di Giorgio Gibertini “Proprio nella ricorrenza della Festa della Liberazione – ha spiegato Mourad Aissa, direttore del Centro di Accoglienza di San Lupo di Benevento – , importantissima ricorrenza per la nostra Italia, vogliamo festeggiare assieme ai cittadini di San Lupo, al sindaco Irma De Angelis, anche la nuova vita, la “liberazione” che stanno vivendo i 35 cittadini eritrei destinatari del progetto “Piccoli Comuni, grande solidarietà”.
Il prossimo 25 aprile Connecting People ha organizzato quindi un Pic Nic presso il rifugio di Monte Croce. Abbiamo avuto la disponibilità per avere due pulmini e la Casetta situata al rifugio. Questa settimana, durante l’attività dell’educazione civica, sarà spiegato agli ospiti del Centro, il significato di questo giorno per la storia della repubblica italiana perché spiegare serve a rivivere ed approfondire il nostro essere italiani. Il Pic Nic è un momento sociale, nel quale ci sarà il piacere, del contatto con la natura che il piccolo comune sannita ci offre e la partecipazione di più persone che provvederanno a portare singolarmente il cibo che sarà poi condiviso (vedi locandina allegata). Il motivo aggregante è la socializzazione tramite la comunicazione informale tra i San Lupesi ed i nuovi cittadini eritrei residenti a San Lupo.
I 35 rifugiati eritrei sono arrivati a San Lupo lo scorso 1 aprile e sono destinatari del Progetto “Piccoli Comuni, grande solidarietà” – PON Sicurezza per lo Sviluppo Obiettivo Convergenza 2007 – 2013 UE. Gli ospiti sono stati accolti dal personale di Connecting People e del Consorzio Amistade nella struttura destinata al progetto (ex scuola elementare, Via Orti n. 2), dove si è subito provveduto a consegnare kit igienici e di vestiario e assegnare le stanze.
“All’inizio vi è stata un po’ di diffidenza da parte della cittadinanza – ha continuato Mourad Aissa – ma piano piano le cose stanno migliorando e già lo scorso 6 aprile la comunità ha vissuto un grande momento di gioia con la nascita di Hiyab, bimba eritrea, presso l’ospedale Rummo di Benevento. Sia lei sia la mamma Fyori di 26 anni stanno bene e per lei questa è la terza gravidanza ma quando l’hanno catturata e rinchiusa nelle carceri libiche ha preso le tracce del marito e degli altri figli. Queste iniziative servono per aiutare noi italiani e loro eritrei a conoscersi, rispettarsi e quindi accogliersi a vicenda per nascere tutti a nuova vita. In questi giorni abbiamo provveduto all’assegnazione del codice fiscale per tutti gli ospiti tramite l’Agenzia delle Entrate, della Carta di Identità e, tramite Asl, all’assegnazione del medico di base: questo è fondamentale per tutti gli immigrati per avere accesso a tutti i servizi più facilmente ed avere anche i documenti di riconoscimento”
Ufficio stampa Giorgio Gibertini