Pericolo eternit nell’Oasidi Camillo Campolongo. Nei giorni scorsi una catasta di pensiline di eternit, probabilmente scaricate da un autocarro, è comparsa lungo la strada circumlacuale tra Campolattaro e Morcone, nel territorio dell’Oasi WWF “Lago di Campolattaro”. Come è noto, l’eternit è composto da cemento impastato con fibre di amianto che ne ha determinato un grande successo ed una larga diffusione fino agi primi anni novanta, quando si scoprì l’effetto cancerogeno dell’amianto. Da allora, i manufatti in eternit sono progressivamente smantellati e le norme prevedono lo smaltimento a cura di imprese specializzate e presso siti autorizzati.

Evidentemente, qualcuno ha trovato una soluzione più sbrigativa, scaricando sulla collettività il problema: ora si attende che i Sindaci e le Autorità competenti provvedano rapidamente alla rimozione ed allo smaltimento, prima che i residui di amianto si disperdano nell’Oasi. Se poi le Forze dell’Ordine riusciranno ad individuare anche gli autori del gesto criminale…

Casualmente, questo misfatto capita proprio nei giorni del ritorno dell’emergenza rifiuti nel napoletano. Da tanti, troppi anni, in Campania, quando si parla di rifiuti, si discute solo dello stadio finale dello smaltimento. Cioè quando i rifiuti sono accumulati per strada e si deve provvedere alla raccolta ed al trasferimento degli stessi per toglierli, giustamente, dagli ambienti urbani. Si tratta di un modo di ragionare assurdo, improduttivo e fuorviante, che ha generato finora le tante emergenze catastrofiche di questi ultimi anni, senza mai risolvere seriamente l’emergenza che dura ormai dal febbraio 1994.  La nostra società ha pensato di sbarazzarsi dei rifiuti stipandoli nelle discariche e sotterrandoli, oggi si insegue il mito dell’incenerimento, sperando che i rifiuti possano sparire d’incanto

L’unica soluzione realmente efficace è: attuare una seria e sistemica politica dei materiali, fondata sulla riduzione della produzione di rifiuti e sul recupero di materia attraverso la selezione alla fonte. Solo dopo aver definito ed attuato raccolta differenziata spinta si potrà discutere dello smaltimento della quota residuale dei rifiuti: e si scoprirà che un inceneritore crea più problemi di quanti ne risolva: irrisoria produzione di energia, inquinamento di acqua, aria e suolo, contributo all’aumento dei gas climalteranti. Il WWF ha denunciato da molti anni l’inefficacia delle politiche commissariali e sollecitato il passaggio delle competenze alla Regione, Province e Comuni. Inoltre si deve realizzare ancora un anello importantissimo del cosiddetto “ciclo integrato dei rifiuti”, rappresentato dagli impianti per il trattamento della frazione umida dei nostri rifiuti. Si parla di impianti di compostaggio, se la biofermentazione avviene sempre in presenza di ossigeno; di impianti biodigestori anaerobi se la fermentazione avviene sempre in assenza di ossigeno e di forme miste (ad es. compogas) se le linee di trasformazione sono integrate dalle due tipologie di bioprocesso suddette. In altre parole, in Campania abbiamo assolutamente bisogno INNANZITUTTO di questi tipi di impianti per poter affrontare seriamente e serenamente il futuro dello smaltimento dei rifiuti.

Allegati:
foto della catasta di eternit abbandonata nell’Oasi (V. Mancini)

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