Telese nova, tra 'industrie di brogli e appalti'di Flaviano Di Santo. Ce steva na’ vòta nu’ paisiello, piccereniello, piccereniello, appullaiato sott’a nu’ monte, nun jate ‘e pressa, ca mớ v’arracconto … Con queste parole il cantastorie telesino Affinito, introduce una delle sue più godevoli composizioni che credo, i lettori di Vivitelese ben conoscono.

Per avere un’idea di quanto na’ vòta fosse ‘piccereniello’ Telese, esiste un censimento del 1861 in cui risultano 494 residenti, di cui 379 presenti. Per precisione, nel 1861 il ‘paisiello’ era una località frazione di Solopaca e considerando le abitazioni rurali, il nucleo (le putechelle?) doveva essere al massimo una cinquantina di famiglie. Se andiamo ancora più indietro nel tempo, scompare anche l’entità di frazione in quanto dal ‘600, la zona sembra essere particolarmente insalubre per le ‘mofete’ e le popolazioni più antiche si spostarono nelle colline limitrofe.

Un vuoto temporale di due secoli che, insieme ad una delocalizzazione geografica ed integrazione culturale diversa, credo siano elementi più che sufficienti per poter dire che la Telese 800esca e quindi Telese Terme, sia una cosa ben diversa dalle versioni più antiche, a cui il suo nome s’ispira. Tuttavia, è luogo comune identificare con Telese Terme, l’evoluzione delle cinque ricostruzioni storiche che risalgono fino alla remota epoca sannitica. Fatta questa importante premessa, torniamo a quel 1861, sul finire del periodo borbonico. La condizione geografica di Telese non sembra essere molto felice in quanto è circondata da fiumi e montagne. La viabilità della zona è piuttosto scadente e la visibilità di Telese è oscurata dal ‘ponte di ferro’ di Solopaca, da cui dipende anche politicamente e su cui si paga anche un pedaggio per attraversare. Altri accessi in attraversamento al Calore avvengono con le scafe ma questo limita fortemente una possibilità di sviluppo per le risorse naturali del luogo.

A questo punto entra in azione un personaggio, Achille Iacobelli, che viene così descritto dal Riccardi “un omino piccolo di statura, ma fornito di grande talento naturale e di fenomenale iniziativa che, disceso a Telese dalla vicina S. Lupo, guardò le cose con occhio linceo e clinico e, del migliore sfruttamento della potente e naturale risorsa dell’acqua di cui abbonda Telese, fece il suo programma di vita”. Credo sia una descrizione che calza su una figura che oggi si definirebbe semplicemente ‘imprenditore’.

La ‘fenomenale iniziativa’ a cui si riferisce il cronista va ricondotta alle numerose attività che Iacobelli ha avviato a Telese. L’attività dei mulini già attiva, fu da lui trasformata in una segheria per marmi, di cui ottenne il brevetto e licenza esclusiva. La materia prima veniva da Pietraroia e con gli scarti di lavorazione, adeguava la viabilità per Cerreto, Castelvenere e Guardia.

Costruì ed avviò uno stabilimento termale privato, anticipando i Minieri, mentre si svolgevano interminabili conflitti giudiziari locali, che limitavano fortemente la fruizione delle sorgenti termali  principali . La gestione delle Terme ha una storia particolarmente complessa. I numerosi tentativi di gestione pubblica sono sempre miseramente falliti per l’accavallarsi di interessi diversi tra i vari Comuni. Nicola Vigliotti, per chi fosse interessato, li descrive dettagliatamente. La storia sarà scritta, poi, dal napoletano cav. Eduardo  Minieri che nel 1875, ne ottiene la concessione.

Per inciso, va detto che le terme Iacobelli hanno ispirato anche il logo dell’Istituto di Istruzione Superiore Telesi@ . Per chi ha seguito la lodevole iniziativa dell’Antiquarium, può chiedersi qual è il nesso tra le Terme Iacobelli e Telesia (?!?) ed in particolare, per ragioni che seguiranno, se può rappresentare, seppur graficamente, una scuola.

Tornando al Iacobelli, andrebbe a questo punto citata la sua più importante realizzazione: il ponte sul Calore di Torello. Si spinge ad una proposta di finanziamento limitato, ripianabile con la fruizione del pedaggio e Ferdinando II glielo approva. Quest’opera, che realizza quindi, con parte di soldi suoi, ha per la valle telesina una importanza straordinaria. Prima di tutto, il ponte consente l’arrivo della ferrovia a Telese il 15 marzo del 1868 e non secondariamente, facilita i traffici commerciali verso il casertano che indebolisce l’egemonia solopachese del ‘ponte di ferro’e sarà, probabilmente, la ragione principale per cui successivamente, il piccolo borgo Telese cresce e raggiunge poi, la sua autonomia nel 1934.

Niente male per un ometto di bassa statura a cui Telese, non  ha dedicato nemmeno una viuzza e che ha riscoperto solo per dei ‘ruderi’! Per chi fin qui, si fosse entusiasmato sul personaggio, arriva la doccia fredda perché lo stesso, viene così descritto da uno storico contemporaneo, Giacinto De Sivo, nella sua ‘Storia delle due Sicilie’…… Dissi già d’un Achille Iacobelli di S. Lupo, liberale nel 48, reazionario dappoi. Suo padre Gregorio fu masnadiero insieme a un Antonio Iadonisio; ambi condannati alla forca, questi fu giustiziato, quegli ebbe grazia: le spese del giudizio, benchè per condanna obbligati, mai non pagarono gli eredi, quantunque arricchiti. Stretti dunque da legami paterni, Achille Iacobelli e Filippo Iadonisio agli ereditati bottini aggiunsero industrie di brogli e appalti, per favore amministrativo prosperosi…

Sulla fine del Iacobelli, le fonti sembrano essere invece concordi. La sua parabola si chiude tra i debiti e con essi, le sue terme, la segheria, la memoria storica e la valenza delle sue iniziative, fatte anche con danaro personale ( forse, guadagnato illecitamente ) ma che hanno avuto comunque,  per tutta la zona  e principalmente per Telese Terme, un apporto determinante.

Come andrebbe considerato oggi secondo voi, l’imprenditore Iacobelli? Ai lettori di Vivitelese l’ardua sentenza a cui rivolgo anche l’invito di rettificare i miei inevitabili errori di neofita e neotelesino ed integrare l’argomento al fine di allargare la conoscenza collettiva di cui la rete è uno straordinario mezzo …con un pensiero personale: l’amore per la propria terra non può prescindere dalla sua profonda, e, genuina conoscenza .Non si confonda mai con i tentativi, per quanto ingenui e/o tendenziosi, di buttargli il fango addosso. Quello è, in ogni caso, disprezzo.

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1 commento

  1. ricostruzione storica interessante e lodevole complimenti…aggiungo …che chi non conosce la propria storia…chi non la ricorda…e chi dalla storia non trae gioviale e utile insegnamento corre il rischio di avventurarsi in un futuro approssimativo, incerto e colmo di errori…
    viva il Sannio , terra di storia e di cultura , da troppo abbandonato alla scelleratezza della piccola o grande convenienza personale , anticamera dell’oblio…

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