di Aldo Maturo Ferdinando Amodio era il sostituto portiere del condominio di Via Petrarca 58 che aveva in Don Armando il portiere titolare e in Salvatore Coppola il vice sostituto portiere. Ferdinando però, scrive Luciano De Crescenzo nel suo divertentissimo

“Così parlò Bellavista”, era perennemente in uno stato di staticità costituzionale, simile ad una figura mitologica avente la parte superiore umana e la parte inferiore costituita da una sedia.

Non so perché, ma quando penso ad alcuni professionisti della politica mi viene in mente Ferdinando Amodio, l’uomo-sedia che non si alzava mai, perché in uno stato di siesta permanente e per non vedersi sfilare la sedia da qualche fantasioso disoccupato napoletano. La sedia, nel caso dei politici, è evidentemente una “poltrona”.

Le elezioni incombono e chissà che non ci si ritrovi di nuovo di fronte a questi personaggi decrescenziani, gli uomini-sedia, quelli che presidiano i portoni del palazzo passando disinvoltamente da un padrone all’altro svendendosi pur di non alzarsi. La loro presenza vien fatta credere tanto più preziosa e indispensabile quanto più è latente o assente quella degli altri.

In un suo bellissimo passaggio sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco qualche anno fa, parlando dei mali di Napoli, si chiedeva dove fosse la società civile napoletana, quell’ambiente borghese fatto di professionisti, imprenditori, giornalisti e magistrati rimasto silente, e quindi complice, degli errori inanellati dalla classe politica. Quella società civile – continuava – non può fingere di non avere responsabilità possedendo essa le risorse culturali ed economiche che avrebbero potuto metterla in grado di esercitare un’influenza positiva, se solo lo avesse voluto.

Se a “napoletana” sostituiamo “telesina” il discorso non è poi tanto diverso. Chissà che la discesa in campo di Peppe Di Cerbo (lo chiamo così da una vita) non sia il segno di una svolta nel senso indicato da Panebianco. Non posso essere obiettivo nei confronti di Peppe perché lo conosco fin dai tempi dell’università e con lui e Franco Battaglino avevamo un rapporto di amicizia consolidato tra aule, esami e treni per Napoli. Poi aveva lasciato,optando per il più lucroso lavoro di assicuratore e a me aveva procurato i primi clienti quando ancora pensavo di avere un futuro dalla parte del banco degli imputati.

Credo però che questa campagna elettorale di Peppe Di Cerbo è partita da lontano, da quegli anni ’70, quando, aperta l’agenzia a pochi passi dal Quadrivio, la fece diventare in breve l’osservatorio del paese, un luogo di incontro, di dibattito serio o di chiacchiericci, di gossip e di frequentazioni bipartisan, interrotte solo dalla immancabile passeggiata a passo lento per il caffè di rito al Bar Sport, sotto casa mia. La collocazione a piano terra dell’ufficio invitava alla sosta e in quei locali passavano gli umili e i potenti, costruendo o distruggendo, di bocca in bocca, i miti del paese.

A fronte di una radicata idea secondo cui la soluzione dei problemi tocca sempre agli altri, la decisione di Peppe Di Cerbo è la benvenuta. Lo schierarsi è un atto di coraggio e un segno di ottimismo in una società più propensa a stare alla finestra per vedere la vita che scorre, coniugando solo il verbo avere senza conoscere che esiste anche il dare.

Mi piacerebbe però che chi scende in campo, chiunque sia, lo faccia con la concretezza di un imprenditore cui gli elettori, come a un manager, affidano per 5 anni la gestione dell’Impresa Comunale Telese s.p.a.

Solidarietà, coalizione, programma, futuro, interesse della comunità, costruzione di un progetto politico, condivisione del governo, salvaguardia degli interessi del paese. Tutto ok, tutte espressioni molto belle per comizi ad effetto o per interviste alla stampa. Ma a me mi lasciano indifferente.

Sarebbe bello che si portasse all’attenzione di chi vota una semplice tabella word di due colonne. Prima colonna: “Voce” . Seconda colonna : “Proposta”.

Nella prima colonna metterei, a scorrere e non certo per ordine di importanza: Terme, Lago, Servizi Sociali, Viabilità, Illuminazione, Traffico urbano, Raccolta rifiuti, Rioni, Stazione FS,Tasse Comunali, Criteri di gestione degli appalti pubblici, Ordine pubblico, Pulizia delle strade. Nella seconda colonna, in corrispondenza di ciascuna voce, quale è la proposta che si prospetta al paese, semplice, concreta, formulata sulla base delle risorse finanziarie disponibili nel bilancio comunale e delle risorse umane su cui si sa che si può contare.

E’ poco più di un compitino, ma si fa in tutte le aziende serie se non si vuole essere licenziati dal padrone, se non si vuole essere depoltronizzati perché persone come Ferdinando Amodio, gli uomini-sedia, sono simpatici solo nei libri di De Crescenzo.

Aldo Maturo 1186 letture al 31/12/2012

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