice ma è doveroso coinvolgere chiunque, per una ragione semplice. La storia è dietro di noi ed abbiamo consolidate dimostrazioni che non è una questione di colore, di persone o di idee.
    Io, non sono certamente l’ennesimo mago che ha la soluzione del problema ed aggiungo che non ne sono nemmeno capace e non è mio compito. Milimito ad essere un contribuente che fa la sua parte in un contesto sociale in cui Il mio ruolo è caratterizzato dal dovere di pagare le tasse, certo ma, anche dal diritto di avere un servizio. In un contesto sempre più caratterizzato da un’amministrazione pubblica di tipo federale, dovrebbe essere maggiormente individuabile un soggetto resonsabile di disservizio sociale ma questo non è mai accaduto e ho ragioni di temere che non accadrà neanche in un a forma di federalismo più incisiva.
    La rinuncia al voto auspicata da Rotondi, è una forma vicina anche al mio pensiero ma debole. Troppo debole. Non funzionerebbe. Sappiamo bene che qualsiasi idea, per avere una speranza attuativa necessita di una forza di visibilità, e, un ‘non voto convinto’ sarebbe troppo invisibile rispetto alla massa di voti senza convinzione.
    Io ritengo invece, che il cittadino disponga di strumenti che avrebbero una straordinaria potenza anche senza raggiungere necessariamente quote significative. Lo so che è un paradosso ma dico ad un avvocato che abbiamo bisogno di un avvocato. Di un buon avvocato e in due parole una ‘class action’. Un piccolo gruppo di cittadini che per una volta, in assenza di un diritto fondamentale, chieda di essere risarcito dall’ammistrazione pubblica in ragione di un servizio dovuto e non espletato. Se non ricevo un servizio perche devo pagarlo? Una sorta di a-partito consapevole della propria condizione di impotenza verso la propria classe amministratrice che, pur non dovendo fare di ‘tutt’erba un fascio’, ma, assolutamente compattiva nell’esimersi dalle responsabilità oggettive, finisce per omologarsi in uno straordinario ‘carnevale delle buone intenzioni’ (non ricordo dove ho letto questa frase ma penso che in questo contesto suona bene).

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