
di Vincenzo Ciaburri. Gli artisti, soprattutto quelli che hanno a che fare con le arti figurative, hanno sempre visto la realtà corrente con uno sguardo che va al di là della pura apparenza, quasi in una previsione che, molto spesso, si sostanzia in una realtà futura non molto remota.
Non tanto tempo fa, trovandomi a parlare delle possibilità di rilancio culturale e socio-economico della nostra Cerreto con un mio amico, prestato all’insegnamento, ma con capacità artistiche ed espressive di elevato spessore, dopo un lungo e acceso dibattito sull’analisi degli eventi che hanno interessato il nostro territorio dal secondo dopoguerra a oggi, se ne uscì con un’espressione che mi lasciò alquanto sbigottito. L’espressione è la seguente: “Cerreto è una necropoli vivente; e gli amministratori farebbero bene a spostare il cancello dell’attuale cimitero all’ingresso della città”. Tale espressione, alquanto colorita, mi ha sempre indotto a pensare quanto tempo impiega il processo di putrefazione perché la parte vivente si trasformi in sostanza organica e diventi utile, almeno a concimare il terreno.
Una sera, tornando a Cerreto, fui colto da un insolito fragore di colori che proveniva dalle finestre di Palazzo Sant’Antonio, bastò ciò per rimandarmi a quell’espressione del mio amico. Ma, questo modo colorito di illuminare i monumenti di Cerreto come lucerne per urne cinerarie, pensai poi, è un metodo freudiano per dichiarare che si sta procedendo alla realizzare del “nuovo cimitero” o è un maquillage carnevalesco perché il popolo di Cerreto sia consapevole che i soldi spesi per le elucubrazioni di protagonismo di chi amministra la nostra città verranno pagate da Pantalone (cioè dalla gente che paga le tasse). Grazie di averlo ricordato!!
Il territorio, per la sua specifica funzione di essere utile a ciascun essere vivente per esercitare il proprio diritto di vita, deve essere sottoposto a processi di trasformazione. Ma la trasformazione, per il principio stesso che racchiude in se, deve portare a un nuovo territorio più ricco. Ora bisogna fare una riflessione su quanto accade nella nostra realtà locale e come questo principio venga tenuto in conto dall’attuale amministrazione comunale.
Il nostro territorio ha ricevuto indubbio riconoscimento di essere un centro di notevole interesse per diversi aspetti e soprattutto per quello paesaggistico-architettonico, nonché culturale, anche recentemente, con il riconoscimento da parte del Turing Club della Bandiera Arancione. Di questo fatto ne sono consapevoli tutti quelli che si candidano al “governo” di questo territorio. Ma, poi, puntualmente, se ne dimenticano. Questo, è accaduto anche nell’ultima competizione elettorale per eleggere l’attuale sindaco. Infatti, è stato organizzato un convegno in cui il prof. Rubino è stato chiamato ad illustrare le possibilità che aveva la città di Cerreto per essere iscritta nei siti del patrimonio dell’UNESCO. A distanza di pochi mesi dall’insediamento, forse incalzata da sopraggiunte nuove necessità, la nuova giunta ha indirizzato la sua attenzione su altri interessi ed è arrivata a far dire dai suoi accoliti che se non si fossero istallati i pali eolici su Monte Coppe si sarebbe avuto il dissesto finanziario dell’Ente. Per fortuna è venuta in soccorso la Soprintendenza che ha impedito un dissesto di ben altro ordine di grandezza rispetto a quello finanziario dell’Ente. Penso solo al dissesto idrogeologico che avrebbe potuto provocare l’infissione di un imprecisato, ma enorme, numero di pali eolici in un terreno ricco di falde acquifere. Per non parlare del danno che avrebbe comportato dal punto di vista paesaggistico, con le ovvie ricadute negative sul turismo e sulla valorizzazione dei prodotti agro-silvo-pastorali, che sono settori prettamente economici.
Inoltre, per il caso Palazzo Ciaburri (ex orfanotrofio), edificio di riconosciuto pregio architettonico, acquistato dall’Ente per realizzare un grande progetto socio-culturale (Contratto di Quartiere II), ma poi sottoposto a un processo speculativo che lo ha visto in vendita a pezzi, per un prezzo a dir poco ridicolo (si è stimato il bene partendo dai prezzi di produzione dell’edilizia economica e popolare deprezzato, e, oh, dico “deprezzato”).
E non è solo questo, vi è di più. Se si legge il documento emanato di recente dall’Ente, dal titolo “Indirizzi generali di Governo”, c’è da mettersi le mani nei capelli (per chi li ha) per come è pensata la programmazione della “trasformazione” del nostro “povero” territorio: sembra una prostituta privata del fuoco. Il generico e il generalizzato salva la faccia e garantisce la sopravvivenza e impedisce una qualsiasi forma di valutazione delle scelte da parte di chi intende interagire, con le proprie risorse (economiche e culturali), alla trasformazione del territorio. Chi amministra un territorio è ben consapevole che il progetto della trasformazione deve essere necessariamente finalizzato a perseguire interessi comuni altrimenti potrebbe mettere in crisi il sistema relazionale tra società civile ed Ente, come già accaduto in passato (si pensi ai piani straordinari di edilizia residenziale pubblica). Pertanto, la trasformazione deve essere concertata e deve intercettare interessi economici che devono provenire, soprattutto, dal settore privato. Per intercettare l’interesse privato c’è bisogno di una seria programmazione chiaramente illustrata sia per contenuti sia per tempi e modi di attuazione. Le quattordici pagine di cui si compone il Documento, datato 07/04/2010 e firmato dal sindaco, sono ben altra cosa!! Sembra il documento preliminare per una nuova campagna elettorale. Oh, non è ancora passato un anno dall’ultima competizione elettorale per eleggere il sindaco della nostra città!
E poi, introdurre un documento di “Indirizzo” per il Governo del nostro territorio con un ammonimento, noi di “Da Sempre per Cerreto” non pensiamo di meritarlo. Lo “spirito partigiano” per noi è un mezzo per attuare programmi ed idee e perseguire interessi comuni, convinti che solo perseguendo interessi comuni si potranno perseguire anche interessi particolari. E non il contrario!!!
arch. Vincenzo Ciaburri,
responsabile “Politiche Territoriali”
dell’associazione politico-culturale “Da sempre per Cerreto”
Bravo, Vincenzo.
Finalmente un Cerretese parla non per una critica fine a se stessa, ma per far capire che una cosa è, secondo il suo punto di vista, sbagliata. E trasformare un Convento Francescano del 700 in un caleidoscopio di colori (avete presenti le finestrelle delle case chiuse di Amburgo? Siamo lì) è, anche a mio parere, sbagliato. Per me è assurdo. Il colore è parte dell’architettura, nasce e si trasforma con il tempo come il colore dei nostri capelli, ma le finestre che cambiano colore continuamente, dal verde al rosso al bleu è violenza al buon gusto. Del resto, dopo quello che è stato fatto al Palazzo del Genio, era lecito aspettarsi un passo in più….
Renzo Morone