italiaxdi Michele Palmieri La politica è vita non è solo teoria. Tra politica e realtà non può esserci né dualismo né opposizione.La realtà della politica dovrebbe essere lo specchio della realtà stessa, diversamente non avrebbe nulla di reale. Cosa succede però, quando ai problemi della società della cultura dell’economia o ai problemi stessi d’ involuzione che catalizzano e fermentano la crescita del pensiero si contrappongono come in una lenta guerra di trincea, anche l’inopportuno modo di porsi e del fare della politica? Marcuse, quando parla della dimensione umana corrisposta all’operosità dello stesso individuo inserito in un contesto sociale dice: « La sua produttività, tende a distruggere il libero sviluppo di facoltà, di bisogni umani, e la loro pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra». Viene da pensare quindi, che una società può essere bloccata dal fanatismo di una politica che essendo rivolta a pochi,si riversa conseguentemente dal suo microcosmo alla macrorealtà, non lasciando trapelare nulla, anzi, travolgendo come un fiume in piena ciò che potrebbe essere la veridicità di un concetto appena espresso. Potrebbe essere questo un concetto al quanto difficile o tramontato, però si corre il rischio di non riuscire più a trascendere le condizioni storiche della società dalle pretese subdole della politica (es. la chiusura dell’ospedale di Cerreto Sannita, la crisi finanziaria del consorzio BN2).

Se continuassimo a ragionare secondo l’aspetto filosofico  potremmo dire che questo sembrerebbe uno scontro tra UTOPIA e FANTASIA, ma la creatività può essere l’unica via di fuga dai metodi e concetti repressivi della politica di oggi.( vedi il pensiero unico imposto nel partito del PDL, che non fa altro che porre ai margini le peculiarità di ogni singola intelligenza, impoverendo il dibattito interno e creando innumerevoli tensioni,esempi eccellenti possono essere tutte le dittature del ‘900).

Le domande che dobbiamo porci sono a questo punto semplici; tutto ciò che accade a livello esponenziale al disopra e intorno a noi come potrebbe influenzare il nostro piccolo? Cosa può davvero liberare ai nostri occhi l’inutilità della politica, trasformandola in fertilizzante per le nostre idee?

Credo, che bisogna iniziare a soffermarsi davvero su ciò che si vive, o si corre il rischio di perdere il contatto con ciò che è nostro di diritto.

Bisogna capire che oggi anche le favole da best seller sono cambiate, non esistono più eroi o principi azzurri che lottano per la gloria o la felicità, oggi gli eroi sono i personaggi normali e reali che lottano per la sopravvivenza.

La politica ha bisogno persone che la facciano per vocazione(non perché vi ci sono stati messi come manichini), persone che abbiano il coraggio di sporcarsi le mani, ma non tra gli impasti illeciti del malaffare(certamente più redditizi), ma sporcarsi le mani per coloro che si aspettano qualcosa di positivo per migliorare la loro posizione sociale andando alla disperata ricerca di quell’uguaglianza che non arriva mai. Come cittadini abbiamo anche il dovere di esternare preoccupazioni e il diritto di ricevere delle risposte. Non è possibile tollerale che la politica espropri e non inciti l’editoria, la cultura lo spettacolo o condizionare la vita di gruppi e associazioni. Non possiamo più stare a guardare mentre gli organi statali lottizzano gli enti pubblici in base alla proporzionale, o che vengano elevati agli altari personaggi di spicco della P2. Se il mondo finisse così, allora possiamo accettare che la socialità dello stato è morta e rimpiazzata dallo stato dei partiti.

Non chiedetevi allora, perché noi giovani abbiamo perso lo spirito critico, perché prima che noi bisogna ricostruire l’Humus Etico della politica.

La politica deve recuperare la voglia di stare tra la gente, la capacità di ascoltare e non di accaparrare come le formiche provviste per l’inferno.

Chiedetevi cosa può fare la politica, anche per il nostro territorio; come può farci svoltare senza farci trovare davanti un vicolo cieco. Armiamoci allora di inquietudine, poniamoci domande, rispolveriamo la criticità, inneschiamo la guerra tra utopia e fantasia. Se qualcosa si desidera si ottiene, anche se ciò deve scomporre le  nostre equazioni di vita già risolte. Pablo Neruda in una nota poesia, Muere Lentamente, diceva:« Lentamente nuore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi.. chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo.. Lentamente muore, chi non ha il coraggio di cambiare..» Di certo io, non ci sto a morire, o a veder morire le peculiarità di qualsiasi intelligenza o le caratteristiche di un popolo o del mio territorio.

Ribadiamo un no, alle atrocità di una politica lontana confusa e chiediamo a voce alta ed insistente quali sono i progetti per noi?? Cosa vorreste diventassimo??..

Come potremmo ripartire senza la paura che il motore si fermi, o che qualcosa del nostro intimo legame con la realtà venga disastrosamente perso e diventi inesorabilmente irraggiungibile?

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