di Ezio Esposito
Carissimo Marco, in un libro dal titolo “Manifesto della Destra Divina,” autore Camillo Langone, cattolico praticante, a volte contestatore ed editorialista del Foglio di Giuliano Ferrara, mi sono imbattuto in una poesia di Pier Paolo Pasolini intitolata “Saluto e Augurio” del 1973, già all’epoca recepita dalla Santa Sede e oggetto di studio da parte della Università Cattolica di Milano.
La poesia, che può essere anche parte di un programma amministrativo, la vecchia cariatide te la consegna senza commenti.
Saluto e augurio
“E’ quasi sicuro che questa
è la mia ultima poesia in friulano;
e voglio parlare a un fascista,
prima che io, o lui, siamo troppo lontani.
E’ un fascista giovane,
avrà ventuno, ventidue anni
è nato in un paese
ed è andato a scuola in città.
E’ alto, con gli occhiali, il vestito
grigio, i capelli corti:
quando comincia a parlarmi,
penso che non sappia niente di politica
e che cerca solo di difendere il latino
e il greco contro di me; non sapendo
quanto io ami il latino, il greco-e i capelli corti.
Lo guardo, è alto e grigio come un alpino:
“Vieni qua, vieni qua, Fedro:
Ascolta. Voglio farti un discorso
che sembra un testamento.
Ma ricordati, io non mi faccio illusioni
su di te: so bene, lo so,
che tu non hai,e non vuoi averlo,
un cuore libero, E non puoi essere sincero;
ma anche se sei un morto, io ti parlerò.
Difendi i paletti di gelso, di ontano,
in nome degli Dei greci e cinesi.
Muori d’amore per le vigne:
Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi:
Per il capo tosato dei tuoi compagni.
Difendi i campi tra il paese
e la campagna, con le loro pannocchie
abbandonate. Difendi il prato
tra l’ultima casa del paese e la roggia.
I casali assomigliano a chiese:
godi di questa idea, tienla nel cuore
La confidenza col sole e con la pioggia,
lo sai, è sapienza santa:
Difendi, conserva, prega! La Repubblica
è dentro, nel corpo di tua madre.
I padri hanno cercato e tornato a cercar
di qua e di là, nascendo, morendo,
cambiando: ma son tutte cose del passato.
Oggi: difendere, conservare, pregare: Taci:
che la tua camicia non sia
nera e neanche bruna. Taci! Che sia
una camicia grigia. La camicia del sonno.
Odia quelli che vogliono svegliarsi,
e dimenticare le Pasque…
Dunque, ragazzo dai calzetti di morto,
ti ho detto ciò che vogliono gli Dei
dei campi. Là dove sei nato.
Là dove il bambino ha imparato
i loro comandamenti. Ma in città?
Là Cristo non basta.
Occorre la Chiesa: ma che sia
moderna.E occorrono i poveri
Tu difendi, conserva prega:
ma ama i poveri: ama la loro diversità.
Ama la loro voglia di vivere soli
nel loro mondo, tra prati e palazzi
dove non arrivi la parola
del nostro mondo; ama il confine
che hanno segnato tra noi e loro;
ama il loro dialetto inventato ogni mattina.
Per non farsi capire; per non condividere
con nessuno la loro allegria:
Ama il sole di città e la miseria
dei ladri; ama la carne della madre nel figlio.
Dentro il nostro mondo, di’
di non essere borghese, ma un santo
o un soldato:un santo senza ignoranza,
un soldato senza violenza.
Porta con mani di santo o soldato
l’intimità col Re, Destra divina
che è dentro di noi, nel sonno.
Credi al borghese cieco di onestà,
anche se è un’illusione: perché
anche i padroni hanno
i loro padroni, e sono figli di padri
che stanno da qualche parte nel mondo.
E’ sufficiente che solo il sentimento
della vita sii per tutti uguale:
il resto non importa, giovane con in mano
il Libro senza la Parola:
Hic desinit cantus. Prenditi
tu, sulle spalle, questo fardello.
lo scandalo. Un vecchio ha rispetto
del giudizio del mondo; anche
se non gliene importa niente. E ha rispetto
di ciò che egli è nel mondo. Deve
difendere i suoi nervi, indeboliti,
e stare al gioco a cui non è mai stato.
Prenditi tu questo peso , ragazzo che mi odii:
portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerò
leggero, andando avanti, scegliendo per sempre
la vita, la gioventù”.
Pier Paolo Pasolini
Caro Marco, mi rendo conto che questa poesia, così ispirata, senza presunzione, non è per tutti.
Non è per i borghesi né per i ladri. Per coloro che vorrebbero fare di Telese una città, con tanto cemento, asfalto, mille vetrine, cento supermercati, cento negozi di abbigliamento, diecimila auto intasate per le strade e chi più ne ha più ne metta, calore e polveri e smog da morire ricorda loro , per favore: Muori d’amore per le vigne/Per i fichi nell’orto. I ceppi, gli stecchi/Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie abbandonate. Difendi il prato/ tra l’ultima casa del paese e la roggia/ I casali assomigliano a Chiese/ ecc… (se trovi qualche errore e la mia cataratta)
Con grande affetto.
e.e.
Saluto Ezio Esposito con stima, la stessa che ha caratterizzato il rapporto di amicizia tra Ezio Esposito e famiglia, con la famiglia Falconieri, faccio mia questa poesia per un impegno futuro concreto nella cittadina termale.
Sono convinto che Telese deve crescere ancora, crescere in modo ordinato, senza palazzi vuoti ed inutile cementificazioni che rovinano il nostro paesaggio. Un indotto termale che non deve essere solo esclusivamente un turismo mordi e fuggi. Una crescita collettiva di un economia ferma sia per problemi extra telesini, che telesini stessi.
A un abbraccio forte Marco Falconieri