di Carlo Franco. Da Realtà Sannita Anno XXIII n° 13 16/31 luglio 2010 pag. 4 Ma la minoranza non si associa e perde una buona occasione di dimostrare un serio impegno civile.
Seduta animata quella (ultima) del Consiglio Comunale di Telese non per una normale e democratica dialettica di parte che porta (o dovrebbe portare) poi al confronto delle idee per scegliere infine il meglio a favore della comunità amministrata, ma perché all’ordine del giorno c’era un punto molto importante. Si trattava di decidere il da farsi su un argomento che ha tenuto banco nella cittadina termale (e non solo) in questi ultimi mesi e che ancora oggi, forse più di ieri, appassiona ed interessa molto per i risvolti che potrebbe avere.
Parliamo della “tangentopoli telesina”, a proposito della quale il Consiglio Comunale era chiamato a pronunciarsi sulla ipotesi di “autorizzare il sindaco pro tempore del Comune di Telese Terme a costituirsi parte civile nel procedimento penale” nei confronti degli imputati.
In realtà l’autorizzazione era stata già concessa con una delibera di giunta ma si è portato l’oggetto della discussione del Consiglio per osservare precise procedure tecniche. Gli accusati di aver imbastito la tangentopoli telesina sono stati chiamati a giudizio, procedura che ha avuto inizio il 14 luglio scorso e che è stata aggiornata al prossimo mese di ottobre.
Con il giudizio della magistratura finalmente si farà luce (si spera che sia luce vera) su questi fatti che hanno sconvolto l’intera comunità, sia gli inquisiti diretti che potranno dimostrare ai giudici la loro estraneità (o meno) ai fatti loro imputati, sia la gente comune che vuole sapere se è vero o no quanto espresso dai pesanti capi d’accusa.
In questa situazione quindi, quella che doveva essere una semplice ovvietà, cioè un fatto consequenziale, la costituzione di un giudizio dell’Ente Comune che potrebbe essere stato danneggiato (e questo a tutela degli interessi dei cittadini tutti della comunità) diventa un fatto straordinario che crea mugugni nella società civile (una piccola parte) oltre che nel Consiglio Comunale.
Ma, mentre il mugugno della società civile si può capire (qualcuno è interessato direttamente), non si capisce tanto la strumentalizzazione che hanno cercato di fare i consiglieri di minoranza che forse (diciamolo) non avrebbero voluto una tale decisione. Forse sarebbe stato più corretto e dignitoso un voto unanime del civico consesso a favore di questo atto (costitutivo) che avrebbe tra l’altro significato una bella espressione di società matura che aspetta con serenità il giudizio della magistratura, ma che intanto doverosamente assume posizioni di cautela che garantiscano eventualmente la intera comunità per danni subiti, sia materiali che di immagine.
CARLO FRANCO