di Adam Biondi. Gentile Padre Filippo Figliola, ho appena letto la Sua lettera aperta rivolta al periodico di informazione “Fuori dal Comune” di Castelvenere e siccome Lei è la prima persona che manifesta apertamente la propria solidarietà a mons. Michele De Rosa in merito alle sue affermazioni sulla pedofilia, credo sia d’obbligo risponderLe anche per buona educazione e senso civico.
Innanzitutto voglio complimentarmi con Lei: dopo due mesi dalla pubblicazione della mia lettera aperta di dissenso contro le dichiarazioni del nostro Vescovo sono riuscito finalmente a trovare una persona che difende pubblicamente le affermazioni di Mons. Michele De Rosa. Ma come dimostrerò in questa nota, Lei ha ottenuto l’effetto contrario perché con le sue tesi ha dimostrato ancora di più la assoluta non difendibilità delle dichiarazioni del nostro Vescovo rilasciate all’Agenzia ASCA il 3.04.2010.
Don Filippo Lei scrive “L’intervento del vescovo sottolineava che un’accusa non è equivalente alla realtà dei fatti, che va, invece, confermata da prove. Quante smentite talvolta, quanti traumi per un’accusa risultata poi infondata!”. Don Filippo, ma cosa scrive!?! Lei crede forse che noi non conosciamo il significato delle parole? Don Filippo, anche i bambini comprendono che il nostro Vescovo dice tutt’altro!
Mons. Michele De Rosa, nella sua “famosa” dichiarazione sulla pedofilia dice ““[…] Non denuncerei alla polizia un prete accusato. Soprattutto se si e’ pentito sinceramente, lo toglierei di la’ e lo metterei in un posto dove non puo’ piu’ far male, dove avrebbe meno tentazioni […]”.
Il Vescovo, quindi, non si riferisce ad un prete accusato ingiustamente ma bensì ad un prete PENTITO (basta concentrarsi nella lettura delle parole “soprattutto se si è pentito sinceramente”), cioè ad un prete che ha commesso il reato. Infatti, nel vocabolario, alla voce pentimento c’è scritto: “il pentimento è una sensazione che si prova quando si ritiene di aver commesso qualche errore”, in questo caso il reato di pedofilia.
Pertanto se la Sua intenzione era quella di “coprire”, tra l’altro maldestramente, le dichiarazioni di Mons. Michele De Rosa, mi dispiace ma non ci è riuscito perché è innegabile il fatto che il Vescovo si riferisse ad un prete pentito e quindi che ha commesso il reato.
Basterebbe solo questa semplice puntualizzazione per spegnere la Sua sterile polemica che tra l’altro non Le fa onore. Lei forse non si ricorda di me ma io avevo un ottimo ricordo di Lei, almeno per quelle volte che l’ho incontrata mentre facevo volontariato religioso nella mia Parrocchia.
Numerosi volontari cattolici ed addirittura alcuni sacerdoti della Diocesi (se vuole in privato le dico anche i nomi) si sono complimentati con me per la contestazione delle gravissime e ripeto, gravissime dichiarazioni di mons. Michele De Rosa sulla pedofilia. E se devo essere sincero, è proprio grazie al sostegno di queste tante persone, tutti cattolici praticanti, che abbiamo potuto presentare l’esposto in Vaticano e così continuare la nostra battaglia in difesa della legge italiana, di quella canonica e.. del buon senso!
Forse Lei non se ne è accorto, ma le affermazioni di mons. Michele De Rosa (come già ho chiaramente esposto in un altro articolo sul blog ViviTelese) contrastano in modo indubitabile con quelle del Santo Padre e con le disposizioni della Congregazione per la Dottrina della Fede. Infatti, nella guida sulle procedure canoniche della Congregazione per la dottrina della fede, che illustra le disposizioni cui si devono rigorosamente attenere le autorità ecclesiastiche di fronte a casi di abusi sessuali su minori (la guida raccoglie le disposizioni del Motu Proprio “Sacramentorum sanctitatis tutela”si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità”. E seguire la legge civile significa denunciare il prete pedofilo alle autorità preposte, al contrario di quanto afferma Mons. Michele De Rosa. del 30 aprile 2001 e del Codice di diritto canonico), vi è scritto “
E qui sorge un’altra domanda: Don Filippo, ma come, Lei difende così apertamente le dichiarazioni di Mons. Michele De Rosa quando quelle stesse dichiarazioni sono palesemente in contrasto con quelle dei vertici della Chiesa Cattolica!?
Non avevo cognizione del fatto che la Diocesi di Cerreto, dal punto di vista del diritto canonico, portasse precedenza rispetto alla Congregazione per la dottrina della fede ed addirittura rispetto al Santo Padre!!
Ma tornando alla Sua lettera, Lei afferma che io lo scorso 15 agosto abbia commesso “sacrilegio” essendomi “servito di una manifestazione religiosa (una processione) per accusare in pubblico” mons. Michele De Rosa.
Evidentemente Lei è male informato. Scorrendo un vocabolario, alla voce “sacrilegio” c’è scritto che “il sacrilegio è una profanazione o un oltraggio recato a ciò che è sacro.” Non sapevo che mons. Michele De Rosa fosse già venerabile e di conseguenza.. sacro! Io ho semplicemente detto “Si vergogni” al Vescovo. Successivamente, quando è passata la Madonna (e ciò mi è stato riconosciuto dagli stessi membri del comitato della festa e dalle persone presenti in loco) da buon cattolico, ho fatto il segno della croce e ho chinato il capo. Solo se il Vescovo avesse portato con sé il Santissimo Sacramento allora sì, poteva dire che io ero inceppato nel sacrilegio. Ma in questo caso no: mi dispiace ma anche quest’altro Suo maldestro tentativo ha avuto durata breve.
Don Filippo La invito vivamente a dissociarsi, come hanno fatto altri suoi colleghi, dalle dichiarazioni di Mons. De Rosa. La gente è preoccupata: giovani, nonni, padri, madri, tutti angosciati per queste Vostre prese di posizione assurde nei confronti degli abusi sessuali che minano la Chiesa Cattolica. Ma come non fate a rendervi conto della gravità di queste affermazioni? Perché vi rifiutate di comprendere che la pedofilia è un reato e che va perseguito come per legge. Perché cercate di proteggere a tutti i costi i preti pedofili? Perché? Perché? (Ovviamente queste ultime domande retoriche non sono rivolte a Lei ma bensì a quella parte del Clero che è responsabile di tali mancanze).
Confido che l’esposto presentato alla Segreteria di Stato Vaticana e alla Congregazione dei Vescovi riesca a mettere finalmente fine a questo indecoroso spettacolo che una parte del Clero locale, per fortuna risicata, sta dando di sé.
Io, da cattolico praticante, mi sento offeso dal Vostro modo strambo e superficiale di affrontare la questione dei casi di pedofilia all’interno della Chiesa Cattolica.
Infine, è giusto porgere i miei ringraziamenti alla redazione “Fuori dal Comune” che in nome di una libertà di stampa che in Italia alcune volte scarseggia, ha voluto pubblicare nello scorso numero del suo periodico la mia lettera aperta scritta a luglio. Giovani autori, vi invito ad andare avanti per la Vostra strada seguendo l’unico vostro mandato: quello della libertà di informare. Non date MAI importanza a coloro che, per paura della verità, vogliono censurare qualche vostro articolo.
Distinti saluti.
Cerreto Sannita, 15 settembre 2010
Adam Biondi