di Giuseppina Iannotti Libertà è una parola che nell’ultimo decennio è stata utilizzata con vari scopi. Ognuno di noi ha attribuito il proprio personale significato; qualcuno ha anche fondato un partito su questo termine. Qualcun altro ha dato per scontato che la libertà c’è. Che siamo tutto sommato liberi. Molti di noi hanno anche imparato negli anni, che è proprio quando si dà qualcosa per scontato che la nostra attenzione si rivolge altrove; lasciando che il vero senso delle cose scivoli via come acqua tra le dita. Libertà per noi significa avere più opzioni dei scelta, o crearne di nuove se non le si ha!
Uno a Uno. Questo è il risultato parziale della più triste delle partite a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi. E’ questa la più imbarazzante delle telecronache che da qualche mese, con l’aiuto dei giornali, questo Comitato sta cercando di fare. La scorsa settimana avevamo raccontato di come l’Ospedale di Cerreto ed un medico che lì lavora, avesse consentito al piccolo Rocco, cinque anni, di sopravvivere ad una emorragia, per l’immensa gioia di Michele e Concetta, i genitori.
Questa notte abbiamo invece salutato per l’ultima volta Lorenzo, 46 anni. Fisico da atleta, faccia da attore consumato, occhi verdi e un sorriso sempre pronto che un infarto ha spento per sempre.
Un infarto: un evento che ormai non ha più età. Non fa distinzione di sesso, di religione e di cultura. Se arriva devi solo sperare che il Buon Dio, e una struttura attrezza in grado di intervenire rapidamente, ti salvi la vita. Per Lorenzo non è stato così. Non sapremo mai cosa il Buon Dio avesse deciso per lui: sappiamo per certo che a due chilometri da casa sua, il nostro Ospedale non è stato in grado di intervenire. Si è reso necessario il trasferimento a Benevento: e Lorenzo non ci è arrivato in tempo. Quale sarà il risultato finale di questa partita? Quante volte ancora dovremo partecipare ad un funerale e bisbigliare: se ci fosse stato più tempo!?!
Il tempo c’è, il tempo è quello che è; 20 minuti sono 20 minuti sempre e lo saranno per tutti. Ciò che fa la differenza (a volte tra la vita e la morte) è cosa fai in quei 20 muniti. E se bisognerà passarli in un’auto per raggiungere chi ti può salvare la vita forse sono troppo pochi.
Ebbene signori, chi gestisce l’Ospedale di Cerreto ha deciso di chiudere anche le sale operatorie perché oggi, guarda caso, non sono più idonee. Chi ha deciso questo è lo stesso che per dieci anni le ha tenute aperte e che ha lasciato che diventassero nel tempo, se è vero che lo sono diventate, non più idonee.
Ma noi, a differenza di Lorenzo, siamo ancora liberi. Liberi di scegliere tra accettare o lottare. Liberi di decidere se scrivere un pezzo della storia del nostro territorio o lasciare che chi abbiamo profumatamente pagato per decenni affinché ci garantisse il diritto alla salute, decida lui per noi il nostro destino. E allora gente, se avete deciso, rimboccatevi le maniche, e aiutateci a rimanere liberi. Neruda dice: “… muore lentamente chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati …”. Addio Lorenzo.
Cerreto Sannita, 15/04/2010
Per il Comitato
Il Presidente Giuseppina Iannotti