ricordo del Capitanodi Riccardo Affinito e Angelo Leone Il giorno 16 dicembre del 2009 è scomparso in Aprilia (LT) Lorenzo De Francesco, il grande capitano della squadra di calcio “U.S. Telese Terme”, protagonista di una delle epoche più goliardiche e gloriose del paese.

Con Angelo Leone, caro amico di gioventù, abbiamo convenuto che un personaggio così importante per la storia calcistica e teatrale del nostro paese non dovesse finire nel dimenticatoio e così abbiamo raccolto alcuni dei nostri ricordi ed abbiamo scritto questa paginetta.

Grande colpitore di testa, insieme ad Attilio Romano formavano una delle coppie di difensori  più forti di tutta la provincia di Benevento e non solo. Quando un giocatore della squadra avversaria superava la metà campo e si apprestava ad effettuare un “traversone” (adesso si dice cross), si sentiva gridare “ guagliù nun ve preoccupate, ca ce sta ‘a capa ‘e Lorenzo”.

Ci sarebbe molto da scrivere sulla sua carriera calcistica che lo vide protagonista nella squadra del Marcianise nella categoria superiore oppure selezionato per la “Rappresentativa Campana”; ma io preferisco ricordarlo per il suo carattere gioviale, per la sua pazienza, per la sua disponibilità che lo resero “l’amico di tutti”.

Lorenzo fu anche uno dei più autorevoli costituenti della compagnia teatrale “LA DILETTANTE” che, nata nell’ambito dell’Azione Cattolica di cui egli era Presidente, ebbe il grande merito di raccogliere intorno a sé un notevole gruppo di giovani in un momento in cui non vi erano grandi mezzi od occasioni di distrazione.

Abitava in una grande casa in Via Roma che fa angolo con l’ex Via Grassano, attualmente via Garibaldi. I suoi genitori, donna Lucietta e Sabatino, che per la sua carnagione scura era soprannominato “Sabbatino ‘o niro”, gestivano una delle più antiche locande di Telese.

Quella casa era “ nu’ puorto ‘e mare”, sempre aperta, non solo per i clienti della locanda e per gli amici che sapevano che  li avrebbero trovato  na’ tazzulella ‘e cafè o nu’ bicchiere ‘e vino, ma anche per accedere al famoso “suppigno ‘e Lorenzo” ove avresti trovato qualsiasi cosa: nu’ pallone, nu pare ‘e scarpe, na’ spingula, nu’ cazettone, nu’ sospensorio o altro. Insomma ‘o suppigno ‘e Lorenzo era come la casa della vedova Capuano nella famosa canzone di Pazzaglia-Modugno

“ ‘A signora a fianco”.

Quante nottate d’inverno abbiamo trascorso insieme a Lorenzo a giocare a “quadrigliato”, mentre sua sorella Titina preparava una delle specialità della casa: ‘e patane sott’’a cenere. In quella casa  ho imparato a cucinare le patate sotto la cenere ed i carciofi sulla brace. Quante prove di teatro nel capannone della sua casa.

E’ stato nel corso di qualche partita a carte o qualche prova di teatro che il nostro amico si è reso protagonista di alcune battute che hanno fatto epoca.

Nel teatro, oltre ad essere uno degli attori e la colonna portante per la costruzione del palco, era anche l’addetto al recupero degli oggetti occorrenti per la scena. Una volta sul foglio dove prendeva appunti scrisse “pistola che spara” e figuratevi se dei marpioni come Anselmo Mattei, Elio Di Carlo, Franco Dante e Angelo Leone si facevano sfuggire l’occasione per prenderlo in giro:

  • Lorè, ma pecché  ce stanno pure ‘e pistole ca nun sparano?

Quando si costruiva il palco, noi più piccoli facevamo gli assistenti e ne combinavamo di tutti i colori e così Lorenzo si spazientiva e pronunciava la famosa frase:

  • Mannaggia Satana, io ad andare avanti a costruire e voi dietro a scarrupare, non arriviamo mai!

Una sera a casa sua mentre giocavamo a carte, si rovesciò un poco di vino sul tavolo e Lorenzo si mise alla ricerca di uno straccio per asciugarlo e, non trovandolo, cominciò a imprecare verso la sorella Titina:

  • Titì…mannaggia Satana…in questa casa ci sono cinquanta mappine e non se ne trova mai una!

E Titina, come in una recita a soggetto:

  • E jammo, nun t’arraggià,  ca mớ te ne piglio una pulita.

Un pomeriggio, nella sede di un partito politico, Lorenzo giocava a poker con altri amici e ad un certo punto finì i soldi. Correttamente si alzò e pregò  gli altri giocatori di conservargli il posto il tempo necessario per una nuova provvista. Suo fratello Vincenzo, per gli amici Ciénzo, che assisteva alla partita prese il suo posto convinto che il fratello non sarebbe riuscito a procurarsi l’occorrente. Non passarono neanche dieci minuti che Lorenzo ricomparve sulla porta e, vedendo il fratello al suo posto, con la faccia molto contrariata gli disse:

  • Ciénzo….a magnà!

Gli rispose:

  • Ma si ‘a cena è pronta, tu pecché steje ccà?

Lorenzo fece lo sguardo più  torvo che poteva, si portò i pugni ai fianchi e sbattendo ritmicamente il piede destro per terra, sentenziò:

  • Ciénzo…mannaggia Satana…aggia ditto a magnà…e quanno i’ dico a magnà…vuol dire a magnà.

Ciénzo gli lasciò il posto.

Gli episodi che abbiamo raccontato sono solo una piccola parte dei tanti che hanno costellato la vita di Lorenzo De Francesco, nel rapporto con i suoi amici, e speriamo siano serviti ad illustrare le sue doti di uomo e di sportivo, come la bontà, la genuina semplicità e la correttezza.

Angelo Leone

Riccardo Affinito.


Il grande capitano

1427  letture al 31/12/2012

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