di Emidio Civitillo La natura non solo affascina, “ma ha anche una notevole importanza economica, specialmente per le zone interne come la nostra, La GHIANDAIA
(garrulus glandarius) è così chiamata perché predilige, nel cibarsi, le ghiande (frutti o semi) delle querce.

Questa sua predilezione alimentare è importantissima per la diffusione delle ghiande e la propagazione delle “querce”, e sembra addirittura che la ghiandaia abbia avuto un ruolo assai rilevante dopo l’ultima glaciazione (che durò oltre 60.000 anni e terminò 10.000 anni fa), velocizzando il processo di ricolonizzazione da parte delle “querce” dei territori perduti durante il periodo freddo.

La Ghiandaia ha infatti l’abitudine di raccogliere nella cavità orale, nel periodo della maturazione delle ghiande, un piccolo numero (da 6 a 9) di questi frutti della quercia, più uno che viene tenuto nel becco, e portarli ai nascondigli segreti (sotto le foglie, sotto il muschio, tra le radici, nelle cavità di alberi, …) in modo che questi costituiscano una scorta di cibo sufficiente a superare il rigido inverno.

La ghiandaia si ciba anche di castagne e, come fa con le ghiande di quercia, diffonde anche le castagne e favorisce pure la propagazione degli alberi di castagno.

Anche il nome scientifico dell’uccello ricalca e riassume due delle sue caratteristiche. Infatti in latino garrulus significa “chiacchierone, ciarliero”, mentre glandarius sta a significare che si nutre di ghiande*.

LA GHIANDAIA È UN SIMPATICO UCCELLO CHE SA ESSERE ANCHE UN OTTIMO IMITATORE

Nel MateseDa una ventina di anni, la Ghiandaia ha fatto registrare la tendenza a colonizzare anche le zone collinari, come la conca di Cusano Mutri e più giù fino al territorio di Cerreto Sannita e a quello di San Lorenzello, facendo venire meno quella preferenza che aveva per le zone poste a quota medio – alta.

E ciò per due fondamentali motivi:

1) – a quote più elevate subisce sempre più la concorrenza (e la persecuzione) della “cornacchia grigia”, che è anche una temibile predatrice di uova nei nidi e di nidiacei;2) –  a quote meno elevate, cioè in collina, la coltivazione della terra ha subito una drastica riduzione, per cui sono aumentate decisamente le zone incolte o addirittura abbandonate da molti anni, ricche di una fitta vegetazione arbustiva nella quale la Ghiandaia può nascondersi meglio; entrambe le zone, peraltro, sono assai poco (o per nulla) frequentate dall’uomo, con conseguente maggiore tranquillità per la fauna selvatica. Di qui la tendenza della Ghiandaia a tornare, dopo secoli, in luoghi dove ritrova un habitat idoneo, nel quale può difendersi facilmente dai suoi predatori: benché anch’essa sia una predatrice, deve arrendersi a chi è più forte (cornacchie, falchi, ecc..).

Come riconoscerlaIl riconoscimento della Ghiandaia (garrulus glandarius) è abbastanza semplice. Vista da sopra i caratteri salienti sono la coda nera, il groppone bianco e le ali nere, bianche ed azzurre; da sotto invece presenta sottocoda bianco, ventre e copritrici alari brunastri.

Le parti superiori sono rosa brunastre con sfumature grigie sul dorso e sulle scapolari, il groppone ed il sopraccoda sono bianchi, le timoniere sono nere con basi grigie striate di bluastro, remiganti primarie bruno nere, vessilli esterni marginati di grigio e interni macchiati di bluastro, le secondarie presentano una colorazione nera con metà basale dei vessilli esterni delle prime macchiati di blu e nero.

Il mento, la gola, il centro del ventre e il sottocoda sono bianchi, petto, fianchi, ascellari e sottoalari brunastri rosa. In estate, dopo una muta parziale di fine inverno ed abrasione, le parti superiori si presentano più brune e meno rosate, quelle inferiori più fulve.

Becco nero, iride celeste con stretto anello interno bruno, tarsi e zampe bruno – pallidi. Entrambi i sessi hanno piumaggio simile.

Ha un canto molto variabile che va dagli striduli acuti ai fischi bassi e poco sonori, è un ottimo imitatore non solo del canto di altri uccelli, ma anche di suoni e rumori, e a volte anche di parole di esseri umani. La Ghiandaia è lunga 32 centimetri e pesa dai 150 ai 190 grammi (il doppio del merlo).

Alcune sue abitudini – Vive sugli alberi e raramente si allontana da essi: si sposta da un ramo all’altro con estrema agilità, compiendo brevi voli o anche grandi salti, appare invece più impacciata quando saltella sul terreno o anche quando vola in zone aperte. Ha un comportamento piuttosto prudente e non ama apparire allo scoperto. E’ un uccello molto vivace e rumoroso, ma di indole sospettosa e scontrosa verso gli estranei; è anche curioso e attento ed è solito segnalare con striduli acuti tutto quello che gli passa vicino compresa la presenza dell’uomo o di altri animali.

Cosa mangiaIl 70% circa della sua alimentazione è di origine vegetale, di questo il 50% circa è costituito da sole ghiande (i frutti della quercia, dai quali deriva il suo nome); si ciba inoltre di castagne, faggiole (frutti del faggio), nocciole, bacche, frutti selvatici o coltivati come ciliegie, prugne, uva, mele, ecc., mais ed altri cereali, e non disdegna neanche i piselli. Le ghiande rappresentano quindi la metà del sostentamento di questa specie; in un primo momento si ciba di quelle raccolte direttamente dall’albero, ed in seguito ricerca quelle cadute per terra.

Il 30% dell’alimentazione è invece di origine animale, soprattutto insetti di grossa taglia come coleotteri (maggiolini e carabi), libellule, lumache. E’ nota, anche se rara, la predazione delle covate di merli e tordi; talvolta cattura anche ragni, piccoli mammiferi e rettili.

La sua diffusioneLa specie è nidificante in Europa, dal 65° parallelo al Mediterraneo e sulle isole maggiori, Africa nord – occidentale, Asia Minore, Palestina, fino all’Iran; ad oriente attraverso la Siberia fino a Sakkalin, Giappone, Himalaya, Cina ed Indocina. In Italia è di doppio passo regolare da metà settembre ad ottobre ed in marzo; erratica fino alle regioni centro – settentrionali e localmente è stanziale. In Sardegna è stazionaria e nidificante la forma “sarda”. Nel suo vasto areale sono molte le sottospecie.

Aspetti riproduttivi Nidifica a volte anche nei parchi delle città, più raramente nei frutteti; ha la tendenza a vivere anche nelle vicinanze di abitazioni. Il nido viene costruito sia dal maschio che dalla femmina ed è situato generalmente tra i 2 e i 5 metri di altezza, raramente più in basso, su grandi alberi; a volte la sua posizione è ancora più elevata (fino a 20 – 30 metri).

La base del nido è costituita da alcuni rami appena intrecciati e l’interno da radica e radici varie cui si aggiungono talvolta fili di erba e crini. La covata è costituita da 5 o 6 uova deposte nella maggior parte dei casi verso la fine del mese di aprile, o inizio maggio, quando la stagione garantisce una sufficiente crescita del fogliame, riparo indispensabile per la Ghiandaia. L’incubazione dura in media 16 giorni; l’alimentazione dei piccoli è in gran parte di origine animale; questi se ne vanno dal nido dopo 19 – 20 giorni.

Emidio Civitillo

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