di Emidio Civitillo. Ricordiamo che la natura non solo affascina, ma costituisce anche una forte attrazione turistica, per cui ha anche una notevole rilevanza economica, specialmente per le zone interne come la nostra,
che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo. Pertanto, quando si parla di natura, si fa anche un discorso di ECONOMIA o, se vogliamo, di convenienza economica.
In seguito a diverse richieste, presentiamo questa volta la “quaglia”, un uccello di carattere timido e diffidente: è assai più facile udirne il canto che vederla.
BUONA LA SUA PRESENZA QUEST’ANNO NELL’AREA MATESINA
Se si riesce a vederla da vicino, la quaglia è inconfondibile, anche se a prima vista questo uccello si può scambiare per un giovane di pernice o di fagiano. Tuttavia, essa ha un’indole tanto schiva che è difficile osservarla anche quando ve ne sono molte.
Le quaglie si vedono di rado perché evitano di spiccare il volo, salvo che non ci si avvicini troppo (a qualche metro o anche meno). È molto più frequente sentirne il richiamo, un caratteristico suono trisillabico, “quit – qui-quiit”, che spesso è l’unico segnale della presenza di questi uccelli. Solo i cani da caccia, appositamente bene addestrati, riescono (ma non sempre) a scovare le quaglie e a costringerle a spiccare il volo dall’erba più o meno fitta (e più o meno alta) in cui sono ben nascoste.
Le quaglie arrivano dai quartieri di svernamento africani a primavera, da metà aprile a metà giugno, e ripartono in autunno da fine agosto ad ottobre dopo aver allevato i piccoli.
Anche nel territorio matesino la quaglia è stazionaria soltanto nel periodo riproduttivo, che va dalla primavera all’inizio dell’autunno, quando torna a svernare in Africa.
Le zone abitualmente frequentate sul versante beneventano del Parco del Matese sono costituite dai pascoli montani in territorio di Cusano Mutri, Pietraroja e Morcone, fino alla parte alta del territorio cerretese.
La permanenza dei giovani in autunno tende a protrarsi a causa della necessità di acquisire le dimensioni e la robustezza degli adulti per affrontare il non facile viaggio migratorio verso le zone di svernamento.
La stagione riproduttiva è preannunciata dai canti d’amore dei maschi di tono profondo e miagolante, ai quali rispondono quelli sommessi e pigolanti delle femmine.
Essendo di carattere timido e diffidente, ama restare nel folto delle erbe e sfuggire le eventuali insidie di pedina tra la vegetazione piuttosto che levarsi in volo.
Da alcuni decenni, a causa della progressiva diminuzione numerica in tutto il suo areale di distribuzione, anche nel Parco del Matese la sua presenza si è sensibilmente ridotta. Vi sono annate, però, caratterizzate da una notevole presenza, dovuta all’andamento della migrazione, che può essere condizionata da svariati fattori (soprattutto i venti e le condizioni meteorologiche).
COME RICONOSCERLA – La Quaglia (coturnix coturnix) è di forma simile a quella di una pernice, è però assai più piccola. Ha corpo raccolto con testa tondeggiante, becco breve un po’ ricurvo all’apice, coda corta costituita da 10 – 12 timoniere ad apici arrotondati. Il tarso è privo di sperone e i piedi hanno tre dita anteriori piuttosto snelle e uno posteriore, l’alluce, più piccolo e inserito un po’ più in alto degli altri. Il piumaggio è molto mimetico, con colore dominante fulvo – giallastro barrato di bianco, fulvo e nero con strie chiare e scure sui fianchi. Il becco è bruno scuro e i tarsi sono bruno – giallo chiari. Nei due sessi la colorazione delle parti superiori è assai simile, mentre nelle parti inferiori la femmina presenta la gola bianca, anziché bruno scura o nera, il petto con piccole macchie nere e i fianchi meno castani. Non rari sono gli individui melanici e isabellini. In volo questa specie si riconosce assai agevolmente, oltre che per le piccole dimensioni, la coda brevissima, la colorazione mimetica e il volo basso e rettilineo con rapidi battiti d’ala, anche per le ali lunghe e relativamente appuntite, che ne testimoniano le abitudini decisamente migratrici. Un carattere distintivo, che consente di rilevarne la presenza in natura, è il richiamo del maschio, emesso anche di notte, o la sommessa e pigolante voce della femmina; del tutto inconfondibile è pure il canto d’amore miagolante del maschio. Lunghezza: cm 17. Peso: g 80 – 100.
ALTRE CARATTERISTICHE – E’ di indole solitaria e si riunisce in branco coi suoi consimili solo per compiere la migrazione, che si svolge per lo più di notte. Per quanto terragnola, ottima pedinatrice e riluttante a prendere il volo, che è rettilineo, a poca altezza dal suolo, con rapidi battiti d’ala e raramente di lunga durata, si dimostra una buona volatrice durante la migrazione, compiendo lunghi tratti a velocità relativamente sostenuta, calcolata attorno ai 70 km/ora. E’ attiva nelle ore diurne, mentre trascorre il riposo notturno in depressioni del terreno riparate dal vento. Abita zone aperte con bassa vegetazione, di preferenza asciutte durante la nidificazione, come steppe, praterie incolte, campi coltivati a frumento, segale, miglio e foraggere (erba medica, trifoglio, ecc.), ma nell’ampio areale è presente tanto nelle umide praterie quanto negli asciutti altopiani etiopici e tibetani, fino ad altitudini di 3.000 metri. La Quaglia si ciba essenzialmente di sostanze vegetali, sebbene in primavera ed estate appetisca pure insetti ed altri piccoli invertebrati, che costituiscono un nutrimento integrativo assai importante anche per i piccoli, bisognosi di proteine animali nella fase di accrescimento.
ASPETTI RIPRODUTTIVI – E’ ritenuta specie poligama, ma alcuni autori sostengono essere monogama. I maschi difendono il territorio occupato con ostinazione da eventuali contendenti, coi quali si accendono di frequente aspri e furiosi combattimenti. Alla sola femmina spetta il compito dell’incubazione delle uova e dell’allevamento dei piccoli. Il nido viene predisposto in una piccola cavità del terreno rivestita di erbe e nascosta tra la bassa vegetazione, dove vengono deposte da 8 a 12 uova piriformi di colore bruno chiaro o olivastro, con macchie marmorizzate marroni. L’incubazione si protrae per circa 17 giorni. La prole è precoce e i pulcini sono in grado di abbandonare il nido dopo poche ore dalla nascita e all’età di circa tre settimane sono già dei discreti volatori, ma necessitano dell’assistenza della madre per altre sei o sette settimane, cosicché la famiglia rimane unita fino all’autunno. La femmina mostra una particolare attenzione nella sorveglianza della prole.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA – E’ diffusa in tutta l’Europa temperata, dalle isole dell’Atlantico al Giappone e alla Corea, con esclusione delle regioni a nord del Circolo Polare Artico. Le popolazioni europee svernano dal bacino del Mediterraneo all’Africa equatoriale, quelle asiatiche nell’Asia meridionale, dall’Arabia alla Tailandia.
In Italia è presente la sottospecie nominale Coturnix coturnix coturnix come nidificante e di passo. Anche in Italia la Quaglia è quasi ovunque in diminuzione più o meno sensibile, conseguenza da un lato dell’irrazionale pressione venatoria esercitata in diversi Paesi mediterranei, dall’altro della crescente trasformazione delle zone incolte, dell’adozione di tecniche agricole altamente specializzate e del massiccio impiego di pesticidi. Un cenno a parte merita la sottospecie Coturnix coturnix japonica, diffusa oltre che in Giappone nella zona dell’Amur e in Corea. Oggetto di allevamento nei paesi di origine come animale domestico fin dalla fine del XVI secolo, la Quaglia giapponese è stata introdotta in tempi recenti con gli stessi fini anche in Europa e in particolare in Italia. Nel nostro Paese l’allevamento non è stato indirizzato solo verso la produzione di uova e di carne a scopo alimentare, ma anche di soggetti da liberarsi in natura per consentire l’addestramento dei cani da caccia, quando non addirittura per tentare dei ripopolamenti a fini venatori, peraltro senza alcun risultato positivo.
Luglio 2010
Emidio Civitillo
bellissima foto, grazie.