di Giovanni Milazzo

Lettera “aperta” a tutti i cittadini di “buona volontà” “La messe è molta ma gli operai sono pochi” (Luca 10,2) Cari amici, perdonatemi ma vorrei per una volta, senza apparire blasfemo, parafrasare questo famoso versetto del Vangelo di Luca.  E – chiedo nuovamente scusa -, riscriverlo magari così:

“La <messe> è molta  ma gli <operai>  devono prima farsi un sincero esame di coscienza”

E’ chiaro il concetto?  Non del tutto, vero? Allora  sostituiamo  la  parola  messe con  i   cittadini di Telese Terme  e la parola  operai con tutti gli   aspiranti candidati , ad ogni “ordine e grado”, del prossimo Consiglio comunale.

Qui non c’entra il partito, qui non c’entra l’ideologia, questa volta facciamo le cose per bene,  facciamo sul serio, diamo la fiducia a chi veramente conosciamo, usiamo il tempo che ci separa dal “voto” per fare … le nostre buone indagini! Dopo di che, dare fiducia a persone ‘notoriamente’ competenti – ma non solo – e moralmente trasparenti, affinché diventino “servitori del popolo” con il solo intento di mettersi a disposizione della comunità  telesina per poter contribuire a tirarla fuori dalla <<valle di lacrime>> in cui è precipitata.

Cari amici, come diceva Don Luigi Sturzo, serve <<pulizia morale , solo così i candidati sono degni di chiedere il voto>>.

Di proposito ho voluto mettere in evidenza la parola degni, affinché riflettessimo su di essa. Dunque: chi riceve il ‘voto’ deve esserne <degno>, è così? Ora apriamo un buon vocabolario e “godiamoci” (!)  i diversi significati del termine:

a)  che merita;

b)  che ha le caratteristiche per meritare;

qualcosa di “positivo” o di “negativo”;

c)  che è adatto ad un ufficio;

d)  eccellente.

Adesso, di conseguenza, chiediamoci onestamente: quando diamo il nostro ‘voto’, a cosa pensiamo? Perché lo diamo a “questo” e non piuttosto a “quello”? Fino a che punto conosciamo la persona a cui daremo la nostra fiducia? Suvvia, cari amici, non sarà piuttosto perché qualche parente, o amico, ci chiederà di favorire l’uno o l’altro? Ne conosciamo la rettitudine, la capacità, la “vocazione” al servizio?  Non sarebbe opportuno sapere anche  il “giro” che frequenta, come si relaziona con gli “altri”, lo stile di vita che conduce…

Non è logico, non è corretto, non è vantaggioso per il bene della collettività a cui apparteniamo “svuotarci” di noi stessi, delle nostre convinzioni e, perché no? delle nostre responsabilità soltanto per compiacere un parente, un amico o chissà chi… Senza parlare di quella nefanda abitudine di favorire ora questo e ora quello solamente perché ci hanno “promesso”(!) un lavoro per qualcuno che ci sta a cuore.

No, cari amici, è ora di cambiare registro, quale diritto abbiamo di lamentarci (e tutti lo facciamo!) quando ognuno di noi (nessuno escluso!) coltiva il proprio orticello…

Guardiamoci in giro, una buona volta! Ci piace per caso la nostra Telese Terme? Siamo ciechi, stolti, dissennati per caso? E’ vivibile la nostra cittadina? C’è qualcosa che funziona bene, qualcosa di cui gloriarsi, qualcosa su cui poggiare le nostre speranze per ri-definirci un paese civile dove siano di casa (ossia alla portata proprio di tutti!) legalità, lavoro, giustizia,  sicurezza,  vivibilità, o  quanto altro possa servire per essere giustamente orgogliosi di far parte di questa comunità?

Io che vi scrivo, cari amici, non sono telesino ma vivo a Telese da trent’anni. Però mi sento telesino come e più di voi… A Telese, poi, si sono sposati i miei figli, qui sono nati i miei nipotini; proprio a Telese ho scelto – all’interno di una Associazione – di interessarmi alle tante problematiche che affliggono troppe famiglie della nostra (ex) bella cittadina.

Telese piange, cari amici, Telese è in ginocchio, Telese non ne può più: e noi cosa vogliamo fare? Piagnucolare l’un con l’altro, parlare male di questo e di quello? Solamente criticare? O non, piuttosto, rimboccarci le maniche e ripartire con l’entusiasmo che solo sarà la medicina per tirarci fuori da questo inferno?

L’occasione – lo voglio credere! – potrebbe essere vicina: le prossime consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale.

Non è un manifesto elettorale quello che state leggendo. E’ solamente l’esortazione da parte di un cittadino “qualunque” a fare ciascuno la propria parte: con onestà, con coscienza, con impegno, con senso di responsabilità. Che d’altronde sono – è evidente – proprio  le  qualità  che  definiscono   l’uomo come un essere civile.

Come avrete notato, sembrerebbe che Dio sia rimasto “estraneo” al nostro conversare… Vogliamo allora “invitarlo” ad entrare?  Non è che (la butto lì…) temiamo che sia un Personaggio “scomodo”?

Perché potrebbe dirci (attraverso le parole di Don Luigi Sturzo):

  • “Introducete sempre la “carità” nella vita pubblica, convincendovi  così  che la carità cristiana non può ridursi solo alla beneficenza o all’assistenza, ma deve essere l’anima di ogni cambiamento (in meglio!) in una moderna amministrazione democratica ove il cittadino è chiamato a partecipare “responsabilmente” alla vita sociale della comunità per realizzare il bene comune”…

  • “Non considerate la politica come nient’altro  che  un dovere morale e un atto d’amore. Amore,  considerato  nel senso di cemento che dà coesione e armonia alla vita sociale, che non sopprime la dialettica politica, ma la corregge, la eleva e la perfeziona. Amore non astratto, “strappa lacrime”, ma principio ispiratore dell’ azione concreta”…

  • “Dirvi “buoni” cristiani vuol dire <anche> praticare la giustizia; e la giustizia è bilaterale. Il dovere della classe borghese e capitalista è quello di venir in aiuto   alla classe lavoratrice e di cessare lo sfruttamento individuale e sociale.  Il dovere  della  classe  lavoratrice è quello di osservare i giusti patti, di rispettare l’ordine sociale, di non violare l’altrui proprietà”…

  • “Predicare la giustizia e non destare vivo il sentimento della religione in tutte le classi è inutile, è tempo perso, è un’irrisione”…

  • “E  non  basta la giustizia: carità  ci vuole, amore vicendevole, amore e non odio.  La  religione predica l’amore fra gli uomini, ma l’amore fra gli uomini è legge bilaterale, è l’unione dei fratelli, è il celebre <<non fare agli altri, quello che non vorresti che fosse fatto a te stesso>>”…

La legge dell’amore – per Don Sturzo – non si limita alla vita privata. Dice:

  • “La politica è per sé un bene: il far politica è, in genere, un atto di amore per la collettività; tante volte può essere anche un dovere per il cittadino”… “… Il fare una buona o cattiva politica, dal punto di vista soggettivo di colui che la fa, dipende dalla rettitudine dell’intenzione, dalla bontà dei fini da raggiungere e dei mezzi onesti che si impiegano all’uopo. Il successo  e il vantaggio reale possono anche mancare, ma la sostanza etica della bontà di una tale politica rimane”…

  • “Si può essere di partito diverso, di diverso sentire, anche  sostenere le proprie tesi sul terreno politico o economico, e pure “amarsi cristianamente”. Perché l’amore è anzitutto “giustizia” ed “equità”, è  anche “eguaglianza”, è  anche “libertà”, è “rispetto” degli altrui diritti, è esercizio del proprio “dovere”, è “tolleranza”, è  “sacrificio”…

E aggiunge:

  • “La politica non è una cosa sporca, è un atto di carità del prossimo. Infatti lavorare al bene di un Paese, o di una provincia, o di una città, o di un partito, o di una classe è fare del bene al prossimo riunito in uno Stato, o città, o provincia, o partito, o classe. Tutto sta nel modo di lavorare, nello scopo e nei mezzi. In ogni nostra attività noi incontriamo il “prossimo”: chi mai può vivere isolato? E i nostri rapporti con il prossimo sono di giustizia e di carità.  La politica è carità. La politica non è una cosa sporca”…

Ma ecco uno dei passaggi più ‘forti’ e, nel caso nostro, più ‘attuali’: parla infatti di <<mani pulite>>:

  • “Pulizia! Pulizia morale, politica e amministrativa – solo così potranno gli aspiranti a cariche politiche e amministrative presentarsi agli elettori in modo degno  per ottenere  i  voti; non mai facendo valere i favori fatti a categorie e a gruppi; non mai con promesse personali di posti e promozioni; ma solo in nome degli interessi della comunità…” (a cui si appartiene – nel nostro caso specifico).

Don Luigi Sturzo afferma che la politica è un’arte che riescono a esercitare solo pochi artisti, mentre altri si accontentano di esserne artigiani, mentre molti si riducono a essere mestieranti della politica.

E dà dei suggerimenti di natura pratica a chi voleva apprenderne l’arte ed evitarne… il mestiere. Il perseguimento del bene pubblico non può davvero essere separato dalle virtù individuali.

Tra le virtù dei politici egli cita la franchezza; la sincerità; la fermezza  nel  sapere  dire  anche  “no”; l’umiltà da  cui scaturisce il  senso  del  limite;  il  non attaccamento  al  denaro e  alla  fama;

la competenza; la progettualità politica; la capacità di programmazione nel discernere i tempi politici, quelli parlamentari, quelli burocratici e quelli tecnici.

La moralizzazione della vita pubblica – per  Don Sturzo – non sopprime la dialettica politica, ma la corregge, la eleva e la perfeziona, dando agli “interpreti” di questo percorso il senso della responsabilità morale e della solidarietà sociale.

Cari  concittadini, cari amici,

è davvero l’ora di fare sul serio, di aprire gli occhi affinché  “candidati non all’altezza” non finiscano per oscurarceli definitivamente.  Auguri a tutti e … che vinca il migliore!

Giovanni Milazzo

(un cittadino qualunque)

Telese Terme lì, 24 Marzo 2010

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3 Commenti

  1. Un articolo molto interessante con delle parole che
    dovrebbero colpire ogni persona con un cuore. Purtroppo in politica il cuore lascia il posto al tornaconto personale. Sono sempre piu’ convinto che fino a quando tutti noi non capiamo che :non soltanto in politica ma anche nella vita di tutti i giorni, dobbiamo imparare a mettere a disposizione le nostre capacita’ al servizio degli altri per rendere loro la vita piu’ facile e serenamente più vivibile. Se non siamo capaci di questo poche cose cambieranno perchè i nostri pensieri riguarderanno solo il nostro vivere senza inportarcene degli altri, proprio come fa la politica senza la P maiuscola.Telese merita una classe politica che pensi ai bisogni dei cittadini e al rilancio di una cittadina tra le piu’ belle della provincia. Spero vivamente che dopo quello che i cittadini hanno dovuto subire negli ultimi anni………la loro mente possa scegliere, indagando, chi e’ in grado di pensare un po ai loro bisogni e di risolverne qualcuno.
    cordialmente luigi buono

  2. E’ difficile commentare o aggiungere altro a un manifesto così pregno di concetti che sono indubbiamente il pilastro del vivere civile.
    Al Sig. Giovanni Milazzo và riconosciuto il coraggio di aver messo Dio al centro di tutto.
    E’ un invito dolce, al quale ognuno di noi è libero di aderire o meno. Al contempo però, ognuno deve farsi carico della scelta effettuata ed essere consapevole che con il suo voto determinerà il futuro di noi tutti, nessuno escluso. La storia come sempre ritorna: si sceglie Cristo o Barabba!
    Dio nella politica non deve e non può più essere un punto interrogativo perchè è la pietra angolare senza la quale qualsiasi progetto umano è destinato a fallire miseramente.
    Siamo in periodo di pasqua…contribuiamo tutti a non rendere vano il sacrificio di Cristo sulla croce.
    Piero de Filippo

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