La natura affascina, “ma siccome costituisce anche una forte attrazione turistica, la natura ha anche una notevole rilevanza economica, specialmente per le zone interne come la nostra, che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo”.

Il suo nome si pronuncia sia ùpupa che upùpa. Si tratta di un uccello di media grandezza con penne del capo erigibili a guisa di cresta e con piumaggio fulvo a strie bianche e nere (famiglia: Upupidi) Da poco più di un decennio la presenza numerica dell’Upupa nelle medie ed alte colline del Matese beneventano ha fatto registrare un sensibile incremento. Ciò desta sempre più attenzione e curiosità per questo uccello, e non sono pochi coloro che spesso esprimono il desiderio di saperne di più e di conoscerne almeno le principali caratteristiche. In precedenza l’Upupa veniva notata quasi esclusivamente all’epoca dei doppi passi regolari di marzo – aprile e di settembre – ottobre. Solo raramente venivano segnalati individui localmente e parzialmente estivi ed alcuni nidificanti. Adesso, invece, questo grazioso uccello torna sempre più numeroso, dall’Africa, nella nostra zona durante il periodo riproduttivo e nidifica da noi in buon numero. Predilige i castagneti della conca di Cusano Mutri, fino a quelli dell’altopiano di Pietraroja, per la presenza di vecchi e grandi alberi nelle cui cavità spesso costruisce il nido, ma viene segnalato, anche se in maniera piuttosto sporadica, pure nella bassa valle telesina, come a San Salvatore Telesino e in zone limitrofe. La sua presenza più numerosa nelle nostre zone può essere dovuta a diversi fattori, ma è ragionevole pensare che la riduzione dell’attività venatoria (la caccia) abbia contribuito non poco all’aumento numerico di questo selvatico. L’Upupa ha abitudini molto solitarie e solo durante l’estate è possibile osservarla, a volte, riunita in piccoli gruppi. Le migrazioni sono precedute da dispersioni ed erratismi pronunciati. I quartieri di svernamento si estendono dal sud del Sahara fino alla fascia equatoriale africana. I primi individui tornano a comparire nel continente europeo già alla fine di febbraio – inizio marzo.

COME RICONOSCERLA L’Ùpupa (upupa epos) è un uccello poco più grande di un merlo. Quando appare, il suo volo irregolare e curioso, le ali aperte, arrotondate e vistosamente barrate di bianco e nero fanno ricordare una grande farfalla. I battiti di ali si susseguono rapidamente, si arrestano per poi riprendere subito, la linea che descrive è ondulata, a balzi verticali, cadute e bordate laterali. Ha un piumaggio inconfondibile, la caratteristica più saliente è decisamente il ciuffo erettile con bordi neri che solleva e abbassa a seconda dei vari stati emotivi; anche il becco è particolare: più lungo della testa e ricurvo, di colore nerastro, con base e mandibola inferiore grigiastre. La livrea è di un bruno rosato, più carico nelle parti inferiori e nel ciuffo, inconfondibili sono ali e coda vistosamente barrate di bianco e nero, il sottoala e il sottocoda sono biancastri. In volo la barratura è inconfondibile ed è il principale elemento di riconoscimento insieme al ciuffo. La femmina è molto simile al maschio, petto sfumato maggiormente di bruno, ma pressoché indistinguibile da questo. Il maschio pesa 67 – 68 grammi, mentre la femmina ne pesa 51 – 58.

DOVE VIVE Il suo habitat è costituito da zone alberate della campagna nelle vicinanze o meno di villaggi, ambiente condiviso con altre specie come il picchio verde e le civette. E’ facile osservare l’Upupa fra le siepi e gli alberi annosi come salici e querce. Anche da lontano è udibile il suo canto monotono. Non è difficile incontrarla lungo i sentieri in campagna ove ama prendere bagni di polvere. In Italia l’Upupa è abbastanza comune all’epoca dei doppi passi regolari: quello primaverile e quello autunnale. Le migrazioni sono precedute da dispersioni ed erratismi pronunciati. I quartieri di svernamento si estendono dal sud del Sahara fino alla fascia equatoriale africana. I primi individui tornano a comparire nel continente europeo già alla fine di febbraio – inizio marzo.

COSA MANGIA L’Upupa ricerca il nutrimento sul terreno ove si muove rapidamente trotterellando, muovendo la testa ad ogni passo e beccando un po’ ovunque alla ricerca di insetti e le loro larve che solleva con il becco in aria e poi ingoia. Uccide le sue piccole prede con qualche colpo di becco e poi le ripulisce dagli involucri chitinosi. I suoi terreni di caccia preferiti sono i pascoli, ove gli escrementi attirano una gran quantità di insetti. Si ciba principalmente di coleotteri e loro larve (carabi e cetonie), ortotteri (grilli e grillo–talpe, molto ricercati), bruchi, ditteri, formiche, ragni, lumache e vermi di terra.

COMPORTAMENTO NEL PERIODO RIPRODUTTIVO Per tutto il periodo della riproduzione il maschio emette un suono continuo e monotono di 2 o 3 sillabe soffice e basso: “Hup – hup – hup”, accompagnato da un movimento verso il basso della testa, il becco quasi chiuso. Questo canto pur non essendo molto sonoro si può udire anche in lontananza, verso maggio si fa meno intenso e talvolta si protrae fino in giugno in coincidenza di covate tardive: quando è inquieto prende il volo lanciando un grido basso e rauco, un po’ soffocato, nei pressi del nido si esprime con diversi suoni gutturali. L’Upupa occupa di preferenza i contrafforti isolati e caldi delle zone di pianura e collinari nelle vicinanze di pascoli, lungo i filari di salici, di querce, negli orti, negli oliveti e nei piccoli boschetti che delimitano i pascoli. Non occupa mai zone di montagna. Il periodo della riproduzione è segnato all’inizio, da parte del maschio, dall’incessante canto, che comincia subito dopo il loro arrivo nei luoghi prescelti per la nidificazione, seguono i corteggiamenti caratterizzati dalle parate nuziali e dalle profferte di cibo del maschio alla femmina che si concludono con gli accoppiamenti. Il nido viene collocato all’interno di cavità naturali degli alberi, a volte dentro una loggia abbandonata da un Picchio verde, negli anfratti di muri, all’interno di costruzioni rustiche come granai o case abitate. Quasi sempre le uova vengono semplicemente deposte direttamente sul legno o sul suolo in punti ben riparati, senza particolari allestimenti di rivestimento del nido.

Giugno 2010 Emidio Civitillo

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2 Commenti

  1. pur non conoscendolo personalmente, vorrei ringraziare il prof. Emidio Civitillo per tutto quello che ci racconta sulla natura. La natura determina la qualità della vita del genere umano, oltre ad essere una risorsa economica importantissima. Cittadini ed amministratori devono fare una scelta precisa. Cosa è più importante: la salute di tutti o i profitti di pochi?

  2. Salve prof. sicuramente l’upupa è un “estatino” molto affascinante e direi molto presente anche nella nostra amata valle telesina, spesso mi è capitato di osservare vere e proprie colonie alle pendici del Monte Erbano, del Monte Acero o lungo il Volturno, ma sinceramente non concordo con lei quando ne attribuisce l’incremento delle presenze ad una diminuità attività venatoria.
    Tale uccello non è mai stato oggetto di caccia ne inserito in alcun calendario venatorio nazionale. Essendo un migratore di doppio passo lei sa benissimo che come per tutti gli altri uccelli che svernano o nidificano in italia molti degli avvistamenti e delle presenze dipendono dalle condizioni climatiche nel periodo di migrazione e che basta un vento piuttosto che un altro per condizionarne il passo.
    Sicuramente invece l’aumento delle presenze nelle nostre zone è sintomo di una elevata qualità ambientale, lo ritengo un ottimo indicatore biologico soprattutto perchè essendo un insettivoro con la sua presenza dimostra che tutto sommato la fonte del suo sostentamento non è oggetto di scriteriate ed indiscriminate disinfestazioni a base di insetticidi.
    In fondo il nostro amato territorio non è poi così in rovina, peccato però che spesso le amministrazioni della valle trascurano la salvaguardia ambientale anteponendole altri interessi.

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