Segnalazione di Giovanni Pio Marenna
Sul vecchio “Sannio Storico” degli Oschi prima e dei Sanniti Pentri poi è in atto un’aggressione senza precedenti da parte delle multinazionali del vento per l’installazione di centrali industriali di produzione di energia eolica. E’ ora di dare nome e cognome alle cose. Non esiste nessun “parco eolico”o “fattoria eolica” che possano definirsi tali quando si parla di palificazioni di acciaio di oltre 130 metri di altezza, di duecento tonnellate d’acciaio con fondazioni che arrivano fino a 25 metri di profondità. Altro che “fondazioni su plinti di un metro” come asserito dall’assessore ai lavori pubblici del comune di Cerreto Sannita, Melotta.
Altro che “mini eolico” come affermato dal consigliere comunale Pierpaolo Parente che, forse, ignora che il “mini eolico non è poi tanto “mini” visto che sono impianti che superano i 40 metri di altezza e che è possibile installare solo in aree di pianura e con venti che in Italia sono assenti. Forse se Cerreto Sannita fosse stato costruito nel Sud Dakota o nelle pianure olandesi, probabilmente quella era una scelta sensata. Ma siamo nel Matese sud-orientale. Terreo rugoso, aspro con pochi venti e a raffica.
E, dulcis in fundo, il consigliere Di Lauro, che fino al 2008 era fervido assertore anti-eolico ed ora, dopo la “folgorazione sulla via di Damasco”, che siede nei banchi della maggioranza né è diventato un fervido sostenitore ed afferma: “L’eolico è un’opportunità, perché rinunciarvi?”. Poi, il silenzio di tutto il resto della maggioranza che ha respinto la nostra proposta di deliberare contro l’installazione di impianti di energia eolica a Cerreto Sannita. Rendendo carta straccia anche la “Carta Comunale dei Paesaggi di Cerreto Sannita” recentemente approvata da questa stessa amministrazione comunale che individua tutta l’area di Monte Coppe come “Area paesaggistica eccezionale da sottoporre a salvaguardia”.
L’esperienza del Fortore dovrebbe far riflettere. Nessun vantaggio per le popolazioni dopo che il territorio è stato devastato. I proventi economici alle multinazionali del vento e l’energia prodotta tutta utilizzata nel nord-est dell’Italia. Che fosse la nuova frontiera dell’emigrazione?
Prima le braccia, ora l’elettricità tutto a vantaggio dei ricchi del nord che sfruttano i poveri del sud. Una ferita ancora aperta da quel lontano 1860.
Ma al di là delle valutazioni socio-economiche, la realtà è una ed una sola: le aree del “Sannio Storico” sono prive di venti adeguati alla produzione di energia elettrica e quel poco che c’è è infruttuoso rispetto all’investimento prodotto.
Il problema vero è che le multinazionali del vento hanno bisogno di installare pali anche dove non ci sono le condizioni minime perché per loro il vero ricavo non è nella mera produzione di energia, ma nella vendita dei “certificati verdi” ai produttori di energia da fonti non rinnovabili (petrolio, carbone, metano ecc….)
I produttori di energia da fonti inquinanti sono costretti a comprare quote di “energia pulita”, attraverso l’acquisto di certificati verdi, perché la legge li obbliga a “produrre” una quota pari almeno il 2% (che nel 2011 arriverà al 7,55%) di energia con fonti rinnovabili.
Il paradosso è che i produttori di energia da fonti inquinanti sono costretti a comprare energia pulita per poter continuare ad inquinare.
Detto questo è da precisare che non si è “ideologicamente” contrari all’eolico come afferma il sindaco Santagata, ma si è contrari alla installazioni di impianti eolici in aree che non hanno le condizioni minime per la produzione.
Sul Matese sud-orientale non ci sono venti tesi e costanti che raggiungano velocità di almeno 10 metri al secondo e che soffino per almeno 2.300 ore all’anno. Sotto questi parametri minimi l’impianto è sottoproduttivo. Sarebbe come volersi ostinare a fare piantagioni di banane su Monte Coppe ben sapendo che quelle piante non cresceranno mai.
Se su questa terra del Matese Sud-Orientale ci fossero state le condizioni per sfruttare l’energia del vento, questa terra sarebbe stata terra di mulini a vento. Ed invece questa terra è sempre stata terra di mulini ad acqua. Gli antichi sapevano sfruttare ogni più piccola risorsa nel modo migliore possibile e da questo noi dobbiamo prendere insegnamento.
Perché devastare un territorio che è sempre stato utilizzato per altri tipi di produzione?
Su quei verdi ed estesi pascoli, dove l’abbondanza di sorgenti perenni permette la crescita di pascoli di altissima qualità, dove la flora è prodiga di erbe officinali, funghi e magnifiche orchidee selvatiche, dove le condizioni sono ottimali per i flussi migratori dell’avifauna al punto che la Comunità Europea l’ha classificata come Sito di Interesse Comunitario, l’uomo, sfruttando quelle caratteristiche che già da sole ne impongono la tutela e la salvaguardia, si è dedicato alla produzione di altre “energie pulite” come carne, latte e formaggi di altissima qualità attraverso l’allevamento di bestiame.
Queste “energie” e sinergie geo-naturalistiche-ambientali sono meno pregiate dell’energia eolica?
Queste sono le “energie” che noi vogliamo utilizzare e sviluppare!
Ma l’aspetto preoccupante è che questi amministratori, solo perché hanno vinto le elezioni con maggioranze “bulgare”, credono e pensano che ciò che amministrano è, per mandato popolare, divenuto loro proprietà privata e perciò ne fanno uso e consumo, spesso a fini elettorali, scavalcando quelli che sono gli interessi collettivi anche di chi non li ha votati.
Comprano, vendono o cedono la “cosa pubblica” in modo definitivo agevolando gli interessi di pochi privati. Ed in questa “opera” di disfacimento degli interessi collettivi rientra anche la questione drammatica dell’eolico.
Nel convegno organizzato dall’Associazione politico-culturale “Da sempre per Cerreto” è venuto fuori un messaggio chiaro e forte. E’ necessario che la società civile di tutti i comuni del Molise e del Sannio (il Sannio Storico) che si affacciano sul Matese sud-orientale, si adoperi a costituire un unico comitato per salvaguardare il territorio ed impedire l’aggressione delle multinazionali del vento.
E’ giusto salvaguardare l’ambiente anche con la produzione di energie pulite, ma bisogna produrre energie che siano compatibili con le condizioni ambientali e che siano di uso diretto dei cittadini al riparo dagli interessi delle multinazionali e dei politici.
L’Italia è il “paese del sole” ed è il sole che bisogna sfruttare. Bastano sedici metri quadrati di pannelli (la superficie di una stanza) per produrre circa 1.800 euro di energia all’anno. Energia usata direttamente dal cittadino le cui eccedenze sono vendute al gestore della rete elettrica.
Ogni tetto di Cerreto può diventare una piccola centrale di produzione di energia pulita ed ogni cittadino può diventare produttore e consumatore. Senza intermediari e senza che nessuno devasti il territorio.
Questo è il nostro progetto ed è per questo che ci batteremo.
Giuseppe Fappiano, consigliere comunale del gruppo consiliare di minoranza “Da sempre per Cerreto”