Biase ‘o barbieredi Riccardo Affinito. Una delle più belle e simpatiche tradizioni Telesine, che ha interessato certamente tutte le generazioni, è la cena con gli amici “c’’a chitarra, ‘o mandulino e na’ cantatella a fronn’’e limone”.

Uno dei maggiori protagonisti di questa consuetudine, è stato senza dubbio Biagio Monteforte, detto anche “il compare Biagio” per la sua abitudine di chiamare tutti “ compare “.

Con il suo carattere scanzonato e gioviale, Biagio teneva allegra la compagnia raccontando barzellette e storielle divertenti, ma soprattutto cantando le sue allegre canzoni.

Il suo cavallo di battaglia era il refrain dell’operetta in tre atti

“ Scugnizza” di Carlo Lombardo e musica di Mario Costa del 1929, che cantava con grande maestria intercalando delle pernacchie ai versi della canzone, suscitando sempre l’ilarità dei convenuti:

Salomè,

una rondine non fa primavera,

e di sera.

Salomè,

tutti i gatti sono bigi, e lo sai,

chi sa mai?

Se un pochino di frou-frou,

qualche ninnolo, un aigrette, un bijou,

ti prenderan come allodola allo specchio;

ed allor Salomè, Salomè,

dov’è più,

la virtù?

Prrrrrrrrrrrrrrrr (pernacchia).

Modestamente, Biagio era anche “na bona furchetta e riguardo ‘o taffiatorio, comm’’a Totonno ‘e quagliarella, pur’’isso s’ha scurciava bona ‘a maneca, e addò ce steva ‘o meglio Aglianeca, ce steva sempe Biase”.

Persona di grande simpatia, a quei tempi esercitava la sua professione di barbiere in un locale di Via Roma che faceva angolo “ c’’o vico ‘e Sabbatino ‘o niro”.

Questo locale fu testimone di parecchi storielle di cui Biagio fu protagonista.

Un giorno, nell’immediato dopoguerra, nel salone entrò un signore distinto che, dopo essersi fatta la barba, chiese a Biagio se era interessato a guadagnare un po’ di soldi facendo un piccolo lavoretto.

– Di che si tratta? rispose Biagio.

– Si tratta di seppellire i soldati morti sparsi sul territorio, ribattè il signore.

– Giesù, come vi permettete ‘e dicere sti’ parole nfacci’’a me?, lo apostrofò Biagio, molto irritato. M’avite pigliato pe’ nu muorto e famme?

– Mi dovete scusare, ma non volevo offendervi….dopotutto si tratta di 500

lire a cadavere, si giustificò il signore.

– Cincuciento lire!!??….ho detto che ci vengo e ci vengo!

Un altro giorno nel salone entrò un cittadino di S. Salvatore Telesino, paese col quale a quei tempi esisteva una sottile rivalità dovuta alla disputa per la proprietà delle Terme, e si sedette per farsi la barba.

Biagio finse una improvvisa mancanza di acqua e, per insaponare la barba al signore, sputò sul pennello e quando stava per appoggiarglielo in faccia , questi gli prese la mano e alquanto contrariato esclamò:

– Aggiate pacienza, siccome songo furastiero, vuje ve permettite ‘e sputà ncopp’’o penniello?

Biagio lo guardò per un attimo e poi tomo-tomo rispose:

– Guardate che, proprio perché siete forestiero, vi stiamo facendo un trattamento di favore perché “‘e cliente nuoste, ‘e sputammo direttamente nfaccia!”

Una mattina nel salone entrò ‘o maesto Piscatore” per farsi barba e capelli e, mentre aspettava il suo turno, Biagio lo invitò ad assaggiare un vinello che gli avevano appena portato. Si rivolse all’aiutante:

– Ragazzo, prendi la dammiggianella e due bicchieri!

Il ragazzo ricomparve con una boccione di vino da 5,00 lt. e riempì i bicchieri:

– Salute! Salute a voi! Azz, è bbuono stu’ vinello! Jénche n’ata vota.

– Salute, salute a voi, dai un bicchiere anche al compare, a nome e S. Biase chisto è ‘o terzo ca ce trase, a nome ‘e S. Francisco chisto è ‘o quarto ca va ‘o frrisco. Doppo poco cchiù e n’ora, ‘a dammiggianella ‘e vino era fernuta.

Il compare Biagio si rivolse al maestro Pescatore e con tono compìto gli chiese:

– Prufessớ, allora che ve ne sembra di questo vinello?

– Compare Biagio, ma di quale vinello state parlando?

Tanti e tanti anni fa, “ dint’’o cinema ‘e Peppe Assini, chino chino comm’’a n’uovo” , durante l’intervallo tra il primo ed il secondo tempo, Biagio, che era seduto nelle prime file, si alzò e ad alta voce raccontò all’intera platea un eclatante fatto di corna successo a Telese, dopodiché, con fare circospetto aggiunse:

– Però mi raccomando, che rimanga fra di noi!

L’ultimo aneddoto che vi voglio raccontare mi riguarda di persona ed accadde la notte di Natale di tanti anni fa.

Avevo trascorso tutta la nottata a giocare a carte con gli amici e dopo la mezzanotte, in concomitanza con l’uscita della Messa, mi ritirai a casa. La serratura del portoncino d’ingresso era difettosa e nonostante ripetuti tentativi, non riuscii ad aprirla finché alla fine mi decisi a svegliare mio fratello, che si era già ritirato, lanciando delle pietruzze alla persiana della sua camera da letto.

Mio fratello, più grande di me di 6 anni, non digerì molto bene che io mi fossi ritirato dopo di lui, si affacciò al balcone visibilmente irritato e con fare minaccioso sbottò:

– Che bbuò!?

– Nun riesco ‘arapì ‘o purtone, vieneme ‘arapì tu, risposi timidamente.

E comm’’è che cu mme ‘o purtone s’’è apierto? Vò dicere che tu nunn’ ‘o saje arapì!…Adesso scendo e ti faccio vedere come si apre il portone.

Mio fratello scese scalzo, in mutande e cannottiera, e dopo aver aperto, per impartirmi una lezione di apertura di portone, lo richiuse.

E fu così che rimanemmo fuori tutt’’e due.

‘A nott’’e Natale, chius’’a fora scauzo, in mutande e cannottiera. Che ne parlamme a ffà”.

Per tamponare la situazione, diedi il mio cappotto a mio fratello; ma siccome lui è più grande di me anche fisicamente, “ ‘o cappotto lle jeva a meza maneca e ll’arrivava ncopp’’e denocchie.

Questu fu la scena che si presentò agli occhi del compare Biagio e della signora Nunziatina, sua moglie, che dopo aver ascoltato la S.Messa si incamminavano verso casa. A quei tempi Biagio abitava “‘a stazzione dint’’o vico ‘e Cusimiello”.

Sul viso di Biagio Monteforte, dopo lo stupore iniziale ed una successiva curiosità, comparve il sorriso compiaciuto di chi aveva capito molto bene la situazione e rivolto a mio fratello esclamò:

– Compare Gino, hê fatto dint’’a capa ‘e morte eh? Comm’era ‘o vvino,

janco o russo?.

– Buon Natale!

– Buon Natale anche a voi e famiglia!

In una notte di Natale di tanti anni fa, “ Biase ‘o barbiere “ non si fece sfuggire l’occasione per sfoderare una delle sue proverbiali battute; e mentre mio fratello continuava a trafficare con la chiave, la serratura ed il portone, io lo guardavo allontanarsi nel buio della notte, con passo lento e cadenzato, le mani dietro la schiena e la signora Annunziata al suo fianco.

Ed è così che lo ricordo sempre.

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N.B. Chi volesse ascoltare il “refrain”  Salomè, una rondine non fa primavera, può lanciare la ricerca su You Tube ove è presente una deliziosa versione interpretata da Roberto Biffi e Cristina Mambretti.

Buon ascolto!

Riccardo Affinito  2718 letture al 31/12/2012

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1 commento

  1. Ringrazio affettuosamente e con stima il Sig. Affinito per il voler ricordare con episodi gioviali e di Vita il mio amatissimo Nonno Biagio che vive sempre nel mio Cuore e, come posso felicemente appurare, nei ricordi di chi lo ha conosciuto. Grazie a queste persone ho scoperto un lato di mio Nonno che un nipotino non poteva conoscere. Da lui ho avuto grandi insegnamenti.
    Grazie per avermi emozionato
    Christian Monteforte

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